Dopo un’epoca fatta di teen drama stereotipati, in cui veniva proposto un ritratto tradizionale, pulito e composto del periodo adolescenziale, l’arrivo di serie tv del calibro di Skins e di Euphoria ha stravolto completamente le carte in tavola. Se Dawson’s Creek, The O.C. e Gossip Girl ci hanno fatto sognare una vita pressoché perfetta, seppur costellata di problemi, i due teen drama di cui parliamo oggi ci trascinano invece nel baratro più oscuro, facendoci confrontare con tutte le passioni, i tormenti, le dipendenze e i confitti con cui un teenager della società moderna si ritrova a fare i conti.
Nonostante i tanti elementi che accomunano Skins ed Euphoria, però, la verità è che le due serie parlano sostanzialmente di due generazioni molti diverse, pur essendo successive l’una all’altra. La velocità con cui il mondo e la società si trasformano ha come ovvia conseguenza un radicale cambiamento del modo in cui le persone, e in particolar modo i ragazzi, percepiscono e conducono la loro vita. Al giorno d’oggi la tecnologia permette di colmare distanze insormontabili, eppure si ha l’impressione che i giovani non siano mai stati più soli di così: isolati, alienati, privi di qualsiasi stimolo che non sia estremo, alla ricerca di qualcosa che sia davvero nuovo e originale all’interno di una realtà in cui il piacere della scoperta viene sostituito da una conoscenza immediata, subitanea.
La prima puntata di Skins è stata mandata in onda ben tredici anni fa, nel 2007, presentando la serie come uno dei teen drama più realistici di sempre. Comunque, è evidente come la quotidianità dei teenager sia cambiata da allora. La complessità di problemi, traumi ed emozioni permane, ma viene elaborata e vissuta in modo diverso. Euphoria ci racconta di questo stravolgimento in modo aggressivo, sì, ma anche oculato e puntuale, trasmettendo il grido soffocato di una generazione stanca e annoiata, per quanto brillante. Una generazione illuminata dalle luci al neon.
Euphoria è la lotta del singolo contro tutto e tutti
Euphoria è una storia di fragilità e mancanze. Ogni personaggio della serie è convinto di poter contare solo su se stesso e sulle proprie forze per sopravvivere in una società di cui non si sente parte. Rue, ad esempio, si rifugia nelle sue dipendenze, seppellendo in profondità problemi, ansie e disturbi, e nascondendosi dietro quella spessa coltre di estasi e torpore che solo le droghe possono creare.
Come lei anche Jules, Kat, Maddy e persino Nate annegano in una solitudine a dir poco insopportabile, dalla quale cercano di fuggire in ogni modo possibile, giusto o sbagliato che sia. Il silenzio, le maschere e il desiderio di essere visti sembrano essere le uniche cose importanti, e i soli strumenti che si hanno a disposizione per non soccombere quando l’appoggio altrui viene a mancare. Come si può chiedere aiuto, quando tutti sono troppo concentrati su di sé per vedere chi li circonda?
In Skins, le storie dei protagonisti si intrecciano in una rete indistricabile: anche se il mondo sembra un luogo terribile in cui vivere, gli otto ragazzi di Bristol sono uniti contro la crudezza della realtà, condividono il loro disagio e lo affrontano insieme. Euphoria guarda invece a una generazione più individualista, che non riesce a riconoscere facilmente un “volto amico” tra quelli circostanti, che non sa dove e in chi riporre la propria fiducia, e che si barrica dietro a mura talmente alte da rendersi irraggiungibile per chiunque, non importa che si tratti di conoscenti, amici o familiari.
Eccedere è la chiave per provare emozioni forti
Su questo aspetto le due serie vanno abbastanza d’accordo: il termine “eccesso” è sinonimo di fuga e libertà per qualsiasi adolescente, non importa a quale generazione esso appartenga. Per un ragazzo, la sete di emozioni forti e adrenalina è inesauribile, è l’essenza stessa della vita vera: si guardano le vite monotone e grigie degli adulti, la routine, il lavoro, le strette di mano prive di energia, e ci si promette che “Io non diventerò mai così”. Proprio per questo il sesso, le feste, la musica a tutto volume, l’alcol e le sostanze stupefacenti appaiono più allettanti di qualsiasi altra cosa. Perché rendono coraggiosi, disinibiti, salvi dalla mediocrità umana.
In cosa consiste la differenza tra Skins ed Euphoria, in questo caso? Nel modo in cui questo “eccesso” viene vissuto. Nella prima serie si tratta di un atto di ribellione, ma anche di puro divertimento, di esaltazione data dal fare qualcosa di trasgressivo. Nella seconda, invece, ogni atto esagerato si percepisce più come una silenziosa richiesta d’aiuto, o ancora come un salvagente che trae in salvo i protagonisti da un’esistenza dal sapore stantio, priva di spontaneità. Insomma, non c’è più gusto a fare nulla di assurdo. La nuova generazione ha già provato tutto e cerca di alzare sempre più in alto l’asticella di ciò che si può e ciò che non si può fare.
La vera sfida è concedersi di essere se stessi
Skins trattava temi delicati e difficili quali la depressione, i disturbi alimentari, la violenza familiare. Euphoria riprende quelli già trattati e ne affronta di nuovi, seguendo con occhio attento la situazione che si è delineata in questi ultimi anni. Vediamo qui personaggi dalla sessualità fluida o LGBT, adolescenti alle prese con vuoti emotivi, distanze sociali e una concezione completamente diversa di fisicità e interazione. Euphoria arriva dritta allo stomaco: ha un taglio crudo, quasi sadico, nel raccontarci cosa significa essere adolescente al giorno d’oggi, con tutta la noia, la violenza, l’esasperazione e il bisogno di un “qualcosa in più” non facile da definire. Questa serie, però, parla anche e soprattutto dell’importanza di essere se stessi, di riscoprirsi, di uscire dal bozzolo che ci si è creati. Perché il mondo può ancora sorprendere.