Da un bel po’ di tempo, ormai, Élite non è più la serie che ci aveva fatto appassionare al suo debutto. Dopo delle prime stagioni soddisfacenti, infatti, questo show ha cominciato a mostrare i primi segni di cedimento, fino a iniziare a trascinarsi stancamente nella produzione di nuove stagioni che sembrano andare avanti solo grazie alla fama di un titolo che in passato aveva suscitato interesse e attirato spettatori.
Con un cast ormai quasi totalmente rivoluzionato e con delle trame sempre più ripetitive e piatte, Élite è diventata ufficialmente l’ennesima storia trash di Netflix, una soap opera a tutti gli effetti, che non vediamo l’ora arrivi a conclusione, salvando quel che resta di uno show che forse avrebbe potuto rimanere nei nostri cuori se avesse trovato il coraggio di fermarsi in tempo.
Già la quarta stagione della serie si era rivelata un disastro sotto tutti i fronti. La quinta parte non fa che confermare ancora una volta il declino di Élite e la necessità di chiuderla al più presto.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio quali sono stati gli elementi della quinta stagione di Élite che hanno contribuito al fallimento di queste nuove puntate.
La totale rivoluzione del cast originale e l’addio di molti dei personaggi più amati della serie, come Carla e Lu, aveva già reso difficile il proseguire della serie nella quarta stagione, ma è la perdita di altri due amati personaggi, Ander e Guzmán, a segnare il colpo definitivo per lo show, ormai privato di quasi tutti i protagonisti che avevamo conosciuto e amato all’inizio della storia.
Un ostacolo che già lasciava partire questa quinta parte della storia in svantaggio e che Élite non sembra riuscire a superare nemmeno con l’introduzione dei nuovi personaggi.
Il primo e più grande difetto di questa quinta stagione, infatti, è proprio legato all’incapacità dei produttori di trovare dei degni sostituti dei pezzi persi lungo il cammino, provando a inserire nella storia delle figure dotate di uno spessore tale da poterci conquistare e intrattenere con le loro avventure.
Élite sembra non volerci provare nemmeno, lasciando quasi stancamente che i nuovi personaggi inseriti nella storia si insinuino tra i vecchi senza alcuna presentazione, buttandoli quasi a caso, lanciandoli nella mischia, senza donargli alcuna identità o importanza, impedendo dunque anche ai fan più volenterosi di trovare un qualche appiglio per salvarli e legarsi a loro.
Ma i nuovi personaggi non sono l’unico difetto di questa quinta parte di Élite. A non funzionare sono anche la trama, la scrittura dei dialoghi, lo stile delle puntate e persino i vecchi personaggi.
La prima sensazione che si prova approcciandosi alla nuova stagione di Élite è quella di confusione e caos, disorientamento e perplessità. La colpa va ricercata nella scelta degli autori di abbandonare qualsiasi attenzione alla trama, per spingersi esclusivamente sul terreno dell’eccesso, per esplorare temi come la fluidità sessuale, la trasgressione, la libertà.
Un progetto encomiabile, ma forse realizzato in modo sbagliato. Perché l’unica impressione che si ha guardando le numerose feste e i festini che governano quasi esclusivamente i 40 minuti delle prime puntate della stagione, è quella di star vedendo uno show che non ha altro da mostrare se non baci senza senso e triangoli amorosi di cui a nessuno importa.
Cercando di mostrarsi trasgressiva, Élite finisce per strafare, creando solo confusione, dimenticando la trama principale, aprendo una serie di sotto trame prive di attrattiva e mal gestite che fanno perdere alla storia qualsiasi parvenza di linearità.
Gli stessi, pochissimi, tremi trattati, poi, non vengono dotati della giusta profondità, finendo per diventare solo delle bombe sganciate nell’intento di far apparire la serie “aperta” e “moderna”. Prendiamo come esempio il tema della redenzione Phillipe, il principe accusato di stupro. La sua storia apre la stagione, provando a spostare la serie verso argomenti seri e interessanti, ma diventa alla fine un mero contorno mal affrontato.
L’intera storia di Phillipe viene citata e poi dimenticata tra una scena e l’altra, condita di dialoghi e riflessioni disturbanti, che finiscono per farci storcere il naso più volte. Il principe viene quasi “vittimizzato”, la serie prova a suscitarci una certa empatia nei suoi confronti, tentando di giustificare i suoi gesti e di spingerci al perdono con discorsi sulle seconde possibilità e sul cambiamento.
Eppure al personaggio non viene lasciata alcuna occasione per dimostrare la sua redenzione, non c’è crescita, non c’è sviluppo. C’è solo un ragazzo che ha commesso un terribile crimine e che finisce per essere perdonato e accettato senza alcuna conseguenza, verso cui ci viene chiesto di provare compassione senza che ci venga offerta alcuna buona ragione, senza che ci venga tesa la mano e aperta la porta verso una rivalutazione della sua figura.
E il tema dello stupro viene utilizzato anche in una seconda occasione, questa volta per tentare di farci empatizzare con la vittima, il personaggio di Isadora, presentato all’inizio di questa quinta stagione e poi lasciato ad affrontare da solo il suo destino, senza alcuna guida da parte dei produttori, senza alcun background in grado di spiegarci la sua storia e le sue sofferenze.
