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7 curiosità su Fabrizio Gifuni, lo straordinario interprete di Aldo Moro in Esterno Notte

fabrizio gifuni
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Uno degli attori attualmente in rilievo nel panorama italiano cinematografico è sicuramente Fabrizio Gifuni. Nato a Roma nel 1966 di origini per metà pugliesi e per metà siciliane, Fabrizio Gifuni si diploma all’Accademia di arte drammatica nel 1993 dando così inizio alla sua carriera da attore teatrale, cinematografico e regista.

Molti lo ricorderanno per aver interpretato Carlo nel film La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, altri lo avranno visto recitare ne Il capitale umano di Paolo Virzì in cui ha dato vita all’imprenditore Giovanni Bernarschi, interpretazione che gli ha portato a vincere il David di Donatello. Potremmo citare un’infinità di altre prestazioni attoriali importantissime di uno dei migliori volti attuali del cinema italiano, ma oggi Fabrizio Gifuni è Pierfrancesco Favino, per gli amanti di Boris. E soprattutto Aldo Moro, se si mettono da parte le battute.

In Esterno Notte, serie di Marco Bellocchio portata anche sul grande schermo, Fabrizio Gifuni non presta soltanto voce, corpo, e faccia all’onorevole Aldo Moro ma è Aldo Moro. Un personaggio che gli ha permesso di utilizzare anche quella parte per lui fondamentale: l’anima dell’attore. “Interpretare la realtà significa assumere il punto di vista dell’altro , capirne le ragioni e restituirle al pubblico”, sostiene lui.

Fabrizio Gifuni è un uomo dall’anima profonda lo si vede in Esterno Notte. La sua interpretazione di Moro è attenta, rispettosa e discreta. Sembra quasi prendersi cura del suo personaggio trattandolo con delicatezza e dolcezza, riportando sullo schermo anche e soprattutto le emozioni dolorose e devastanti che lo hanno interessato in quel periodo terribile della prigionia.

Nella carriera di Fabrizio Gifuni, sono numerosi i personaggi con un certo peso emotivo da portare. Un’emotività che non tutti sono in grado di raccontare. Ecco perché oggi cercheremo di conoscere meglio Fabrizio Gifuni attraverso 7 curiosità che lo riguardano.

1. Il primo amore è il teatro

Fabrizio Gifuni
Fabrizio Gifuni 640×360

Esordisce sul palcoscenico con Elettra subito dopo il diploma accademico, entrando successivamente a far parte della compagnia teatrale greca diretta da Teodoros Terzopoulos. Mette in scena spettacoli quali I kiss your hands, Non fate troppi pettegolezzi- Omaggio a Cesare Pavese, Attilio Bertolucci e Pier Paolo Pasolini, un’amicizia in versi. Tra il 2004 e il 2010 realizza insieme a Giuseppe Bertolucci il progetto Gadda e Pasolini con cui porterà in scena L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro, grazie al quale vince il premio come miglior spettacolo teatrale e miglior attore.

Un amore nato però tra i banchi di scuola. Gifuni racconta che il suo incontro con il teatro sia avvenuto proprio al liceo, nel momento in cui interpretò Mercuzio in Giulietta e Romeo.

“A 15 anni al liceo con il laboratorio teatrale ho provato qualcosa di molto simile alla felicità e così mi sono preso l’obiettivo e il compito di dover difendere quello stato di felicità.

Fabrizio Gifuni

Una felicità che l’attore ha rischiato di perdere, visto che sembra che la sua strada fosse indirizzata verso la giustizia.

2. L’incontro (artistico) con la giustizia

Figlio di Gaetano Gifuni, sottosegretario generale della Presidenza della Repubblica sotto i governi di Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, Fabrizio Gifuni sembrava volesse percorrere le stesse orme del padre. Iscritto alla facoltà di giurisprudenza, il suo amore per il teatro si manifesta tra le righe del diritto in cui egli rivede molto dell’arte drammatica. Scrive una tesi dal titolo “Rito processuale, rito religioso, rito teatrale”, intenzionato a volerne scoprire il rapporto. A un certo punto, però, decide di lasciare la carriera universitaria e fare un provino all’accademia d’arte drammatica.

Con il tempo, il mondo della giustizia si è ripresentato sul suo cammino. Nell’arco della sua brillante carriera, Fabrizio Gifuni ha interpretato Franco Basaglia in C’era una volta la città dei matti e il giornalista ucciso da Cosa Nostra Pippo Fava in Prima che la notte. Quella voglia di giustizia sembra non averlo mai abbandonato, una giustizia non semplicemente imprigionata tra le pagine dei libri ma a cui ha cercato di dare vita attraverso i suoi personaggi, manifestandola con le sue performance artistiche.

3. Fabrizio Gifuni è sempre stato Aldo Moro

Romanzo di una strage
Fabrizio Gifuni sul set di Romanzo di una strage 640×360

Esterno Notte non è stata la prima apparizione di Fabrizio Gifuni nelle vesti dell’onorevole assassinato dalle Brigate Rosse. Il suo incontro con la figura di Aldo Moro è avvenuto a teatro, precisamente nello spettacolo Con il vostro irridente silenzio e successivamente al cinema nel film del 2012 di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage, in cui vengono raccontati i fatti dell’attentato in Piazza Fontana.

Non capita spesso che un attore possa interpretare lo stesso personaggio in tre situazioni diverse apparentemente indipendenti tra di loro, ma Gifuni lo fa in maniera magistrale. L’attore mantiene la separazione tra i tre episodi prestando attenzione al momento, al luogo e allo spazio in cui sta impersonando quello stesso personaggio.

