ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulle otto stagioni di Élite
Ma voi ricordate quando, nel 2018, tutti noi eravamo rapiti da un’inguaribile “febbre spagnola”? No, fortunatamente non parliamo della tremenda pandemia che sconvolse l’Europa del secondo decennio del Novecento. Parliamo di quella folle adorazione, quasi ossessione, per la cultura spagnola, latina più in generale. Un amore che è sempre rimasto vivo in Italia, dai successi canori di Julio Iglesias all’indimenticabile innamoramento collettivo per Natalia Estrada ne Il Ciclone. E che arde vivo anche oggi. Nel 2018, però, questa ossessione era particolarmente dominante. Figlia della follia generalizzata, specialmente da noi, per La casa di carta, e del bombardamento radiofonico delle hit latine, con Despacito che da ormai un anno dominava qualsiasi tipo di classifica e di occasione sociale. In questo contesto di dilagante passione iberica si colloca l’esordio di Élite. Figlia di questa “febbre spagnola”, straziata poi da una sorta di accanimento terapeutico negli anni avvenire.
Proprio di recente, dopo 6 anni, si è conclusa la corsa della serie Netflix. Un percorso morente ormai da tempo, con almeno – sottolineiamo almeno – quattro stagioni di troppo all’attivo. Col passare degli anni, Élite ha perso completamente il suo fascino. Da serie ossessione di molti spettatori, è diventata una produzione anonima. Feticcio di quei cultori del trash (per voi qui ci sono altri titoli imperdibili) o degli inguaribili romantici, che non smettono mai di credere di poter tornare a rivivere il loro primo amore. Quella che è arrivata al finale è una serie cadaverica, in piena agonia. Eppure, tornando a quel 2018, a quella follia ossessiva e collettiva per la Spagna, non possiamo che guardare con una certa nostalgia a Élite. E ammettere che la serie tv Netflix avrebbe meritato molto, ma molto più rispetto.
Riavvolgiamo il nastro: l’arrivo di Élite in un contesto estremamente favorevole
Oggi, come detto, abbiamo una percezione quasi distorta di Élite. Dovuta comprensibilmente alle ultime, inspiegabili, stagioni. Eppure c’è stato un tempo in cui la serie tv spagnola è stata un prodotto di punta di Netflix. E nemmeno con troppe sorprese. D’altronde, Élite è arrivata tremendamente al momento giusto. Il suo esordio è datato 5 ottobre 2018, in un attimo di particolare splendore sia per le serie tv spagnole che, in generale, per i teen drama. Il 2017 è stato, in tal senso, un anno cruciale. Quello dello sbarco su Netflix de La casa di carta, un fenomeno clamoroso qui da noi e in tutto il mondo. Ma anche quello della fine di una pietra miliare dei teen drama, come Pretty Little Liars, e dell’uscita di un titolo decisivo per il genere come Tredici.
Élite, quindi, esce in un contesto desideroso di produzioni iberiche (a tal proposito, qui ve ne consigliamo alcune davvero valide), ma anche di nuovi teen drama. Inoltre, Tredici ha alzato la posta in palio, responsabilizzando il genere impiantando nel racconto tematiche estremamente profonde e importanti. Un’operazione che ha segnato anche Élite, che ha provato a combinare il lato mediatico con quello più impegnato, seguendo proprio il percorso della prima stagione di Tredici. Insomma, quando è uscita, Élite aveva gli occhi di tutti addosso, e la serie tv spagnola ha saputo sfruttare questi fattori contestuali per imporsi come un successo assoluto.
I pregi della prima stagione di Élite
Questo successo ottenuto da Élite non si riconduce solo agli elementi di contorno che abbiamo evidenziato. Questi sono stati fondamentali, certo, ma soprattutto perché funzionali alla presentazione di una serie tv che ha saputo sicuramente sfruttare l’attenzione ricevuta. Il contesto ha acceso i riflettori, ma poi Élite vi ha brillato sotto. La prima stagione della serie tv iberica ha offerto un mix di elementi molto interessanti. Un contesto assai interessante, una narrazione fitta e coerente, un mistero ben articolato.
L’impegno concettuale è espresso nella rappresentazione di quel patinato microcosmo di Las Encinas, scuola di ricchi, viziati e tormentati, dove spuntano, come mine vaganti, gli alunni con le borse di studio, popolari e rivoluzionari. Il conflitto di classe s’impone come la cifra di riferimento della serie tv, che esprime tramite questa strada la propria essenza da teen drama. Poi c’è l’elemento intrattenente. L’omicidio, il mistero, i sospetti. Nella sua prima stagione Élite raggiunge un ottimo equilibrio tra le sue varie caratteristiche, confezionando una narrazione davvero molto convincente e attraente. Poi, evidentemente, qualcosa si è rotto.
