Sappiamo tutti quanto distinguersi dagli altri sembra essere importante al giorno d’oggi, nella vita vera come in quella fittizia. Ma essere originali non è sempre una cosa positiva: il rischio di fare un passo falso è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si tratta di affrontare temi complessi, difficili e talvolta delicati. Bisognerebbe dunque fare un lungo applauso a quelle serie tv che riescono ad aprirci una finestra sul mondo in maniera innovativa, senza cadere nei soliti stereotipi; o, ancora meglio, utilizzando questi ultimi per riscrivere nuove storie. Euphoria, Atypical e molte altre: vediamo i temi più originali che siano mai stati trattati all’interno di una serie tv (e come questa ha finito per entrarci nel cuore proprio per questo motivo).
1) Il conflitto nordirlandese (Derry Girls)
Una serie come Derry Girls, non ponendosi come prodotto di genere storico, correva il rischio di risultare irrispettosa e per nulla divertente. Al contrario, la serie creata da Lisa McGee centra in pieno l’obiettivo e riesce a raccontare con un’ironia pungente i disordini che infiammarono l’Irlanda del Nord dagli anni ’70 agli anni ’90. Pur presentandosi come una commedia, la serie ci regala un visione originale della guerra vista attraverso gli occhi dei giovani, riuscendo a comunicare a pieno il loro smarrimento davanti ad un conflitto che non hanno voluto e che non comprendono fino in fondo. Pur relegato quasi sempre sullo sfondo, Derry Girls riesce a rendere protagonista il tema bellico raccontandoci la sua pervasività nella vita di tutti i giorni e porta a termine un compito per niente facile: utilizzare la risata per raccontare la sofferenza.
2) Il regime dittatoriale in Corea del Nord (Crash Landing On You)
Cosa c’è di meglio di una storia d’amore per raccontare le difficoltà di un paese dittatoriale e isolato dal resto del mondo? Accolto in maniera positiva dalla critica, il k-drama distribuito da Netflix si libera da tutti gli stereotipi e riesce a trasmettere candidamente le sfaccettature di un paese controverso senza per questo demonizzarlo. Complice anche una ricostruzione fedele della vita quotidiana in Corea del Nord, la serie racconta in modo quasi fiabesco e a tratti divertente (come solo l’industria cinematografica coreana sa fare) tutte le difficoltà di un conflitto nascosto che va avanti da più di mezzo secolo. Menzione d’onore al personaggio di Ri Jeong-hyuk: un incredibile Hyun Bin ci restituisce appieno un uomo diviso tra la fedeltà alla sua patria e la consapevolezza di quanto questa si poggi su ideali distorti e per certi versi profondamente sbagliati. La storia d’amore non è solo coinvolgente, ma risulta sana e bella nella sua semplicità. Infine, con tutte le critiche del caso che possono essere fatte ai prodotti sudcoreani, Crash Landing On You ha sicuramente il pregio di ricordarci una cosa fondamentale: distinguere i buoni dai cattivi non è mai così facile e che forse, davanti all’amore, siamo davvero tutti uguali.
3) Lo studio delle micro espressioni (Lie to Me)
Se è vero che esistono decine e decine di serie che parlano di medicina, psicologia, psichiatria e i diversi rami che la riguardano, si può dire che come Lie to Me esiste ben poco in giro. La serie con protagonista un affascinante e insopportabile Tim Roth tratta di un tema molto specifico, quello della cinesica (ovvero la scienza che studia il linguaggio del corpo): un psicologo esperto di comunicazione non verbale mette a disposizione la sua conoscenza per aiutare la polizia a risolvere crimini. Se da una parte la serie forse esagera con la premessa iniziale da cui muove tutta la narrazione (spero non sia così facile capire se una persona sta mentendo), ha sicuramente il merito di aver fatto luce su una branca della psicologia di cui non si parla molto spesso. Consigliato a tutti gli amanti di Criminal Minds che cercano qualcosa di più leggero e meno destabilizzante.
4) L’autismo (Atypical)
E’ veramente difficile parlare di autismo (o della sindrome di Asperger, per essere più precisi) senza cadere nella banalità. Non solo Atypical è riuscito a distruggere qualsiasi canone riguardante il genere, ma si è ritagliato uno spazio nel panorama seriale come uno dei prodotti migliori degli ultimi anni. Il punto forte della serie, al di là del cast esageratamente bravo che la caratterizza, è la scelta di parlare dei disturbi dello spettro autistico con una semplicità, umanità e attenzione al tema che non si vede spesso in giro. Non si tratta solo di parlare della malattia e di come la si affronta: Atypical presenta diverse figure, ognuna più importante dell’altra e tutte caratterizzate molto bene, che si ritrovano a fare i conti con una vita diversa da tutte le altre. Perchè, alla fine, Sam ha semplicemente un cervello diverso da tutti gli altri. Ed è qui che la serie fa il balzo più grande: riesce a raccontare di una malattia senza ridurre il tutto alla malattia stessa. Spostando continuamente il focus (un po’ come fa Euphoria) ci viene restituito un racconto corale che riesce ad entrarci nel cuore perché, nella sua semplicità, si avvicina più di tanti altri prodotti alla vita vera.
5) La disforia di genere e la transizione (Euphoria)
Si è tanto parlato di Euphoria, nel bene e nel male. Ormai sembra essere chiaro a tutti quanto questo gioiellino targato HBO abbia condizionato la cultura mediale degli ultimi anni, con la sua capacità di raccontare le controversie dei giovani con una crudezza e una forza decisive. In tal senso, è impossibile non citare il personaggio di Jules in (interpretato da una bravissima Hunter Schafer, donna transgender); la sua capacità di portare in scena tutte le difficoltà e il dolore di sentirsi in un corpo che non è il proprio non può e non deve rimanere nell’ombra. Bastano infatti pochi minuti del quarto episodio della prima stagione per far emergere la potenza di un racconto che non ha niente di leggero e che colpisce al petto. Per tutto il corso della narrazione la serie tratta il tema con l’attenzione e la delicatezza che merita, pur non servendosi di molte parole. Eppure riesce a bucare lo schermo: sappiamo bene quanto Euphoria sia in grado di dire pur senza aprire bocca.
6) La schizofrenia (I Know This Much Is True)
Trattare di un tema delicato come la malattia mentale non è mai facile. Eppure I Know this much is true, miniserie trasmessa su HBO nel 2020, ci riesce molto bene partendo da una premessa vincente: modificare il punto di vista. La serie (di cui abbiamo parlato in questo articolo) ci racconta il dramma della malattia attraverso gli occhi di Dominick, costretto a rapportarsi costantemente alla schizofrenia del fratello gemello Thomas. Mark Ruffalo ci regala una performance straordinaria e riesce a farci empatizzare con due fratelli che, pur essendo esteriormente identici, vivono drammi opposti: uno la sofferenza di una malattia complessa e imprevedibile, l’altro i sensi di colpa causati da una “fortuna” che sente come un peso. La serie creata da Derek Cianfrance riesce a sensibilizzare sul tema senza mai discostarsi dal suo obiettivo principale: portare in scena un legame puro come quello tra fratelli e la loro capacità di rialzarsi, anche quando tutto sembra andare in pezzi.