Attenzione: la recensione contiene spoiler di “Stand Still Like the Hummingbird” (Euphoria 2×05)
Se nello scorso episodio di Euphoria tutti i nodi sembravano essere venuti al pettine, la bolla di bugie che circondava i protagonisti scoppiata (qui potete trovare la nostra recensione), l’episodio 2×05 arriva come una pugnalata al cuore, diretto e potente nel mostrarci cosa si è lasciato dietro lo scoppio di quella bolla di verità. È una puntata interamente dedicata a esplorare la devastazione senza fondo di Rue, il picco di sofferenza che raggiunge la vita della ragazza e di chi la ama ora che Elliot ha rivelato finalmente la verità sulla ricaduta della maggiore delle sorelle Bennett. Fin dal primo istante Stand Still Like the Hummingbird si presenta come l’episodio in cui Rue va a pezzi, in cui la sua dipendenza viene esposta e la sua spirale autodistruttiva raggiunge il fondo, fino a diventare distruttiva, corrosiva di chiunque la circondi. La sua ragazza Jules, sua sorella Gia, sua madre, chiunque la circondi va a fondo con lei, perché ormai a parlare è solo la malattia, di Rue non rimane nulla se non il dolore, la rabbia, la violenza, il desiderio di morte e distruzione. E Zendaya ci regala la sua migliore performance dall’inizio di Euphoria, il che è tutto dire considerando che la sua interpretazione di Rue Bennet nella prima stagione della serie le è valsa un meritatissimo Emmy.
L’episodio 2×05 di Euphoria è perfetto, intimo, devastante nel suo essere reale e lontano dall’estetica camp che caratterizza la serie, è scarno e potente. Rue rinnega tutto l’amore che ha ricevuto e taglia tutti i ponti, distrugge nel profondo chiunque provi a tenderle la mano, trova i punti deboli di chi la circonda e colpisce più forte che può. Accusa sua madre di non averla saputa crescere, accusa Jules di essere la ragione di tutto il suo dolore, di non amarla ma piuttosto di essere un vampiro che ne prosciuga tutta l’anima. Laddove passa Rue si lascia dietro solo devastazione, eppure è la stessa ragazza ad essere la più a pezzi di tutti, a essere ormai svuotata di ogni sentimento che non sia una rabbia feroce. E così, incapace di salvarsi, Rue inizia a scappare. La sua è fin dall’inizio una corsa disperata, che non può durare per sempre e così quando, forse per caso, forse per profonda e involontaria necessità, giunge a casa di quella Lexi che rimane l’unico punto fermo della serie, la protagonista di Euphoria si ritrova a dover affrontare le conseguenze di quello che è diventata, di quello che forse non vuole smettere di essere. E così eccola di nuovo circondata, da tutte le persone che la amano e che tuttavia non riescono ad aiutarla. A farne le spese è soprattutto Cassie, che prova a tenderle la mano e viene ripagata da una Rue che rivela a tutti, e soprattutto a Maddy, della sua tresca con Nate, tirandola a fondo con sé, scatenando il caos e trascinando a fondo ancora e ancora tutti, ma soprattutto sprofondando lei stessa.
La puntata 2×05 di Euphoria segue il viaggio fisico e psicologico di Rue mentre fugge dal dolore e dall’amore verso la ricerca dell’anestesia di ogni emozione che solo la droga sembra poterla dare, un pellegrinaggio che parte da casa sua e che durante l’episodio la porta a tagliare i ponti con chiunque, a proseguire tappa per tappa verso un vuoto sempre maggiore, una solitudine più profonda, un istinto di distruzione più forte, un’astinenza sempre più insopportabile. Per non finire in guai ancora più grandi dopo che sua madre ha buttato tutte le pillole destinate allo spaccio, ecco che la vediamo rubare, correre via, ignorare il buon senso e ogni convenzione sociale. Di Rue Bennett non è rimasto che un guscio vuoto, la dipendenza l’ha mangiata viva.
Stand Still Like the Hummingbird è allora l’episodio più angosciante di Euphoria dall’inizio della serie, un’angoscia che è duplice: psicologica, nel momento in cui vediamo Rue toccare il fondo e pure continuare a cadere, ma anche fisica, perché la puntata è un inseguimento continuo, una fuga spettacolare che raggiunge il suo apice quando la ragazza scappa dalla polizia attraversando l’intera città, sprezzante del pericolo, incurante della possibilità di ferirsi.
Vogliamo che Rue venga trovata, che riceva l’aiuto di cui ha così tremendamente bisogno , eppure quando finisce nella tana del diavolo – nei panni di Laurie – sappiamo che è l’unico posto dove sarebbe potuta finire, l’unico dove spera di poter trovare il sollievo della droga che così disperatamente cerca. E dove, bucandosi per la prima volta in una scena straziante che si concentra sull’ago, mostrando con precisione l’atto quasi fosse una procedura medica, Rue precipita senza speranza nell’abisso di una nuova dipendenza.
Nel dolore il ricordo del padre si fa più acuto, la sua mancanza ancora più insopportabile ed è lì che si sposta la testa della ragazza, crogiolandosi in un tempo passato in cui si era illusa di poter tollerare il mondo. Allora fugge di nuovo, fugge sempre, non può fermarsi un secondo o verrà catturata, da chi forse nemmeno le importa, che sia la sua famiglia, la polizia, o qualche spacciatore per lei non fa differenza, ma la fa per noi che abbiamo imparato ad amare Rue profondamente, che nonostante tutto vogliamo solo che si salvi, per quanto sembri impossibile. E così, per quando alla fine dell’episodio si apre una porta, verso casa e verso la salvezza, noi speriamo davvero che sia la ragazza ad averla aperta, che in qualche modo la sua fuga sia finita e che ora possa ritornare a camminare. Ma per scoprirlo dobbiamo attendere ancora una settimana che sarà lunghissima, in cui il destino della protagonista di Euphoria ci resterà sconosciuto.
Stand Still Like the Hummingbird è il migliore episodio di questa seconda stagione di Euphoria, che si è ripresa da una partenza fin troppo altalenante e che invece in questi ultimi episodi ha proseguito decisa verso una strada che sottolinea soprattutto le complessità psicologiche dei suoi personaggi, in un intreccio potente e intimo che trova in questa quinta puntata il suo apice, esplorando a fondo e senza freni morali l’abisso della dipendenza e tutte le conseguenze che questa comporta per chi ne soffre e per chi vi è vicino. Zendaya si conferma ancora una volta una delle migliori attrici della sua generazione, regalandoci una performance sfaccettata e straordinaria in un episodio che la vede protagonista assoluta e che siamo certi le varrà altre importanti candidature nel circuito dei premi. Non sappiamo come si evolverà la seconda stagione di Euphoria, ma se all’inizio avevamo qualche dubbio sulla direzione che avrebbe potuto prendere dopo questa quinta puntata siamo sempre più sicuri che sia quella giusta, quella che non cerca soluzioni facili o fanservice ma che piuttosto ambisce a raccontare una storia che sia autentica fino in fondo.