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C’è qualcosa di più urban di Euphoria?

Euphoria
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Di Sergio Napolillo

Il mondo dei teen drama ci ha abituato da sempre ad un ambiente scolastico ostico dal quale prendono vita la maggior parte degli intrecci che vivono i vari personaggi, intrecci che mano mano si spostano nella vita privata: in case, famiglie e spesso nella mente dei protagonisti. Tutti e tre questi aspetti sono correlati dalla dimensione sociale in cui viene narrato lo show: la scuola diviene lo specchio della società odierna, la famiglia il pensiero della gente comune favorevole o contrario alle regole imposte da quella stessa società e infine i protagonisti, solitamente schierati apertamente contro il sistema visto in chiave privativa ed ostacolatrice, diventano il nostro personale punto di vista.


Stereotipi che in Euphoria vengono grossomodo capovolti dallo sceneggiatore Sam Levinson che, attraverso gli occhi dei personaggi principali, tratta tematiche spinose e soprattutto le severe conseguenze che ne derivano, con lo scopo in primis di farci empatizzare col soggetto, ma con l’effettivo intento di sensibilizzare davvero i giovani e gli adulti ad aprire gli occhi su quelli che sono i mondi nascosti nell’ombra degli adolescenti e i loro demoni interiori che si prendono sempre più spazio anche grazie alle regole che stanno alla base del mondo di oggi, governato dai social e dalla scarsa e cattiva comunicazione. Fiore all’occhiello è di sicuro Rue che incarna perfettamente tutti i disagi e i fastidi scaturiti da questo mondo in cui il dolore fisico e quello psicologico vengono messi a tacere, celati, e la voglia di accettazione, la paura di sbagliare agli occhi della gente ed il bisogno di emergere e la sensazione di fallimento continuo generato dalle convenzioni sociali prendono il sopravvento. Ci troviamo fin da subito davanti a una bambina alla quale viene diagnosticato il disturbo ossessivo compulsivo, la sindrome da deficit di attenzione, il disturbo d’ansia generalizzato ed un possibile disturbo bipolare che sfociano poi nell’età adolescenziale in dipendenza da droga da parte della stessa con frequenti episodi di depressione. Siamo accompagnati quindi attraverso fantastici giochi di luci e regia in un viaggio introspettivo di una ragazza che non è in grado di essere ciò che realmente vorrebbe, ci prova e riprova ma si ritrova sempre ad essere soffocata.

Euphoria
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Altra tematica all’ordine del giorno in Euphoria riguarda la community LGBTQ+, da sempre motivo di protesta, di incomprensione e frustrazione contro una società radicata, mentalmente retrograda che non ci permette di normalizzare e tutelare tutte quelle che erroneamente vengono ancora definite come minoranze. Portavoce e rappresentante nello show è Jules, ragazza transgender in bilico tra la spensieratezza del suo sexting e la cruda e pericolosa realtà in cui non sempre dietro un profilo online si nasconde davvero la persona che ci strappa dei sorrisi sognanti.


Il mondo dei social è sempre un’arma a doppio taglio: ci permette di essere liberi, spensierati e dalle idee chiare, ma quando alla vita online subentra l’amore bisogna sempre stare attenti. Il web è saturo di siti ed app, scaricabili anche su smartphone, che ti permettono di chattare e videochattare con qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo, Alcuni di questi danno modo di verificare la tua identità, ma la maggior parte consente e fa uso dell’anonimato. Chi mi dice che sto messaggiando effettivamente con un diciannovenne anziché un quarantasettenne? Chi mi conferma che sto messaggiando con una ragazza e non con un ragazzo? Ma soprattutto, chi mi dice che questi sentimenti sono reali e
che non si tratta di adescamento per materiale pornografico?


Si è talmente tanto abituati alla convivenza con la tecnologia e al bisogno di frenare le proprie emozioni ed i propri istinti nella vita reale, per poi esternarli sui nostri profili social, che ormai viviamo di emozioni e sentimenti fittizi, tanto da sostituire il sesso con il cybersex; non che sia sbagliato, ognuno è libero di fare qualsivoglia cosa col proprio corpo, ma è una realtà che purtroppo non viene ancora presa sul serio e di sicuro non tutela chi ne fa parte.


