Un paio di anni fa stavo tenendo l’esame di Storia Contemporanea, uno di quelli che ti porti dentro per tutta la vita. Al di là delle due Guerre Mondiali, i prof tennero una conferenza anche sul caso Aldo Moro, sul rapimento da parte delle brigate e sugli intrighi politici machiavellici a cui l’Italia stava assistendo in quegli anni. Ricordo ancora la presentazione di quella giornata da parte di uno dei docenti commissionati: “Oggi sono qui non solo per raccontarvi una pagina di Storia del Novecento, ma per raccontarvi una pagina di Storia senza età, senza tempo”. Solo dopo capii a cosa alludeva quel docente in quella giornata fredda e particolare in cui una dozzina di ragazzi stavano assistendo ad una conferenza ‘senza età e senza tempo’. La storia di Aldo Moro va ricordata come si ricordano i fatti che appartengono a tutti perché la memoria, quella storica, non è divisiva ma solo collettiva.
Esterno Notte è come un libro di storia: si legge, in questo caso si guarda e poi si impara. Qui il personaggio di Aldo Moro non viene filtrato, come potrebbe accadere in alcuni contesti narrativi, ma la sua presentazione sotto l’aspetto politico e umano è lucidissima. Conosciamo Moro nei suoi tratti più intimi, nella sua vita domestica di tutti i giorni e persino in quei caratteri familiari che scandiscono un uomo di mezza età. Poi ci viene presentato Moro sotto le vesti di leader, di un politico che guarda in faccia ai mutamenti che invadono il Novecento, un presidente che deve fare i conti con gli imprevisti della storia. In questa analisi tridimensionale non ci sentiamo lontani, come puro occhio che guarda distante con il binocolo, ma parte attiva di un momento che ha cambiato per sempre le stagioni della nostra Italia. Questa pagina ci coinvolge ancora oggi come il tentativo di capire cosa sia davvero successo, come siano andati i fatti e quanto le tracce di quel passato possano fare eco ancora oggi.
Esterno Notte delinea gli anni del rapimento, degli attentati, degli scontri nelle piazze e di quel famosissimo accordo tra il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana, ma lo fa attraverso gli occhi esterni, appunto. Gli occhi di tutti quelli che partecipavano da fuori, gente che viveva con agonia e paura durante la detenzione di Moro. Cinquantacinque giorni di speranza e trattative in cui tutti si sentivano coinvolti, in cui oltre a Moro e le brigate rosse, c’era una nazione con le spalle al muro. I fantasmi pubblici e privati di quella pagina di storia passano attraverso gli occhi dei personaggi posti di mezzo per scuoterci, per farci immergere con spirito etico e civile negli anni più bui della repubblica. La miniserie porta in scena la deflagrazione dello stato affidandosi ai co-protagonisti di quegli anni: Francesco Cossiga, Ministro dell’Interno e Papa Paolo VI e Eleonora Moro, moglie dello statista democristiano.
La forza della memoria
Sono punti di vista differenti che ci aiutano a sbrogliare il campo, a renderlo più corale e dettagliato, persino naturale, in una storia che di naturale ha ben poco. Attraverso questa idea di moltiplicazione di idee, Esterno Notte ci avvicina ai pensieri di chi aveva un rapporto con Moro, la sua storia dentro la storia, le angosce e le tribolazioni rispetto agli eventi. Sono prospettive diverse che ci aiutano a capire il senso della vicenda, ci trascinano con furore e bruciore verso quel finale che tutti conosciamo: la scomparsa di Aldo Moro. Quello che accomuna i protagonisti è appunto la memoria, il racconto dei fatti, il passaggio con cui avviene il rapimento e come lo si interpreta, pezzo per pezzo. Ma ciò che ha fatto Esterno Notte va al di là di una semplice trasposizione di eventi storici, perché ciò che rende unica questa serie sta nel far riemergere una storia “vecchia” nel presente, oggi.
Esterno Notte è sofferenza che ritorna
Il senso di dolore e indignazione che ha accomunato l’Italia del tempo viene a galla mentre guardiamo Esterno Notte. La nostra penisola, che già ai tempi di Dante veniva piegata da guerre civili, perdeva i suoi valori, le sue regole e il patto di Stato. Il ritratto di allora gonfia la sofferenza attraverso il ricordo ed è una sofferenza che sentiamo sulla pelle, a distanza di anni, a distanza di eventi. Osservando Esterno Notte si ha la sensazione di stare al centro della storia, perplessi e incoscienti davanti ad Aldo Moro che porta una croce pesantissima durate una processione che sa poco di religioso. Alla fine ci restano, al di là di una miniserie eccellente, tanti interrogativi a cui probabilmente non ci sono risposte. Sarebbe potuta andare diversamente? Era questo il destino dell’Italia? Probabilmente sì, avremmo meritato una storia diversa, un finale meno atroce, una pagina meno straziante.
Il ricordo di Moro, del suo rapimento e della sua scomparsa, si siede di fianco a noi: ci sorride, poi non scappa, ma resta sotto ai nostri letti come i mostri del passato. Quella storia è scolpita nella memoria degli italiani perché come disse un mio vecchio e caro professore ci sono pagine senza età e senza tempo. Non ho mai visto giocare Maradona ma mi sembra di averlo vissuto lo stesso, di aver guardato la sua scorrazzata per i campi con un pallone. Non sono nato negli anni in cui Aldo Moro è stato ucciso dalle Brigate Rosse, in cui gli spararono dodici proiettili, ma mi sembra di averlo vissuto lo stesso. Vissuto lo stesso. Attraverso il ricordo.