Sul palcoscenico è un Aldo Moro introspettivo, perfetto per uno spettacolo basato sulla lettura delle lettere scritte dal politico durante la prigionia. Una sorta di narratore della sua stessa storia, si passa poi a un Aldo Moro presidente, osservatore dell’attentato ancora lontano da quello a cui assistiamo in Esterno Notte. In questo caso Fabrizio Gifuni racconta Aldo Moro non solo come politico vittima di un rapimento ma come uomo impotente e indifeso davanti agli eventi.

Fabrizio Gifuni è riuscito con tre interpretazioni diverse a mostrare totalmente il carattere di Aldo Moro, entrando perfettamente in empatia con esso e cogliendo in questo modo anche quelle piccole sfumature nascoste.

I personaggi si trovano tutti nella pancia dell’attore, bisogna lasciarli venire fuori.

Fabrizio Gifuni

4. L’esordio ad Hollywood di Fabrizio Gifuni e il successo in Italia

Fabrizio Gifuni ha anche lavorato a Hollywood. Nel 2001 Ridley Scott lo sceglie come comparsa nel sequel de Il silenzio degli Innocenti dall’esaustivo titolo Hannibal, in cui Gifuni interpreta una delle tante vittime di Anthony Hopkins. Un’esperienza ricordata sempre con il sorriso dall’attore che, grazie a quella breve apparizione, sembra aver ottenuto la spinta per il suo lancio di carriera in Italia. Nel 2003 entra a far parte del cast di La meglio gioventù insieme a Luigi Lo Cascio e Alessio Boni, diventato da subito un cult.

Non solo, su quel set Fabrizio Gifuni troverà il successo meritato ma anche l’amore della sua vita.

5. Fabrizio Gifuni e l’amore

Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco
Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco 640×360

Conosciuta sul set del film di Marco Tullio Giordana, Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco si sposano nel 2000. Dal matrimonio nasconp due figlie: Maria e Valeria.

Entrambi molto riservati sia per quanto riguarda il loro amore che per quanto riguarda la loro famiglia, Sonia e Fabrizio sono due genitori la cui arte gioca un ruolo importante nella vita della figlie, anche se queste ultime hanno intrapreso strade differenti. I due non hanno mai mancato di ricordare l’importanza dei valori trasmessi ma soprattutto della loro presenza nel loro percorso di crescita, nonostante gli impegni lavorativi.

Condividono l’amore per il cinema, per la scrittura e per il teatro, non a caso si sono conosciuti recitando nella Trilogia della villeggiatura di Goldoni, per poi rincontrarsi sul set de La meglio gioventù e non lasciarsi più.

6. L’altra signora del suo cuore: la Juventus

Tifoso sfegatato della Juventus, Fabrizio Gifuni ritrova anche nella sua passione sportiva ma in generale nello sport un disegno artistico degno di essere ammirato.

Grande fan di Gianluigi Buffon, l’attore descrive il suo rapporto con la sua squadra del cuore come la storia di un grande amore. Un amore le cui radici risiedono sempre nella sua passione viscerale per la recitazione.

Ci sono dei gesti atletici nello sport a livello performativo che fai fare al tuo corpo delle cose che in condizioni normali non potrebbe fare. Che è quello che poi fa un attore. Un attore recita anche con la febbre, con un piede rotto perchè non sente niente. Lo sportivo mette in atto dei gesti artistici.

Fabrizio Gifuni

7. Fabrizio Gifuni, un’anima profonda

Fabrizio Gifuni
Fabrizio Gifuni 640×360

Raramente ci si trova davanti a un attore il cui amore per il lavoro che svolge è così intenso da oltrepassare l’essere semplice mestierante, tanto da poter iniziare a esistere come tale. Fabrizio Gifuni ama quello che fa talmente al punto da assorbirne non solo ogni elemento, ma da utilizzare ogni strumento a sua disposizione per poter comunicare al meglio come uomo. Come a esempio la lingua e la voce.

Quando era più piccolo, si è fatto artefice di uno scherzo ai danni di sua nonna, chiamandola al telefono ha imitato la voce dello zio Carlo talmente bene che la nonna ha davvero creduto di parlare con lui. I genitori scoperta la beffa e ammirati dalla bravura del loro figlio, lo hanno “costretto” come punizione a chiamare la nonna più di una volta a settimana, continuando a interpretare il famoso zio Carlo per tenerle compagnia.

Da quel momento, Fabrizio Gifuni è rimasto colpito dal modo in cui si riesca a rubare l’anima alle persone. Così da quello scherzo infantile nasce la sua voglia di fare l’attore, nasce la sua curiosità di voler “giocare con le anime, portarle fuori e guardarle”.

Egli non ha mai mancato di nascondere il suo amore per la lingua italiana, riconosciuto con una Laurea Magistrale Honoris Causa in Letteratura italiana, Filologia moderna e Linguistica conferitogli dall’università di Tor Vergata.

L’Italia è un paese ideale per un attore perché ha una composizione linguistica formidabile. Vado sempre alla ricerca dei dialetti, le storture, gli inciampi, il timbro. Qualcosa di collegato all’anima.

Fabrizio Gifuni

Un uomo il cui rapporto con la politica era forse scritto nel suo destino, non nel modo in cui ci si aspettava ma in quello che egli meritava e di cui gli spettatori avevano e hanno bisogno. Un attore (con Esterno notte ma non solo) di farsi interprete di una realtà a molti ancora sconosciuta e portavoce di una lingua quasi dimenticata, creduta ormai persa nei ricordi.

L’energia che investo a teatro è il mio primo atto politico. Quel flusso di energia spudorata in quello che scelgo di fare e ancor di più di non fare nella libertà del corpo, nella possibilità di condividere bellezza e conoscenza e di trasformarle in un felice contagio per la comunità. In questo consiste la mia personale linea politica.

Fabrizio Gifuni