Euphoria, serie tv trasmessa in America da HBO e in Italia da Sky Atlantic, è uno dei prodotti più interessanti usciti negli ultimi mesi.
Si tratta di 8 episodi che raccontano le vicissitudini di Rue Bennett e del suo gruppo di amici e conoscenti. Rue è una ragazzina di diciassette anni che inizia quasi per caso a drogarsi, fino a diventare una tossicodipendente. La sua vorticosa caduta nelle droghe più svariate la trasporta in un abisso di degrado, disperazione e perdizione.
Attenzione, però, perché Euphoria non è una serie tv che si piange addosso, anzi, è velata da una sottile ironia e da uno stile narrativo che sa anche essere leggero e malinconico nei momenti giusti. Non aspettatevi, quindi, l’ennesima triste storia di una ragazza perduta.
Prima di tutto, perché Rue è buffa e Zendaya la interpreta alla perfezione, sa essere odiosa, cinica, aggressiva, bruttissima e incantevole a seconda delle situazioni. Zendaya, giovanissima e con una carriera di tutto rispetto alle spalle, cantante, attrice e icona di moda dà vita a Rue, rendendola un personaggio in carne e ossa, che fa ridere e arrabbiare al tempo stesso.
Seconda cosa: probabilmente per la prima volta nella storia della televisione, un personaggio transgender è interpretato da un vero transessuale. Lei è Hunter Schafer, modella, attrice, artista e attivista dei diritti civili del movimento LGBT.
La storia, inoltre, è intervallata da lunghi monologhi di Rue che diventano delle divertente scenette (come quella sulle fanfiction sugli One Direction o quelle delle foto porno inviate via messaggio), o proprio delle grida di dolore che parlano dei traumi e delle vite passate dei suoi amici e delle persone che la frequentano.
Ogni ragazzo, ogni adulto nasconde indicibili segreti, choc e violenze mai confessate. Ci sono identità sessuali quasi impossibili da accettare, un irreprensibile padre che adesca giovani sotto lo pseudonimo di DominantDaddy, una ragazza che usa il sesso come un modo per attirare l’attenzione degli uomini. C’è una tra le più popolari del liceo invischiata in una relazione malsana e un’altra che, da sempre sottovalutata, scopre che il sesso può essere potere (ma a che prezzo?).
La stessa Rue ha un rapporto complicato con la propria sessualità: la sua vita sentimentale è stata disastrosa, parole sue, e il sentimento che nutre nei confronti di Jules è complicato.
Euphoria non indora la pillola e non gira intorno agli argomenti: il sesso è esplicito, a trecentosessanta gradi. Non ci sono censure e poco viene lasciato all’animazione, si parla di porno, ci sono nudi frontali maschili (moltissimi), il linguaggio è crudo, diretto, concreto. Parla ai giovani, col linguaggio dei giovani.
Non è un argomento semplice ed Euphoria non vuole essere una serie glamour: è un prodotto HBO, quindi si mette sulla falsariga del linguaggio senza peli sulla lingua tipico di questo network.
Bellissime le ambientazioni, i colori, la regia alternativa, a tratti quasi onirica, il modo in cui Rue riesce a “intromettersi” nella storia con le sue riflessioni e ancora più bella la colonna sonora.
Un capitolo a parte merita proprio quest’ultimo punto: la colonna sonora di Euphoria, curata da Labrinth, cantautore, musicista e produttore britannico, varia dai grandi classici agli autori più moderni. Non mancano canzoni di Labrinth stesso, ma ci sono Drake, Lil’ Wayne, DMX, Madonna, Billie Eilish, Rosalía e molti altri. Ogni canzone ha un senso perfetto all’interno della narrativa, anzi, ne migliora addirittura la qualità.
Euphoria non è una passeggiata di salute: molto spesso arriva diretta allo stomaco, ma è bella, curata, intensa e accattivante. Assolutamente da non perdere.