Quando la sua capa Madeline Wheeler – prossima alla menopausa – le aveva annunciato di aspettare un figlio, Emily Cooper non aveva prestato molta attenzione alla questione, poiché in fondo questa non aveva alcun impatto sulla sua vita e della vita degli altri le era sempre importato relativamente poco, per non dire assolutamente nulla. Tuttavia il mancato interesse della giovane esperta di marketing di belle speranza era destinato a tramutarsi presto in vivo coinvolgimento, dal momento in cui Madeline aveva messo al corrente Emily che la gravidanza imprevista le avrebbe impedito di intraprendere un’importante opportunità di carriera in Europa e che intendeva raccomandare la ragazza perché prendesse il suo posto. La mente di Emily iniziò subito a vagare, eccola che subito immaginava di essere Emily in Paris, Emily in London, Emily in Barcelona o perché no, Emily in Milan, vestita di abiti firmati da capo a piedi mentre si destreggiava tra un aperitivo e un evento alla moda avvolta dal fascino del Vecchio Continente. Quello che la nostra eroina non poteva sapere era che da tempo la compagnia pubblicitaria per cui lavorava stava pensando a un cambiamento di prospettiva, a proporre una linea imprenditoriale diversa, che desse spazio a voci minoritarie ma sempre più influenti nella società, che assecondasse un ritorno alla dimensione del quotidiano e del paese, che si contrapponesse al processo di urbanizzazione e globalizzazione che stava uniformando troppo i mercati. Era necessario un cambio di rotta, proporre uno sguardo locale che non andasse oltre i confini del borgo. Era necessario andare in Italia, la patria dei mille comuni, la terra dei paesini e dei Bar Sport. Era necessario aprire una filiale a Morterone, alla guida della quale inserire niente meno che la regina di Chicago Emily Cooper.
Certo, Morterone non era Parigi, ma Emily era una donna di mondo e non si sarebbe certo fatta scappare l’opportunità di una promozione e un trasferimento nella splendida Italia, soprattutto in un comune della provincia di Lecco e così vicino a quel ramo del Lago di Como, proprio su quei monti a cui Lucia Mondella aveva indirizzato il suo commosso addio. L’età media dei 29 abitanti del comune era paragonabile a quella della casa di riposo dove si trovava sua nonna, ma attraverso un importante lavoro di ricerca incrociata su vari social media Emily Cooper era riuscita a trovare un paio di uomini giovani e affascinanti che avrebbero potuto aiutarla durante i primi difficili mesi lontana da casa. E poi, come la nostra eroina ci ha insegnato, dove ci sono boni c’è sempre speranza (qui potete trovare altre fondamentali lezioni di vita tratte da Emily in Paris), perciò non vi stupirà sapere che, pur non avendo alcun informazione aggiuntiva sul ridente comune di Morterone, la giovane e speranzosa Emily si imbarcò senza farsi troppi problemi sull’aereo che l’avrebbe portata in Italia.
Pronta a vivere qualche mese tra mare, onde, carboidrati, bei ragazzi e prendisole, Emily Cooper rimase spiazzata una volta scoperto che in Italia non è sempre estate e soprattutto che Morterone, per quanto non distante dalla movida milanese o dai pittoreschi paesaggi da cartolina del lago di Como, si trovasse su una montagna innevata e piuttosto isolata. Immaginate il suo stupore quando, dopo aver sborsato oltre 200 euro all’unico autista disposto ad accompagnarla fino all’indirizzo della nuova sede di Sapore Pubblicità, si ritrovò da sola davanti all’ingresso dell’oratorio del paese, che a prima vista sembrava essere in disuso da almeno un paio di decenni. Donna di mondo quale sappiamo essere, Emily non si lasciò scoraggiare e dopo aver vagato qualche minuto per il paese ecco che finalmente incontra Don Carlo, il giovane prete di Morterone, che da quel momento avrebbe rappresentato per lei un importante punto di riferimento.
Don Carlo, sinceramente impietosito dalla giovane americana snob in tacchi a spillo che in un italiano stentato e dall’accento stereotipato cercava di carpire informazioni, si rivelò una risorsa preziosa per Emily, poiché guarda a caso era proprio lui l’affittuario del piccolo appartamento dietro la sagrestia che Madeline aveva prenotato per lei (quali erano le probabilità? 1 su 29, quindi non poi così scarse). Sopraffatta dal silenzio di Morterone e dalla frugalità della sua nuova casa – che aveva un solo armadio e nessuna scarpiera – Emily chiuse gli occhi e immagino di essere in Paris con tanto trasporto che le parve di sentire un intenso profumo del vino. Una volta ritornata alla realtà, la nostra eroina fu stupita nello scoprire che quel sentore non era frutto dell’immaginazione, bensì arrivava dall’altra parte della strada, dove poteva scorgere un giovane alto e muscoloso servire un quarto di rosso a due anziani intenti a giocare a carte, scontrandosi in quello che Emily non poteva ancora sapere essere il sacro gioco della scopa.
Decisa a superare la delusione di trovarsi in Italia ma non essere né a Portofino, né a Capri e nemmeno a Venezia, Emily Cooper attraversò la strada, si sedette al primo tavolo libero (ossia il primo tavolo) e sfoderando il migliore italiano appreso nelle sue due lezioni su Babbel ordinò del “Vino rosso, per favore”. Il signore di bell’aspetto che aveva intravisto dal suo appartamento, sbigottito nel trovarsi davanti quella che aveva tutte le carte in regola per essere una turista, si lasciò incuriosire dalla situazione e si fermò a parlare con lei nel suo inglese sorprendentemente fluente, imparato ai tempi dell’Erasmus a Dublino. Tra Emily e quello che si presentò come Marco Rossi scattò subito una scintilla, la tensione sessuale nell’aria tanto intensa che i signori intenti a giocare la bella di scopa quasi se ne accorsero. La giovane Emily si trovava in Paris… ehm, a Morterone da sole due ore e nonostante la sorpresa iniziale, grazie alla presenza di Marco si sentiva già rinata e pronta ad affrontare ogni sfida che le si fosse presentata davanti. Ogni sfida tranne quella che le si presentò al lavoro il giorno dopo, appena arrivata in ufficio/oratorio.
Infatti, il primo lavoro affidato alla Sapore Pubblicità di Morterone altro non era che curare il reparto marketing di una piccola impresa locale, che si occupava della gestione del letame dei numerosi agriturismi della zona e che subiva la pressione della concorrenza da parte di avversari dotati di mezzi migliori. Per Emily doversi occupare di letame come prima cosa di lunedì mattina fu troppo. Anche considerata la presenza di due bei ragazzi come Don Carlo e Marco, per lei restare a Morterone non era un’opzione, non quando fino a ventiquattro ore prima si immaginava seduta in riva al lago a sorseggiare uno spritz mentre progettava la nuova campagna di Armani. Il tatuaggio con scritto resilienza all’interno nel polso di Emily Cooper era una menzogna, a lei non importava tenere duro, voleva solo tornare alla civiltà, all’America, al conforto del suo monolocale troppo caro e del suo vanilla chai latte senza lattosio. La ragazza si precipitò in aeroporto e così si interruppe, bruscamente, l’avventura di Emily in Morterone, come se non fosse mai esistita, come un incubo troppo intenso che poteva scacciare immaginandosi a Paris.