Niente al liceo dura per sempre.
Anonimo
La Gen Z è la generazione senza regole. Almeno questa è l’idea che, talvolta in maniera abbastanza forzata, Euphoria vuole trasmettere ai suoi spettatori. La serie tv, creata da Sam Levinson (che puoi recuperare alla pagina dedicata di NOW), esplora l’adolescenza senza mezze misure, quella della nuova generazione che vorrebbe stravolgere il mondo e avrebbe anche gli strumenti per farlo ma finisce per perdersi in se stessa, confusa e bombardata da immaginari contrastanti. La generazione che non vuole imporre etichette ma che poi ha bisogno di sentirsi parte di una comunità ben precisa, quella che ha sostituito i cartoni animati del pomeriggio con i reel su Tik Tok, quella che si aggrega in massa sulle live di Twitch ma è sempre più spaventata dai contatti umani.
Una generazione vulnerabile e appassionata che si è ritrovata in un mondo sempre più stanco e affaticato.
Con Euphoria si torna a parlare di teen drama (qui vi abbiamo parlato dei migliori teen drama a tinte crime) ma non c’è più nulla di quei Dawson’s Creek, Gossip Girl e Gilmore Girls con cui un’altra generazione (la mia) è cresciuta. L’aveva già fatto Skins, ormai parecchio tempo fa, ovvero raccontare le insidie e i problemi di un’intera generazione utilizzando un approccio molto più dark e senza fronzoli. Euphoria rincara la dose, esplorando tutte le molteplici sfaccettature di questa Gen Z sulla bocca di tutti.
Sono così messe a fuoco, in maniera impietosa, le fragilità e le problematiche di una generazione che sente di esser stata completamente abbandonata. Il bisogno di scappare, la ricerca delle droghe, i disturbi alimentari, la sensibilizzazione sulle malattie mentali e il sesso libero diventano elementi costanti di una storia che è anche un po’ un grido di aiuto. Lì dove The Idol non è riuscito per niente a centrare il bersaglio (qui vi abbiamo raccontato i 7 peggiori difetti di The Idol) trasmettendo qualsiasi messaggio sbagliato possibile, Euphoria colpisce in pieno come un pugno allo stomaco lasciandoci boccheggianti e stravolti. L’adolescenza è raccontata come un periodo caratterizzato da una sensazione di invulnerabilità, spensieratezza e un’illusione di eterna giovinezza ma è anche un bosco oscuro degno delle migliori fiabe dei Grimm dove lupi, orchi e streghe hanno le fattezze di spacciatori, quaterback e genitori assenti.
L’adolescenza di Euphoria è un viaggio complicato, in cui la leggerezza che dovrebbe accompagnare quegli anni è sfidata da esperienze che plasmano profondamente i personaggi.
Tutti i ragazzi e le ragazze di Euphoria sono adolescenti imperfetti e senza ancore a cui aggrapparsi. Stanno cercando di comprendere disperatamente chi sono e quale sia il loro posto nel mondo e, per farlo, tendono spesso a inseguire falsi idoli e a scadere nei comportamenti più rischiosi. Nella loro strenua convinzione di essere intoccabili, i protagonisti non si fanno remore ad abusare di droghe, alcol e altri tipi di dipendenze, non per forza fisiche. Ma sono sperimentazioni che li provano nella mente e nel corpo, lasciandoli sempre più in pezzi e, soprattutto, privi degli strumenti per incollarli di nuovo.
Rue soffre di depressione, e da quando ha perso il padre è caduta in un vortice di dipendenze alle quali non ha mai dato il peso necessario. Neppure dove un’overdose. La ragazza percepisce la morte come qualcosa di irreale, lontano e che, di conseguenza, riguarda sempre gli altri e non lei. Come vedere notizie di cronaca nera e guerre al telegiornale e non realizzare fino in fondo che anche quella sia la vita reale.
Esiste anche se non è capitato a noi.
La giovinezza porta con sé un senso di invulnerabilità che scompare solo con il passare degli anni, come se nella mente di ognuno di noi si sbloccasse un piccolo reparto di una biblioteca dal titolo “senso di finito”. Fino a quel momento siamo strenuamente convinti che nulla ci possa toccare, ancor di più quando siamo bambini. Ed è proprio questa sensazione costante di invincibilità a spingere i personaggi verso sentieri autodistruttivi. In Euphoria non solo le droghe di Rue ma anche relazioni tossiche in cui rimangono invischiate Jules, Maddie e Cassie. Ognuna di loro si invaghisce dello stesso ragazzo idealizzandolo nella propria mente e legandosi in maniera ossessiva a quella immagine ignorando la realtà dei fatti.
Nate diventa l’amante sensibile, passionale e fedele ma nessuno dei questi aggettivi ben si accosta alla personalità del ragazzo che nasconde un universo di contrasti. Le relazioni che tutte loro, e non solo, intrecciano sono intrinsecamente legate alla fase della vita in cui si trovano, con tutte le complessità e l’instabilità che ne derivano.
I momenti di euforia sembrano promettere una felicità eterna, ma è solo un’illusione.
Le esperienze estreme e turbolente, invece di portare a una felicità duratura, spesso lasciano i personaggi di Euphoria vuoti e alla ricerca di qualcosa di più significativo. Alla disperata ricerca della felicità, i ragazzi si affidano a immagini senza valore, idealizzate dallo schermo di un cellulare, scambiandole per manifestazioni di libertà e individualità. Non si rendono conto di essere passivi fruitori di una propaganda di orwelliana memoria. Perché questa ricerca dell’eterna felicità è anche legata al confronto con un’ideale di vita perfetta, spesso perpetuato attraverso i social media. Gli adolescenti si confrontano costantemente con le vite, solo in apparenza, perfette dei loro coetanei e dei modelli imposti dalla società, creando un’aspettativa irraggiungibile ma, soprattutto, fasulla. Per questo motivo il senso di frustrazione non potrà mai essere colmato dando vita a un circolo vizioso senza uscita che sfocia, spesso e volentieri, nella depressione e nell’ansia cronica.
Euphoria riesce, in tale senso, a mostrare chiaramente le illusioni di cui sono imbevute costantemente le nuove generazioni e a smascherarle una dopo l’altra.
Quando i personaggi devono affrontare la realtà delle loro vite, quando devono venire a patti con le loro scelte, ecco che la sfida vera inizia. Ma con le vere sfide arrivano anche le soddisfazioni e i risultati che esistono oltre il vetro di uno schermo. Sopra ogni altra si erge la figura di Lexi che, fin dalla prima stagione, si è distinta come la voce della ragione dello show e l’unica persona veramente reale in un mondo di maschere. L’apice della seconda stagione è, infatti raggiunto proprio da questo personaggio e dallo spettacolo teatrale che mette in scena al liceo basato sulle vite assurde che riguardano sua sorella e le sue amiche. Con questa metanarrazione, Euphoria ridicolizza le situazioni grottesche e paradossali in cui sono rimaste coinvolte Rue, Jules, Maddy, Cassie e Nate facendoci sorridere ma anche riflettere
Di colpo, ciò che sembrava di vitale importanza viene ridimensionato attraverso lo sguardo critico di Lexi e la sua notevole maturità, rimettendo al loro posto tutti i personaggi di questa tragicommedia chiamata Euphoria (vi lasciamo con la nostra classifica dei momenti più commoventi in assoluto della serie).