Cronaca di una morte annunciata
Prendiamo in prestito il titolo del meraviglioso romanzo di Gabriel Garcia Marquez per presentare tutto ciò che ha iniziato ad accadere dopo la prima stagione di Élite. Quei fasti non sono mai stati più toccati. Già dal secondo capitolo si è innescato un progressivo declino, che si è fatto sempre più evidente andando avanti. Diciamo che almeno fino alla terza stagione la serie tv regge bene, poi si sfalda con sempre più forza, arrivando alla seconda parte, dalla quinta all’ottava stagione, che è davvero difficile da inquadrare.
Il calo sempre più netto di Élite si riconduce a diversi fattori. Intanto i sempre più abbondanti, e importanti, addii tra il cast. La schiera di personaggi originali è stata progressivamente sostituita da altri che non hanno mai, nemmeno lontanamente, posseduto la loro forza. Molti attori delle prime stagioni di Élite sono riusciti a sfruttare la serie tv come trampolino di lancio. Sintomo dell’ottima risonanza avuta. Andando avanti, interpreti e personaggi sono diventati sempre più dimenticabili, e il cruciale “ricambio generazionale”, per così dire, è stato miseramente fallito.
L’indebolimento del sistema dei personaggi ha seguito un crollo, verticale, della struttura narrativa. La trama delle diverse stagioni di Élite ha cominciato a ruotare sempre intorno alla stessa costruzione, impallidendo con l’incedere dei capitoli. I nuovi misteri si facevano sempre meno interessanti, confusi e raffazzonati. Allora la serie tv ha pensato bene di tentare una mossa disperata, che si è rivelata la pietra tombale sul proprio futuro.
Il confuso, e inopportuno, calderone delle ultime stagioni
Gli elementi di successo della prima stagione di Élite sono stati, di fatto tre. Personaggi capaci di conquistare gli spettatori. L’appassionante costruzione narrativa. E l’interessante nucleo tematico costruito attorno al conflitto di classe. Venuti meno i primi due elementi, Élite ha spinto con forza sul terzo. Fino alla più estrema esagerazione. A un certo punto, la serie tv spagnola ha provato, semplicemente, a parlare di tutto. Ha farcito il racconto di quante più tematiche possibile, molte delle quali anche serie, trattandole però in modo inspiegabilmente, e dobbiamo dire inopportunamente, superficiale.
Dal conflitto di classe il discorso si è allargato alla depressione giovanile, all’uso delle droghe, al patinato mondo dei social, al peso delle famiglie criminali, spingendosi fino alle molestie sessuali. Queste tematiche molto delicate sono state trattate malissimo della serie tv. Gettate nella mischia solo per mandare avanti il racconto. Più siamo andati avanti, e più Élite è diventato una sorta di calderone confusionario, dove è stato fiondato di tutto nella speranza di trovare la chiave di volta. Che ovviamente, e aggiungeremmo comprensibilmente, non è mai arrivata.
Il canto del cigno
Così siamo arrivati alla recente ottava stagione, di cui abbiamo delineato gli elementi largamente negativi nella nostra recensione. Un finale accolto come una boccata d’ossigeno. Come un atto di clemenza per porre fine a una sofferenza crudele e ingiustificata. Più che cadaverica, Élite è giunta al proprio finale in condizioni pietose. Eppure non doveva andare così. Per carità, anche nella sua prima ottima stagione, la serie tv spagnola è stata ben lontana dall’essere un capolavoro. Ma era un prodotto estremamente godibile, interessante. Che riusciva a fare ciò che gli si chiedeva di fare. Attrarre, intrattenere, e mantenere anche un sottotesto interessante.
Élite non è mai stata un capolavoro della vita. Questo è certo. Ma è stata una produzione credibile nel suo genere. Capace di intercettare gusti e passioni degli spettatori. In grado di inserirsi nel dibattito collettivo. Il pubblico è anche rimasto legato alla serie, che nonostante il tracollo fino a un certo punto ha anche mantenuto numeri positivi. Per tutti questi motivi, Élite meritava senza ombra di dubbio molto più rispetto. Tra qualche anno, inevitabilmente, della serie rimarrà quasi esclusivamente il ricordo delle primissime stagioni, oscurando la straziante evoluzione verso il finale. Sarà l’epitaffio più degno per una serie tv che, in fin dei conti, è stata il cuore di un determinato periodo della storia della serialità. Quando a gran voce chiedevamo nuovi teen drama sempre più densi, avvolti in un febbrile amore per la Spagna.