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La potenza narrativa di Euphoria e l’evoluzione della serialità negli ultimi anni

Euphoria
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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Euphoria

Negli anni, sono state diverse le serie tv ad aver dimostrato che spesso il fine di questi prodotti non è solo raccontare una storia che intrattenga gli spettatori, ma anche essere veicoli di determinati messaggi, diventare un punto di incontro tra generazioni diverse, trattare e normalizzare tematiche audaci sensibilizzando il grande pubblico all’empatia. Tutto ciò è ovviamente riscontrabile in alcune serie più che in altre: ed oggi, è importante dare valore ad alcuni prodotti che che meritano di essere analizzati per ciò che rappresentano, più che per quello che raccontano. Euphoria rientra sicuramente tra questi.

Sulla carta può sembrare una serie che prometta una certa banalità nei contenuti, ossia il racconto di una fase di vita (quella degli adolescenti del secondo ventennio del Duemila). In pratica, risulta piuttosto uno squarcio sull’età più cruda e cattiva di tutte: quell’età che non ti lascia in pace, che ti fa rincorrere la vita adulta temendo di raggiungerla e accorgersi di non aver vissuto abbastanza, di aver sacrificato la propria serenità rinunciando a un divertimento ed a una leggerezza che non torneranno mai. L’età delle insicurezze nascoste sotto ombretti dai colori brillanti, tra le luci al neon di una pista di pattinaggio in un piccolo centro, in una pillola presa nel buio della propria cameretta.

Euphoria
Euphoria (640×360)

La forza di Euphoria è (anche) nei suoi giovani protagonisti

Adolescenti presuntuosi, appassionati, a volte disperati nella loro quotidianità, che qui sono perfettamente interpretati da un cast azzeccatissimo e straordinariamente talentuoso di giovani promesse a cui è impossibile non augurare una lunga e brillante carriera. Non solo Zendaya (che già prima di interpretare Rue aveva dimostrato le sue capacità in più occasioni), che qui raggiunge il suo stato di grazia, ma anche Sydney Sweeney che nonostante alcune controversie durante le riprese ci ha regalato con la sua Cassie momenti intensi e travolgenti. Due grandi attrici che brillano in un cast di stelle emergenti, tutte all’altezza dell’alto livello dello show.

Euphoria ha il grande plauso di riuscire ad addolcire il cuore anche dell’adulto più scettico, commuovendolo nell’anima e affondando gli artigli nella nostalgia e ricordandogli quanto sia difficile sentirsi giovani e all’altezza di un mondo che cambia e da cui vuoi estraniarti ma, allo stesso tempo, farti accettare. E allora è facile piangere, è facile sperare che Rue riesca ad uscire dal tunnel della dipendenza, che Maddie possa liberarsi dalla tossicità con il quale Nate l’ha legata a lui, che Cassie impari ad amare sé stessa senza prima doversi sentire amata dagli uomini che la circondano.

Tutto ciò viene magistralmente mostrato con l’ausilio di una regia che ti prende per mano, come ad una festa a cui ti presenti senza essere invitato. Ti aiuta a sbirciare i protagonisti nei loro momenti più intimi, svelandone i segreti e lasciandoti vedere il mondo tramite il loro sguardo disilluso. Questo è esattamente ciò che ci permette di connetterci con loro, anche se siamo lontani da quella realtà.

Euphoria (640×336)

La forza visiva di Euphoria la rende unica nel suo genere

L’eccellenza tecnica e visiva di Euphoria valorizza ogni puntata, distinguendo il prodotto dalle mille altre serie tv di stampo adolescenziale che lo hanno preceduto e portandolo ad un livello qualitativo decisamente più alto della media. Nella seconda stagione, uno dei picchi registicamente più esaltanti è quello della messa in scena dello spettacolo di Lexi, magistralmente resa da una fotografia impeccabile e da un comparto scenico pazzesco che immerge totalmente lo spettatore come stesse assistendo in prima persona. Assieme all’estro creativo di Lexi esplode dunque anche la capacità del regista Sam Levinson, che riesce ad esaltare luci e movimenti scenici rendendoli perfettamente fruibili anche a noi che siamo sul divano di casa e non in un teatro scolastico.

Viene da chiedersi dunque se anche in casi come questo, dove ogni elemento estetico è parte integrante della caratterizzazione di ogni personaggio, possa ritenersi valida la regola d’oro dello show don’t tell. In Euphoria l’aspetto visivo, lo show, appunto, è innegabilmente ciò che attira lo spettatore ad un primo approccio. Eppure, mano a mano che si procede con la storia, la controparte estetica non diviene solo veicolo ma vera e propria espressione delle personalità di ogni singolo personaggio. Basti pensare allo stile di Maddie, che con le sue tute attillate e gli orecchini a cerchio richiama esattamente l’outfit tipico delle ragazze di oggi (che attinge a piene mani alla moda dei primi anni 2000). Allo stesso tempo, l’anticonformismo di Jules è evidente ad esempio per l’utilizzo di capi di abbigliamento color pastello e accessori che richiamano quelli di un personaggio dei manga: un look allegro e quasi fanciullesco che crea un riuscitissimo contrasto con il suo passato così doloroso e oscuro, ben nascosto sotto strati di rosa e volant.

Euphoria mostra, e mostra tanto, più di ciò che vorremmo vedere. Si avvale di una potenza visiva straordinaria che ben ci accompagna nelle vite di questi personaggi così diversi tra loro ma le cui storyline condividono lo stesso spessore. Siamo certamente lontani dai teenager spensierati di Dawson’s Creek o dai semplici triangoli amorosi di The. O.C. Qui la storia, che per temi trattati e metodo narrativo potrebbe risultare basica, è rafforzata da un caleidoscopio di protagonisti autodistruttivi e ottimamente caratterizzati.

euphoria
Euphoria (640×392)

La verità è che serie come Euphoria una volta erano casi rari, ma ora si fanno veicolo per qualcosa di più grande, rappresentando un modello di scrittura di personaggi che eccelle tanto quanto la controparte visiva e registica che raggiunge livelli a volte cinematografici. La serialità di qualità non è più puro intrattenimento, ma può diventare un punto di incontro tra generazioni diverse. Non serve alcun mistero da risolvere né un dramma portante, solo ottimi personaggi, vittimi e carnefici di un’ottima storia, nelle mani di un’ottima regia e interpretata da ottimi attori.

Un buon plot è sicuramente la base per determinare il successo di una serie tv, ma in alcuni casi la trama è così offuscata dalla straordinarietà degli elementi visivi da passare in secondo piano. In Euphoria invece è evidente come ogni elemento sia perfettamente bilanciato, diventando l’emblema di come un prodotto per la tv possa essere considerato più che mero intrattenimento, quanto spunto di immedesimazione sia per il pubblico cui si rivolge e di riflessione e per chi, invece, è ormai lontano dal mondo che viene raccontato.