In questo bizzarro 2020, Élite – serie tv spagnola ideata da Carlos Montero e Darío Madrona – è diventata oggetto di binge-watching su Netflix Italia, conquistando il pubblico grazie al suo mix di ironia, trash, sfumature crime, ma anche momenti più profondi che indagano il significato dell’amicizia, dell’amore e dell’individualità di ognuno di noi. La serie in onda dal 2018, infatti, seppur con le classiche tinte del teen drama, ripercorre molte tematiche sociali appartenenti al mondo dell’adolescenza e non, come la disuguaglianza economica, il razzismo o la tossicodipendenza. A fare da sfondo a tutto questo è Las Encinas, un prestigioso liceo privato spagnolo frequentato dai ragazzi più ricchi della zona, ma anche da chi si è dato da fare per ricevere una borsa di studio. La presenza di personaggi variegati, molti diversi tra loro sia per quanto riguarda l’estrazione sociale che per mentalità o stili di vita ha contribuito a dare uno spaccato davvero ampio della gioventù del giorno d’oggi. Vediamo dunque le 10 frasi più belle della serie Netflix, quelle che rappresentano il cuore di Élite (mentre qui trovate invece i 30 disagi che solo un vero fan della serie può capire).
1) “È molto raro desiderare qualcuno con tutto te stesso ed essere corrisposto. Questo si chiama fortuna e non succede sempre” (Valerio, seconda stagione).
Nella seconda stagione di Élite, uno dei personaggi che hanno conquistato una grande fetta di pubblico ha commentato una delle love story più tifate: si tratta di Valerio che si rivolge a Nadia per farle notare quanto sia bello e profondo il sentimento che la lega a Guzman. Uno dei problemi dei personaggi della serie è infatti quello di non rendersi conto delle proprie fortune. Forse è più facile vedere quello che non funziona ed è proprio quello che capita a Nadia. La ragazza si lascia spesso scoraggiare da tutte le difficoltà e gli ostacoli che si frappongono tra lei e il suo amato. Però alla base c’è qualcosa di molto importante: un sentimento ricambiato. Qualcosa che Valerio, invece, fatica a trovare. Le parole del fratellastro di Lucrecia, dunque, sottolineano la rarità di un amore così prezioso.
2) “I topi sono sempre i primi ad abbandonare la nave e ho capito che il mondo di mio padre era pieno di topi” (Guzman, prima stagione).
Dopo l’arresto del padre, Guzman fa un’amara riflessione spiegando a Nadia la situazione: qualsiasi socio o amico di suo papà è scomparso non appena ha fiutato la difficoltà, dando un calcio ad amicizia e fedeltà. Ma il punto è proprio questo. La metafora pronunciata dal ragazzo fa capire come spesso non si è circondati da gente leale, bensì da topi, ossia persone senza scrupoli, dalla bassa morale, che agiscono solo in base al proprio tornaconto. E quando non si fa attenzione alle proprie amicizie, si rischia di rimanere abbandonati nel momento del bisogno. L’altra condizione necessaria, tuttavia, è essere leali e trasparenti a propria volta, cosa non sempre riuscita al padre di Guzman.
3) “Perché dobbiamo dare un nome a tutte le cose? Le etichette si danno ai vestiti” (Carla, prima stagione).
Nella prima stagione, Carla (interpretata da Ester Expósito, di cui vi diciamo tutto qui) si avventura in una relazione con Christian e Polo dai confini sfumati e senza regole. Quando Christian chiede maggior chiarezza, ecco che la marchesina risponde sottolineando l’inutilità del dover dare un’etichetta a ogni cosa. Al di là della scena in sé, le parole di Carla abbracciano un significato più ampio se pensate in relazione alle varie tematiche trattate nella serie. Spesso vediamo i personaggi di Élite alle prese con questa lotta alle etichette: Nadia cerca di scrollarsi di dosso tutte le definizioni di figlia perfetta musulmana, Omar e Ander vogliono vivere un amore al di là delle etichette convenzionali che spesso si danno al sentimento, Lucrecia deve battagliare con sé stessa per uscire dal ruolo di vip che si è auto-assegnata. Ecco allora che, alla luce di ciò, la frase assume un senso più profondo.
4) “Smetti di imporre a tutti di stare dalla tua parte perché alla fine rimarrai solo” (Ander, seconda stagione)
All’inizio della seconda stagione di Élite – prima della loro improbabile alleanza – il duello tra Guzman e Samuel si fa molto accesso, al punto che dopo una lite in discoteca, il fratello di Marina mette in guardia tutti i suoi amici: o stanno dalla sua parte o da quella di Samuel, non c’è spazio per una via di mezzo. Ander non ci sta e fa notare all’amico l’insensatezza della sua volontà. Non è sempre possibile avere il favore di tutti, né si possono obbligare le persone che ci circondano a scegliere tra noi e altri. L’unico modo per poter convivere civilmente è quello di lasciare a ognuno la libertà di scegliere le proprie amicizie e allo stesso tempo di schierarsi dalla parte della giustizia. Non sempre le due cose coincidono.
5) “Ti piace quello che rappresento e come sono giusta nell’immagine che ti sei creato per ottenere i like di quelli che ti umiliavano quando eri l’altro Yeray. Il tuo corpo, i tuoi vestiti, il tuo atteggiamento…hai creato la tua immagine per farti venerare dagli altri. E io sono stata solo un accessorio in più” (Carla, terza stagione).