Lo stupro diventa su di lei un mezzo per cercare di suscitare un’emozione forzata, un’empatia dovuta, che non parte e non si realizza attraverso la profondità di una storia ben costruita, ma che utilizza semplicemente un tema importante per un fine opinabile, senza lanciare alcun messaggio, senza aprire ad alcuna riflessione.
Gli stessi temi della sessualità, della fluidità, dell’amore libero, vengono buttati quasi a caso tra le scene, usate solo per dimostrare al mondo che questa serie vuole essere attuale, inclusiva aperta, ma senza creare alcuno spazio per portare lo spettatore ad aprirsi veramente nei confronti di questi argomenti.
Cercando di essere “scandalosa”, la serie finisce per smettere di sorprenderci, di emozionarci, di coinvolgerci, fino a lasciarci completamente impassibili di fronte ai colpi di scena e alle vicende sentimentali dei protagonisti.
Si potrebbe obiettare che Élite non ambisce a essere una serie profonda, non punta a essere uno show riflessivo ed educativo, ma solo un intrattenimento leggero. Ma anche volendo accettare questa declinazione si riuscirebbe con fatica ad accettare la piega della quinta stagione.
Perché anche le stesse trame “leggere”, gli intrighi amorosi e gli scandali adolescenziali che caratterizzano la quinta parte della storia non riescono a portare nulla di nuovo allo show, perdendo lo smalto e l’emozione che aveva caratterizzato i primi capitoli.
Le dinamiche amorose dei personaggi risultano ripetitive e già viste, una mera fotocopia dei triangoli amorosi delle stagioni precedenti, dove a cambiare sono solo i volti dei protagonisti, ma non le storie.
Il fatto, poi, che i protagonisti di queste nuove vicende siano dei personaggi di cui nulla ci è stato detto e di cui nulla ci importa, i cui sentimenti e la cui profondità non ci è dato conoscere, non contribuisce a far decollare queste trame, che rimangono dunque fini a se stesse.
Anche la qualità dei dialoghi e la scrittura generale delle puntate ne risente, calando notevolmente il livello rispetto al passato e creando una stagione in cui più della metà degli episodi risultano pesanti e noiosi da portare a termine.
I pochi volti del passato ancora sopravvissuti nel cast, intanto, sembrano non avere più nulla di interessante da dire, rimangono sullo sfondo, stanchi e inutili, ad arricchire questo caos di persone che si agita sullo schermo senza alcuna direzione.
Accanto alla trama da soap opera, Élite riprende ancora una volta quello schema mistero/omicidio che aveva caratterizzato le prime stagioni, ma anche qui non sembra in grado di apportare nessuna novità interessante.
Il mistero arriva in questa stagione quasi in sordina, dimenticato e relegato a uno sfondo su una vicenda che non racconta praticamente nulla per la maggior parte del tempo. Ma la cosa che più si nota è l’incapacità degli autori di creare una trama veramente interessante e piena di suspence, che possa dare un senso alla scelta di indirizzare la serie ancora una volta verso lo stile giallo.
Ormai priva dell’elemento sorpresa, Élite non riesce a prendere una posizione netta tra la scelta di cambiare indirizzo, abbandonando completamente lo stile narrativo dei flashforward utilizzato fino a quel momento, e la volontà di mantenere lo schema che aveva appassionato gli spettatori all’esordio.
Quel che ne risulta è una via di mezzo poco convincente e confusionaria. Il mistero c’è, ma viene inserito tardi, gli viene dedicato troppo poco spazio, non lasciando allo spettatore il tempo di porsi le giuste domande, di elaborare teorie e di caricarsi di tensione prima di scoprire la soluzione finale.
Posto in questi termini, lo schema del mistero sembra diventare un elemento forzato e mal funzionante, un contentino per coloro che avevano amato quell’aspetto dello show e un modo per riempire le puntate, per donargli una parvenza di trama e per dare dinamicità a una storia che di fatto non ha più nulla da dirci.
La stessa trama, dunque, cioè quella che dovrebbe essere la linfa vitale di una serie, risulta essere su tutti i fronti il più grande difetto di questa quinta parte di storia.
Sarebbe allora forse più semplice chiedersi cosa abbia veramente funzionato nella quinta parte di Élite. La risposta sarebbe certamente più breve e veloce da dare: praticamente nulla.
Una serie che non riesce a far funzionare i propri personaggi, le trame, i dialoghi e nemmeno la mera parte trash, infatti, può a malapena definirsi una serie. Ed è questo, ormai, ciò che Élite è diventato. Nulla sembra più funzionare, questo show è solo un ingranaggio rotto destinato a crollare sempre più nel baratro.
Possiamo dire che nel complesso questa nuova stagione di Élite non è altro che un contenitore di elementi fallimentari, un insieme di scene sconnesse e un’accozzaglia di temi, personaggi e storie che proprio non riescono a funzionare, privando la serie della sua identità e rendendo lo show niente di più che uno sfondo da tenere acceso nei nostri schermi per rompere il silenzio di una casa vuota o per accompagnarci distrattamente nelle mansioni quotidiane.