Il sole caldo che aspetti con trepidante attesa durante i giorni freddi dell’inverno. L’azzurro del mare e il suono armonioso delle onde che sfidano la sabbia. Ma anche tempesta e temporali. Soprattutto il cielo grigio e la notte priva di luna, senza luce. Euphoria è tutto questo. Euphoria ha parlato degli adolescenti e quando si parla di adolescenti aleggiano nell’aria stupore e meraviglia. È stato un viaggio pazzesco nella mente bellissima e contorta di un gruppo di ragazzi in cui ci siamo spesso immedesimati. Ma è anche il disegno crudo e spietato dei problemi in cui spesso si affoga in tenera età. Euphoria è una serie unica nel suo genere proprio perché si emancipa dal classico copione dei teen drama. Ha saputo coniugare amore e dolore come se fossero figli della stessa madre e attraverso una brutale onestà, confrontarsi con le difficoltà che attanagliano i più giovani. La serie ha spesso usato contenuti espliciti per porre l’attenzione su temi considerevoli come droga, sesso, traumi e ricerca della propria identità. In fondo, chi siamo noi quando abbiamo ‘solo’ diciassette anni? A quell’età ci troviamo al punto zero, sospesi in un costante e sottile non equilibrio.
Se Euphoria fosse un concetto astratto sarebbe fragilità e non è un difetto. Sentirsi fragili significa abbracciare la sensibilità e la sensibilità è l’unica attitudine che si avvicina all’amore. Tutti i personaggi della serie hanno affrontato la propria fragilità e le paure nascoste dentro le scarpe. La stessa Zendaya ha affermato che Euphoria, soprattutto nella seconda stagione, è un’opera molto matura e non destinata ai deboli di cuore. Guardare Rue districarsi tra pillole e droga non è stato facile. Il modo con cui Fezco ha cercato di proteggere Ashtray per tutta la vita ci ha fatto versare qualche lacrima. Un po’ come se il pianto espiasse il dolore.
‘’If the sky that we look upon should tumble and fall or the mountain should crumble to the sea, I won’t cry, I won’t cry. No, I won’t shed a tear Just as long as you stand, stand by me’’
Questa canzone, cantata da Lexi e Fezco, potrebbe accompagnarci nella visione dei momenti più tristi della serie come quando un amico ci fa da spalla destra facendoci sentire meno soli. Perché Euphoria è costellata di tristezza e un amico ci aiuterebbe ad incassare meglio qualche colpo nello stomaco.
Ecco la classifica dei 5 momenti più commoventi di Euphoria:
5)Il crollo emotivo di Nate
Nate Jacobs è uno dei personaggi più controversi di Euphoria. Appare duro e forte, ma sono solo scudi con cui difendere la propria debolezza. Cresciuto in una famiglia da cui non si sente amato, cerca di dominare gli altri per non sentirsi abbandonato. È un meccanismo naturale: la paura dell’amore porta odio. Nella serie è stato tratteggiato a lungo il suo rapporto con il padre. Un rapporto difficile fatto di bugie e abbracci mai dati. Le violenze psicofisiche del padre e i continui litigi mostrano tutta la fragilità di Nate che è spesso vittima di insulti in casa. Nell’episodio 8 della prima stagione, dopo aver avuto delle difficoltà in un rapporto sessuale con Maddy e dopo aver perso il controllo della propria squadra di football, Nate si ritrova faccia a faccia con il padre. I due hanno un confronto acceso fino ad usare le mani. Nate ha un violento esaurimento nervoso che lo porta a piangere a dirotto mentre tira pugni sul pavimento. Anche chi ha spesso odiato Nate per il suo modo di fare, ha provato compassione durante questa scena così triste.
L’aborto di Cassie
Cassie è luce che abbaglia. Per tutta la durata dello show ha catturato l’attenzione grazie al suo carattere particolare. L’allontanamento del padre ha spezzato il suo cuore e tarpato le sue ali, ma ha sempre avuto la giusta dose di energia per risollevarsi. Nel corso della storia è stato spesso l’oggetto del desiderio tra il pubblico maschile e intrattiene relazioni con moltiplici ragazzi. Uno di questi è McKay. Nella prima stagione Cassie scopre di essere incinta ed è molto entusiasta, ma lo stesso Mckay le suggerisce di abortire. Dopo averlo lasciato, decide con l’aiuto di sua madre di abortire. Accompagnata da quest’ultima ha un colloquio con una dottoressa che le chiede se la sua decisione è definitiva. Cassie ha gli occhi pieni di lacrime. Come sarebbe stata la sua vita con un figlio? Probabilmente sarebbe stato l’unico ad amarla per quello che è. Questo episodio ha un forte slancio emotivo e attraverso una trovata geniale ci restituisce tutto il peso della situazione. Cassie è stesa sul lettino pronta a perdere il bambino e mentre i medici le danno una pillola per attenuare il dolore, ella sogna. Sogna se stessa che danza su una distesa di ghiaccio. La danza è libertà e spensieratezza, ma soprattutto vita. La vita è l’unico anelito pronto a sfidare la morte, la morte del bambino.