Questo è tutto ciò con cui Jules ha a che fare durante la prima stagione della serie, rispecchiando la ragazza all’apparenza felice e sicura di se che pur di essere amata ed accolta fisicamente si accontenta di storielle ed occasioni fugaci, velate, appagando solo per un breve periodo di tempo la mancata accettazione da parte di una società pronta a
discriminare, deridere e a volte a recriminare tutte le minoranze che fanno comunque parte di essa. E l’urlo forte e chiaro, la protesta, la presa di posizione contro un sistema del genere ci viene dato nel secondo episodio speciale riguardante proprio Jules e la decisione di interrompere la transizione rifiutandosi di prendere dei farmaci bloccanti, rifiutando di conformarsi a dei canoni di bellezza che lei non sente più suoi e soprattutto rifiutando qualsiasi tipo di gender rules che non le permetterebbero di essere ed amare davvero se stessa.

Euphoria
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Il bisogno sessuale appagato mediaticamente è talmente diffuso oggigiorno che ne esistono svariate sfaccettature, tant’è che gli altri personaggi con maggiore spessore dello show non sono esonerati da questa tematica.
Kat, con una fortissima personalità dominante, si ritrova per caso a ricevere denaro soddisfando delle richieste online da parte di alcuni utenti su un sito vietato ai minori. Condizione nata dal bisogno di sfogare i propri impulsi e dalla sete di conoscenza riguardante la sfera sessuale, soddisfando le sue fantasie e nascondendo a tutti questa doppia vita.
Specchio della nostra società in cui la prostituzione e la pedofilia sono all’ordine del giorno.

Maddie e Lexi, imprigionate in due relazioni tossiche, combattono ogni giorno con l’accettazione e la presa di coscienza del proprio corpo e sono la prova che il sessismo ha ancora spazio nel nostro mondo.
Mondo in cui se una donna va con tre uomini diversi è additata in malo modo mentre al contrario per un uomo è sinonimo di vanto. Figuriamoci se di mezzo ci scappa un video hot e tutte le conseguenze che ne possono derivare: dominazione, umiliazione, insicurezza. Sentiamo spesso parlare di femminicidio e violenza sulle donne e nulla esclude
che i casi peggiori abbiano inizio proprio da delle semplici incomprensioni all’interno della coppia.
Una delle tante sfumature affrontate nello show targato HBO è la rabbia repressa, che vede nel personaggio di Nate una perfetta rappresentazione di un ragazzo confuso sessualmente, che sfoga le sue frustrazioni sulla ragazza e su qualsiasi persona non gli stia a genio. Rabbia nata dalla paura di accettare le proprie emozioni, autenticarsi, paura di essere considerato sbagliato, diverso dalla canonicità richiesta, di uscire fuori dagli stereotipi di accettazione coi quali è sempre cresciuto ed ai quali muove guerra quotidianamente.

Euphoria
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Stereotipi che una comunità ancorata alla tradizione non riesce a comprendere e soprattutto a rispettare, pervasa dalla paura che riversa a sua volta in ogni singolo individuo, costretto a mascherare le proprie emozioni, non più libero di esprimerle ed esternarle perché reputate diverse, sbagliate e pericolose. Una mancata libertà e tranquillità che
sono la causa di disturbi sociali e turbamenti che portano alla violenza, che sia fisica, verbale o psicologica e che regola le nostre vite silenziosamente.
Una società in cui l’apparenza, le vetrine e la presenza sono tutto, in cui un genitore non riesce a captare dei segnali sbagliati nei propri figli e anzi si rifiuta di farlo. Viviamo nell’era del “tranquillo, va bene tutto”, del “vai da uno psicologo, non avere vergogna”, del “io non sono razzista” che si sono ridotte a semplici frasi di circostanza, ma nascondono delle grandissime bugie che servono solo a restare immacolati agli occhi della gente, per poter vivere apparentemente in modo più semplice e felice.

Bugie che in Euphoria si trovano inserite nelle complesse vite dei grandi, dei genitori divorziati, alcolizzati, che hanno una doppia vita ma che per la comunità saranno sempre fonte di stima e apprezzamento. Fino a quando non esce
tutto allo scoperto.

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