Il 2019 è stato l’anno in cui abbiamo dovuto salutare alcuni degli show che ormai seguivamo da tempo (Game of Thrones, Mr. Robot e non solo, qui trovate gli altri addii più lancinanti) ma è stato anche un anno che ha portato tante novità interessanti nel panorama delle serie tv, fra le quali è doveroso citare Euphoria. Trasmesso negli USA da HBO a partire dal 16 giugno 2019 e poi in Italia su Sky Atlantic a partire dal 26 settembre 2019, è un teen drama creato da Sam Levinson e basato sull’omonima miniserie israeliana.
La storia di Euphoria è ambientata in una high school americana in cui possiamo ritrovare alcune delle caratteristiche tipiche del teen drama: il gruppo degli atleti, la cerchia delle ragazze più popolari e, ovviamente, gli emarginati e gli incompresi. Ma la forza della serie non sta tanto nel riproporci storie, personaggi e contesti già visti quanto più nel prendere un genere che già conosciamo e rivoluzionarlo per creare un prodotto assolutamente nuovo e intrigante. Con la sua visione, Sam Levinson ci porta a osservare da vicino la Generazione Z, mostrandoci una realtà quotidiana fatta di droghe, sesso, eccessi e dipendenze. Infatti, sin dal primo episodio ci è subito chiaro quanto Euphoria non abbia paura di essere esplicita e decisamente provocatoria. Ed è proprio per questo motivo che l’ho amata tanto. In 8 episodi non c’è stato un momento in cui non fossi totalmente presa dalla storia, dai personaggi e dalla meravigliosa fotografia.
Il ritratto crudo e violento del mondo di Rue e degli altri personaggi non solo mi ha conquistato e spiazzato, mi ha persino fatto rendere conto di quanto Euphoria abbia rappresentato un’evoluzione del genere teen drama e del modo di raccontare la storia di personaggi e di realtà sempre più attuali e talvolta scomode.
Qui di seguito i 5 motivi per cui Euphoria è stata un successone.
1) Personaggi complessi e inaffidabili, segnati dai propri traumi
Uno dei punti di forza di Euphoria sta sicuramente nei suoi pochi ma complessi protagonisti. Al di là della trama orizzontale che si sviluppa nel corso della stagione, ogni episodio si apre con un approfondimento su uno dei personaggi principali, dandoci la possibilità di dare uno sguardo al loro passato e di approfondire l’origine dei loro traumi e dei loro comportamenti.
La protagonista di questo innovativo teen drama è Rue (interpretata da una magnifica Zendaya), una diciassettenne tossicodipendente appena uscita dalla riabilitazione in seguito a un’overdose ma non per questo meno incline a comprare subito altre droghe dal suo amico e spacciatore Fezco. Dunque, sin da subito, ci viene presentata una ragazza problematica, con un passato e un presente difficile, segnata dalla morte del padre e dall’abuso di droghe. Un personaggio estremamente interessante ma allo stesso tempo anche decisamente inaffidabile, proprio perché offuscato dalla dipendenza e dal dolore.
Accanto a Rue, troviamo altri personaggi altrettanto complessi e intriganti. Jules è una ragazza transgender appena arrivata in città segnata da un passato difficile: internata in un ospedale psichiatrico quando era ancora solo una bambina per colpa della madre, vittima di bullismo e di autolesionismo, affronta poi una transizione sessuale grazie soprattutto al sostegno del padre. A causa della mancanza di appoggio e affetto da parte della mamma, Jules è sempre alla ricerca di rapporti occasionali perlopiù violenti per colmare un vuoto interiore e assecondare la sua necessità di amore.
Poi abbiamo Nate, quarterback con tendenze decisamente violente, pieno di insicurezze sulla propria sessualità e con una famiglia apparentemente perfetta ma in realtà piena di segreti, basti pensare al padre Cal, infedele e bugiardo.
Durante la storia troviamo poi altri personaggi, ognuno dei quali porta sulle proprie spalle un fardello diverso: la lotta col peso e l’accettazione del proprio corpo per Kat, le pressioni da parte della famiglia per essere un atleta di successo per McKay, la necessità di essere desiderabile e l’incapacità di allontanarsi da relazioni tossiche per Maddie e infine le difficoltà e i pregiudizi che Cassie deve affrontare per via del suo aspetto prorompente e, agli occhi di molti, volutamente provocatorio.
Dunque non solo Rue ma anche tutti gli altri personaggi di Euphoria sono segnati dai traumi del loro passato che in un modo o nell’altro li hanno condizionati e portati a essere ciò che sono: individui complessi, sfaccettati, imperfetti, inaffidabili e con cui non è sempre così facile immedesimarsi.