Il litigio tra Rue e sua madre
Rue ha rotto le cuffie della sua vita assumendo droghe e psicofarmachi come se fossero degli antidoti per sopravvivere. Tra luci e musica assordante c’è sempre chi resta in silenzio. Rue è restata troppo tempo in silenzio e non ha mai chiesto aiuto, convinta di potersi salvare da sola. Eppure c’è stato qualcuno che ha provato sempre a porgerle la mano. La madre. La signora Leslie ha cercato di arginare la depressione e lo stato bipolare della ragazza tentando di eliminare ogni traccia di stupefacenti, ma non ci è mai riuscita del tutto. Ogni qual volta si prefissava di aiutare Rue, quest’ultima le ordinava di non intervenire nei suoi affari. Nella seconda stagione Jules mette la madre di Rue al corrente della ricaduta della figlia, spingendola a sbarazzarsi della scorta di droga che Rue teneva nella valigia. A questo punto Leslie affronta Rue in una scena che ci ha fatto venire i brividi. Rue è in preda al panico e danneggia la casa, mentre incolpa la madre di non essere all’altezza di un buon genitore. Seduta a terra e senza forza si lascia andare a queste parole che abbiamo ascoltato come si ascoltano i problemi che ci stanno a cuore:
“mi dispiace, non volevo farvi paura. Io voglio ripulirmi, ma non ce la faccio. Non ho più voglia di esistere”
Fezco e Ashtray sfidano la polizia
Fezco e Ashtray non sono fratelli di sangue ma è come se la vita li avesse partoriti nello stesso momento. Sono legati da un sentimento più forte delle dinamiche in cui sono inghiottiti e affrontano ogni ‘guerra’ insieme. L’uno la spalla dell’altro, hanno vissuto con la consapevolezza che non puoi essere altro di ciò che sei. Nell’ultima puntata i due si sono resi protagonisti di una delle scene più drammatiche di tutta la serie. Mentre Custer, un informatore della polizia, cerca di convincere Fezco a rivelare il suo ruolo nell’omicidio di Mouse, Ash prima lo pugnala e poi lo soffoca. Minuti più tardi arriva la polizia e i fratelli cercano di nascondersi tra le mura amiche di casa. Fezco implora Ash di arrendersi alla polizia, permettendogli di prendersi la colpa dell’omicidio di Custer. Sporco di sangue e con la ‘colpa’ di essere lontano dal fratellino, Fezco urla disperatamente. Non può permettersi di perdere l’unica persona che ama. Ash invece si chiude in bagno con varie armi e affronta gli agenti di polizia in una sparatoria. Nel fuoco incrociato, Fezco viene ferito da un colpo allo stomaco e Ash colpito alla testa. Come due mani legate da una vita che si spezzano, Euphoria finisce cosi.
Rue legge la lettere dedicata al padre
Ci sono attimi in cui la vita ti sconfigge e in cui sembri soltanto un filo d’erba in un prato di girasoli. Rue si è sentita in questo modo quando ha dovuto dire addio al padre. Ma la morte non cancella i ricordi mentre i ricordi annullano il tempo. Siamo capaci di spazzare via le leggi della vita attraverso la memoria. Possiamo toccare una persona anche se è volata via, basta affidarsi ai sogni, tendere la mano al cielo e chiudere gli occhi. Questa è parte della lettera che Rue ha dedicato al padre:
Ti ho guardato morire e niente mi sembrava reale, non sentivo la vita nel modo in cui dovevo sentirla. E se il motivo per cui mi è sembrato tutto un film fosse perché volevo credere che perderti facesse parte di una storia più grande? Una storia che sto ancora plasmando?Mi ricordo che un paio di giorni prima che tu morissi mi hai detto che se avessi voluto stare con te mi sarebbe bastato chiudere gli occhi, hai detto che i ricordi esistono fuori dal tempo e non hanno né un inizio nè una fine, hai detto che finché vivrò sarai con me per sempre. Mi manchi papà, mi manchi finché non chiudo gli occhi