Come ben sappiamo, e come suggerisce l’apertissimo finale dell’ultima stagione di Élite, la serie spagnola è stata rinnovata per un quinto capitolo.
Ora, il fatto che una quinta stagione, dopo gli ultimi accadimenti dentro e attorno le mura di Las Encinas, sia necessaria, è assolutamente fuori da ogni dubbio. Il finale, soprattutto se paragonato ad ogni finale di stagione precedente, non è in grado di saziare in alcun modo la fame dei fan della serie. Se ci aggiungiamo anche il fatto che siano stati recentemente aggiunti al cast nuovi attori che interpretano personaggi centrali all’interno della storia, la possibilità di concludere la serie ora sarebbe totalmente insensata.
Detto questo, è necessario compiere un’analisi strutturale di questo teen drama dai risvolti thriller, per capire se e quando sia il caso di farla finita con i rinnovi.
Ogni stagione di Élite gira attorno ad un delitto: gli scrittori della serie negli anni si sono divertiti a spaziare nel modo di raccontare e strutturare le varie puntate attorno all’evento principale, ma in sostanza ciò che ci hanno abituato a vedere è una sorta di countdown (elemento particolarmente sottolineato soprattutto nell’ultima stagione) verso la risoluzione del mistero, di quel crimine solamente accennato tra l’inizio e la fine di ogni puntata.
Il mantenimento della suspence è l’elemento in più di questa serie ed è ciò che regge i vari intrecci d’amore e non solo, collegandoli al cuore pulsante di ogni capitolo. Inoltre, dopo che le prime tre stagioni sono ruotate intorno agli stessi personaggi principali, con qualche ingresso e qualche uscita dal cast che però non ha distolto l’attenzione dei fan dallo zoccolo duro del programma, per la prima volta quest’anno Élite si è rinnovata anche in questo senso; il cast ha subito la perdita di personaggi fondamentali, tra cui soprattutto Carla, Lucrecia, Valerio e Nadia (anche se quest’ultima appare “in remoto” dalla sua nuova postazione a New York), introducendone però alcuni nuovi di zecca e che da subito si sono catapultati alle prime posizioni della classifica di gradimento dei fan; parlo chiaramente dei fratelli Ari, Mencìa e Patrick, ma anche del nobile Philipe. Questo passo fatto da Élite dimostra la capacità del programma di reinventarsi nel tempo anche in ottica di nuovi intrecci di trama e nuove possibilità di scrittura, cosa che quasi mai riesce a serie rinnovate costantemente e che anzi, spesso, ne determina il calo, se non proprio la rovina. Punto per Élite, dunque.
Qual’è il pubblico principale di Élite?
Punto molto importante se si tiene conto del fatto che il target principale a cui si rivolge la serie è quello della generazione Z, ovvero la stessa generazione alla quale appartengono la maggior parte degli attori del cast, cosa che crea una sorta di sentimento di appartenenza nei giovani fan, che puntualmente eleggono tra gli altrettanto giovani attori i loro modelli da seguire, sui social e non solo (numeri alla mano, la popolarità sui social dei personaggi di una serie come Élite è un fattore fortemente indicativo del gradimento della serie stessa e della sua popolarità). Per farla breve: nuovi personaggi portano nuova curiosità e nuova empatia nei loro confronti, anche nella vita reale, cosa che invece rivolta ad un diverso target non sarebbe altrettanto d’effetto: basti pensare alla maggior parte delle serie moderne che, pur rinnovando costantemente il proprio cast, spesso non possono permettersi di scalfire il nocciolo principale dei protagonisti, rischiando di scatenare una rivolta tra i fan stessi.
Seguendo questa analisi si potrebbe dunque affermare che il continuo riciclo e rinnovo di cast e storyline potrebbe bastare per rendere quello di Élite un vero e proprio moto perpetuo. Ed è qui che arriva la parte razionale di noi a ricordarci, come dovremmo fare più spesso, che le minestre riscaldate non piacciono a nessuno e che tutte le cose belle, prima o poi, devono giungere ad una fine. Non è di certo questa la sede per mettere alla gogna qualcuno, ma se pensiamo ad altri casi simili, come quello degli eccessivi rinnovi de La casa di carta, ma anche il nostrano Gomorra, per fare un esempio non ispanico, è facile notare come talvolta sia difficile sapersi fermare o perlomeno sapere quando sarebbe meglio farlo.
Se Élite continuasse per troppo tempo perderebbe sicuramente quel fascino di cui ha goduto fino ad oggi, il fascino della suspense e dell’indurre curiosità nello spettatore, cosa che spesso è bastata a fare da contraltare a storyline non sempre all’altezza (anzi, spesso fortemente discutibili), e che quindi rende pur sempre buono il tasso di godibilità del prodotto in sé. E’ ovvio che dopo una stagione come l’ultima, che rappresenta più di ogni altra un “nuovo inizio”, non si possa dire con assoluta certezza e pragmatismo che il prossimo (o quello dopo) debba essere l’ultimo capitolo della saga, questo è tutto da vedere, e dipenderà inevitabilmente dall’evoluzione dei fatti e, come ci è già stato confermato dalla produzione, anche del cast.
Élite è come una moderna soap opera?
Invito però a fare una riflessione, di matrice semi-storica, sul possibile termine di paragone di una serie come Élite, che basa la possibilità dei propri rinnovi principalmente sul gradimento del pubblico e sul successo in generale. Tanto tempo fa, precisamente negli anni ’30, agli albori della radio e del suo utilizzo narrativo, nascevano le cosiddette “soap opera” statunitensi, che etimologicamente hanno preso il compito di invogliare le casalinghe del tempo, che di fatto erano le principali ascoltatrici radiofoniche in quegli anni, ad acquistare saponette e detersivi. Le soap si sono poi evolute ed hanno colonizzato il medium televisivo giungendo fino ai giorni nostri; la caratteristica principale di questo tipo di prodotto audiovisivo è che sia letteralmente infinito; le soap vengono rinnovate di continuo basandosi esclusivamente sulla fedeltà dei propri ascoltatori, che di fatto le rendono immortali.
Élite non è ovviamente paragonabile a una soap opera per caratteristiche: il parallelismo tra le due tipologie di prodotto nasce nel momento in cui si pensa a come la serie spagnola possa mutare qualora continuasse a essere rinnovata all’infinito. La maggior parte degli spettatori pian piano ne farebbe a meno, inevitabilmente stufo del continuo rinnovo dello stesso format volto al mantenimento della preziosa suspense, così la serie finirebbe per poter contare sul solo nucleo di fan accaniti che non si arrendono e che continuano ad innamorarsi costantemente dei nuovi volti e delle annesse storyline.
A quel punto resterebbe soltanto da capire se la generazione Z sia o meno flessibile rispetto al cambiamento o se, analogamente alle abitudini di un tempo, si dimostri comunque fedele al proprio prodotto preferito nonostante la ripetitività. Se cosi fosse, il rischio di rovinare una serie finora rispettabile sarebbe alto, ma quantomeno a livello di vendite si potrebbero ottenere dei risultati stabili e costanti.