Nelle parole che Carla rivolge a Yeray emerge la contrapposizione tra apparenza ed essenza che aleggia nei corridoi de Las Encinas e ci fa riflettere su quanto a volte sia inutile l’immagine che ci affanniamo a mostrare agli altri. Yeray ha avuto un passato costellato di bullismo e, dopo aver passato qualche anno lontano dai riflettori, al suo ritorno ha cercato un’inversione di rotta. Ecco allora che ha cominciato a corteggiare Carla, senza però provare un vero sentimento per lei. Una storia d’amore falsa come il porsi di Yeray nei confronti delle altre persone. Vale davvero la pena fingere di essere qualcuno che non si è e costruirsi una finta relazione per essere accettati? Nella maggior parte dei casi, si finisce per restare soli proprio per via dell’inganno. Gli studenti di Élite hanno imparato sulla loro pelle che i rapporti tra loro funzionano meglio quando sono basati su onestà e trasparenza.
6) “Noi abbiamo solo sedici anni…se non ci perdiamo ora quando lo faremo? Abbiamo tutta la vita per ritrovarci nuovamente” (Marina, prima stagione).
Quella che Marina rivolge a Nadia nella prima stagione di Élite può sembrare una frase banale e forse lo è anche. Ma, in fin dei conti, racchiude un po’ quella frenesia e quel senso di libertà che si cercano durante l’adolescenza. Un concetto semplice, però così vero, che assume una nota ancor più profonda se pensiamo a quello che è successo a Marina. Quando la ragazza dice abbiamo solo sedici anni, non sa che per lei non ci saranno altri anni da compiere. Per lei è molto facile: di tempo ce n’è, perciò è legittimo lasciarsi andare. Davanti c’è tutta la vita per ritrovarsi. Purtroppo, come lei stessa ci dimostra, non è sempre così. Ma è proprio per questo che la frase ha una certa intensità. Non sapremo mai cosa ci riserverà il futuro, perciò carpe diem.
7) “Posso confessarti un segreto? Non si può viaggiare nel tempo e neanche cambiare il passato. Perciò a cosa serve continuare a guardare indietro? Tanto vale guardare avanti” (Samuel, prima stagione).
In un certo senso, le parole di Samuel sono legate a quelle di Marina e lui le rivolge proprio a quest’ultima. La verità è saltata fuori e adesso tutti sanno che la ragazza ha l’HIV. E non solo, non sapendolo ha avuto anche un rapporto con il rischio di trasmettere la malattia a un’altra persona. Ovviamente Marina è tormentata da tutto questo, vorrebbe tornare indietro e cancellare il proprio errore. L’amico, però, le fa notare come sia impossibile modificare ciò che è successo. Perciò anche continuare a rammaricarsi ha poco senso. Quello che conta è guardare verso il futuro e cercare di renderlo migliore del presente. Purtroppo, Marina non ha un futuro, ma le parole di Samuel valgono per tutti.
8) “Passiamo tanto tempo a pensare al futuro che ci dimentichiamo del presente” (Ander, terza stagione).
Purtroppo Ander, uno dei personaggi più amati di Élite, si ritrova a fare questa considerazione a causa di una brutta scoperta: il ragazzo ha il cancro. La malattia lo costringe a mettere in discussione la sua stessa vita e il ragazzo racconta a Carla le sue conclusioni. L’unico lato positivo del cancro, secondo Ander, è proprio il rendersi conto di tante cose. In primis, scoprire cosa si vuole fare davvero nella propria vita, apprezzare meglio quello che si ha e fare un passo alla volta. Il rischio della vita frenetica di tutti i giorni è proprio quello di passare troppo tempo a progettare il futuro e dimenticarsi che c’è tutto il presente da vivere.
9) “Un tempo pensavo a lui a tutte le ore ma sai che cosa ho capito: che se non posso mandarlo dentro non voglio neanche che viva nella mia testa… Non merita questa importanza… pensaci!” (Guzman, terza stagione).
Il più grande nemico con cui deve farei conti Guzman in Élite è il rancore che prova nei confronti di Polo. Questo sentimento, seppur giustificato, assume una forza tale da divorare qualsiasi pensiero del ragazzo. Per Guzman, riuscire a sbattere Polo dietro le sbarre è un chiodo fisso, un’ossessione. Sembra non esserci altra ragione di vita per lui. Fortunatamente, però, il ragazzo si accorge di quanto sia diventato dannoso il suo rancore e capisce che, se proprio non può risolvere la situazione concretamente, può comunque smettere di darle importanza, togliendole così tutto il potere. Un insegnamento che può essere applicato a qualsiasi tipo di problema: bisogna impedire all’odio di nutrirsi di ogni nostra azione.
10) “Non mi sono mai mascherato anche se avrei voluto… perché porto una maschera tutto l’anno!” (Omar, terza stagione)
Quella di Omar può apparire come una battuta ironica, ma non è altro che l’esternazione di un grande disagio con cui il ragazzo deve fare i conti ogni giorno. A causa delle profonde tradizioni culturali della sua famiglia, Omar è spesso costretto a fingere di essere qualcuno che non è. La difficoltà maggiore è quella di non poter vivere alla luce del sole il suo amore per Ander per paura della reazione del padre. Più in generale, le parole di Omar ci fanno riflettere su tutti quegli atteggiamenti che possono costituire una maschera per noi, impedendoci di mostrare il nostro vero volto. Ecco allora che i travestimenti di Halloween passano in secondo piano, perché un conto è travestirsi da zombie per il 31 ottobre, un altro è indossare una maschera perenne.