ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Extraordinary, serie tv in due stagioni disponibile su Disney+
Che una serie tv con protagonisti dei ragazzi con superpoteri sia finita nel catalogo delle serie prodotte da Disney+ non sorprenderà nessuno. Che questa serie tv sia anche un misto tra l’umorismo spudorato di show come Derry Girls (un inno alla comicità espressiva) o Fleabag (una serie ormai generazionale) e la cinica irriverenza di una The Boys è invece una novità assoluta, considerando il tenore dei titoli che popolano la piattaforma. Tra parodia, supereroi e humor britannico, Extraordinary è un prodotto folle. Pieno zeppo di situazioni assurde, con personaggi una spanna sopra lo stravagante e battutacce strampalate. Non è una storia di supereroi e, a guardarla bene, neppure una storia di superpoteri. Il mondo immaginato da Emma Moran, che ha lavorato allo sviluppo del BBC Comedy Room e ha debuttato nella tv con questa serie, è un posto nel quale le persone, raggiunti i diciotto anni, sviluppano un particolare (e assurdo) potere.
Chi riesce a fare stampe 3D dal proprio didietro, chi è in grado di provocare un orgasmo al semplice tocco della mano, chi può sdoppiarsi e chi riavvolgere il tempo: in Extraordinary le stranezze sono doni naturali.
Non si tratta di veri e propri superpoteri. Non ci sono personaggi col mantello che attraversano i cieli a tutta velocità. Nessun travestimento riconoscibile, nessuna iniziale stampata a caratteri cubitali sulla maglietta. L’universo di Extraordinary non è costruito sulla falsariga delle sceneggiature della Marvel. E non è neppure una copia dell’assurdo mondo di The Boys o Gen V. Non ci sono teste che saltano, supereroi megalomani e sociopatici, né colpi di bastone violenti. In Extraordinary è tutto straordinariamente naturale. Le dinamiche tra personaggi, i crucci quotidiani non hanno nulla di fantascientifico. Se non fosse per le particolari “peculiarità” che ogni individuo sviluppa, non troveremmo alcuna differenza con una qualunque altra comedy piena di humor britannico.
E però è proprio la volontà di inquadrare la straordinarietà nell’ordinarietà che dà a questa serie un incentivo in più a essere guardata.
In Extraordinary, chi non ha un “superpotere” è il diverso. Quello strano, l’oggetto di scherno, il personaggio da prendere in giro e deridere per la sua normalità. Jen (Máiréad Tyers) è una ventitreenne ancora in attesa di conoscere la propria dote nascosta. Mentre i suoi amici, la sorella, i famigliari, i colleghi di lavoro e tutti quelli che conosce hanno già sviluppato un potere da tempo, lei attende che si manifesti il suo. Possibile che, a ventitré anni, Jen non sia ancora riuscita ad avere la sua dote? C’è qualcosa di sbagliato in lei? La prima stagione è incentrata tutta sulla spasmodica ricerca della protagonista, che non si rassegna all’idea di essere quella “anormale”. I tentativi di acquisire i suoi poteri sono goffi e strambi e danno vita a situazioni completamente assurde.
Extraordinary diventa provocatoria e dissacrante nel momento in cui cerca di smascherare l’ansia dell’essere socialmente accettati.
Jen escogita le trovate più stravaganti per stimolare il proprio potere nascosto. Si mette in competizione con la famiglia, gioisce dei fallimenti altrui, si rifugia nella menzogna. La sua vita è un completo disastro e gli unici su cui sente di poter fare affidamento sono i suoi migliori amici. Carrie (Sofia Oxenham) è la coinquilina che parla con i morti e Kash (Bilal Hasna) il fidanzato in grado di riavvolgere il tempo. Nella loro vita disordinata, compare all’improvviso Mr Schizzo (Luke Rollason), un ragazzo smilzo che è rimasto intrappolato nel corpo di un gatto, perdendo completamente il contatto con il mondo reale.
Si può immaginare facilmente la deriva che prenderà la serie.
Jen, frustrata e delusa dalla sua condizione, proverà a racimolare i soldi per entrare in una Clinica e iniziare un percorso psicopedagogico per sbloccare il suo potere nascosto. L’ansia di rivalsa di Jen fa sorridere, perché la protagonista dà il meglio di sé nella sua sfida personale con il mondo che la circonda. Non possedere una dote riconoscibile la rende un’emarginata, una persona che non ha concluso niente nella vita. Ragion per cui, tutto il malessere e l’insofferenza che le provoca questa situazione, li sfoga contro le persone che la circondano. Extraordinary è una serie politicamente scorretta, che non bada alla forma ma va dritta al punto, con quell’umorismo sfacciato che ci ha fatto amare tante altre comedy britanniche.
È eccessiva quando deve, pur non essendo mai veramente volgare. Ma è comunque una commedia lontana dai toni rassicuranti dei prodotti targati Disney+. C’è poco di rasserenante: l’obiettivo di Extraordinary è quello di ribaltare le prospettive e rileggere il mondo al contrario. Si tratta di un prodotto leggero e divertente, ma comunque molto intelligente. La serie non risparmia nessuno, ma mette alla berlina prima di tutto le paure umane, a partire dall’ansia di non essere accettati. Alla fine ci si chiede: non sarà forse che è nella normalità che risiede la vera straordinarietà?
Gli spunti di riflessione si allargano nella seconda stagione, approdata da poco sulla piattaforma. I toni sprezzanti si smorzano leggermente rispetto ai primi episodi, ma a trarne vantaggio sono gli archi narrativi dei vari personaggi, che hanno modo di essere approfonditi meglio. I rapporti familiari, l’ansia di prevalere sul prossimo, le dinamiche sociali, le relazioni complicate, le piccole debolezze umane vengono prese di mira dalla scrittura di Extraordinary. Ma, anche se nei toni questo prodotto si allontana un po’ dagli standard a cui ci ha abituati la piattaforma, ad accomunarla ad altre serie tv di Disney+ c’è invece un certo modo di insistere sulla travagliata ricerca della propria identità. Una ricerca che i personaggi intraprendono per placare l’ansia di sentirsi perennemente inadeguati.