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La distruttiva tenerezza di Fez

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Tra i tanti personaggi di Euphoria, contraddistinti da personalità diverse, tutte uniche e particolari, c’è un piccolo diamante grezzo, grezzissimo ad essere onesti, ed è quello di Fez. Ciò che più colpisce di questo ragazzo, di questo personaggio, è la doppia valenza del suo sguardo: glaciale, a primo impatto, ma profondo e triste quanto nessun altro all’interno della serie. In Euphoria, le storie dei vari personaggi ci vengono presentate di volta in volta, permettendoci di conoscere la vita privata di ognuno di loro e, dunque, ciò che motiva il modo che hanno di comportarsi. La vera storia di Fez è senza ombra di dubbio la più complessa, più che drammatica, dato che in una serie come Euphoria, che indaga nei traumi dei suoi personaggi, stabilire un grado di drammaticità per ognuno sarebbe faticoso e inutile. Ognuno ha il suo, ci insegna la serie di Sam Levinson, ma effettivamente Fez sembra rappresentare un point of view esterno rispetto alla vita dei suoi coetanei, per un milione di motivi.

Fez, il lupo solitario di Euphoria

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Fez (640×360)

Ciò che sappiamo sulla vita del personaggio di Fez è che viene “adottato” e cresciuto da sua nonna Mary, una spacciatrice a capo di un vero e proprio impero della droga. La donna lo sottrae dalle grinfie di un padre violento e lo fa crescere in un contesto drammatico e atipico, in cui lo tratta come come un socio in affari a tutti gli effetti, forse per combattere la sua stessa solitudine. In questo modo, Fez, viene allevato e preparato per essere, un giorno, il diretto successore di un impero criminale. Questi si ritrova, dunque, a vivere in un mondo che era stato scelto per lui, senza avere la reale possibilità di sperimentare una vita normale. Inoltre, fin da piccolo si ritrova a dover gestire un altro bambino, il piccolo Ash, sviluppando un forte senso di protezione e fiducia reciproca. La bellezza dei personaggi di Euphoria risiede nel modo in cui questi riescono ad avere dei tratti di umanità anche nel compiere i gesti più riprovevoli. Fez cresce e sviluppa una doppia chiave di lettura della vita: da una parte il lavoro, un lavoro che non ha scelto ma che si è ritrovato a dover fare, seppur senza vere e proprie reali motivazioni, e dall’altra la protezione e l’amore incondizionato riservati ad Ash, unico pilastro della sua esistenza. Ed è proprio questo che tiene a galla entrambi: soli in un mondo, l’unico che gli è dato conoscere, cupo e spaventoso. I due sanno di poter contare l’uno sull’altro ad ogni condizione, e il senso di appartenenza che li lega riesce a mantenerli in vita.

Doppia faccia

Euphoria (640×360)

C’è una sequenza, una delle più famose di Euphoria, che spiega al meglio i tratti dell’irrequieto carattere di Fez. Si tratta della scena finale dell’opening della seconda stagione, dal titolo “Cercando di andare in paradiso prima che chiudano la porta”; Fez, dopo aver avuto un primo approccio con Lexi in cui ha cominciato ad aprirsi con lei, poco prima di andar via dalla festa affronta Nate con ferocia, pestandolo a sangue. Per tutta la sera ha parlato con Lexi, pienamente coinvolto nei fatidici primi attimi di una storia d’amore, senza mai rinunciare ad essere se stesso o sentire il bisogno di fingere, per poi scattare all’improvviso, trasformarsi e scatenarsi su Nate, per risolvere delle “questioni arretrate”. Il doppio volto di Fez sta tutto in questo alternarsi di emozioni che lo portano a sprigionare la bestia che vive in sé. La cosa più spaventosa è la continuità espressiva del personaggio, focalizzato sulle sue azioni con uno sguardo glaciale. La tenerezza di Fez è un’arma distruttiva perché lo porta a compiere gesti sconsiderati in momenti di debolezza, pur di difendere le persone che gli sono accanto. Purtroppo per lui però, non ha conosciuto un mondo in cui è possibile percorrere un’alternativa alla sua vita al limite, non ne ha mai sentito l’esigenza e vive in un limbo in cui tutto è come dovrebbe essere anche se a lui non piace o interessa. Fez è abituato alla solitudine, nonostante inconsciamente lotti per non doverla percepire, ma in lei ci si è solamente trovato, senza volerlo.

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Lexi e Fez (640×360)

Fez è il personaggio più borderline di Euphoria, nonostante dimostri a più riprese di essere anche il più saggio. Non ha avuto né un’infanzia né un’adolescenza normale, lontanamente felice, ma comunque ha imparato a vivere, in un certo senso. E’ sempre il senso di appartenenza che ritorna, come se la bestia che è in lui sia comunque nata con un’inclinazione verso il branco, la protezione dei più deboli, nonostante come un lupo solitario sappia badare a se stesso e non necessiti di fidarsi di nessuno. Fez, umanamente, avrebbe avuto un potenziale enorme in qualità persona libera, ma è stato costretto a vivere la vita di qualcun altro e ciò che sta facendo non è nient’altro che proteggere la sua appartenenza a quel mondo che lo ha rovinato. Il suo vero potere è quello di essere riuscito, in totale autonomia, a sviluppare una delicatezza interiore che lo porta ad essere un vero e proprio punto di riferimento per chiunque gli stia vicino. Da autodidatta, Fez ha imparato ad amare, a voler davvero bene a qualcuno, da Ash a Lexi, passando per Rue, ovviamente. Nonostante non abbia niente in comune con loro, tranne che per suo fratello, riesce comunque ad empatizzare e ad esprimersi con chi gli ispira fiducia. Ash inoltre, a differenza sua, non saprebbe riuscito a cavarsela da solo, per via di un carattere cento volte più irrequieto del suo. Fez è un prodigio, in effetti, perché nonostante tutta la miseria e il dolore che ha dovuto conoscere, riesce comunque a filtrare il bene, a riconoscerlo ed apprezzarlo: sa fidarsi di qualcuno.

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Fez (640×360)

Nonostante sia pieno di difetti, queste sue capacità riescono a tenerlo in vita, nel senso che rendono vivo quello sguardo così drammaticamente freddo. Fez è anche l’unico personaggio di Euphoria per cui non sembra esserci alcuna via d’uscita, perché il dolore che ha vissuto è parte integrante della sua quotidianità, se lo trascina dietro e continua a viverlo senza mai cercare un’alternativa vera e propria, senza mai provare a smettere di camminare da solo nel buio, nonostante il branco sia sempre un ricordo lucido.