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F Is for Family: l’insolito racconto di una serie animata

F Is for Family
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Troppi sono i titoli di Netlix che molto spesso non ricevono la dovuta attenzione e meriterebbero invece di diventare oggetto di analisi e discussione in quanto interessanti ma soprattutto diversi dai prodotti audiovisivi a cui il mercato oggi ci ha abituati. Fra questi senz’altro c’è F Is for Family.

Si tratta di una serie animata prodotta e distribuita da Netflix a partire dalla fine del 2015, ideata e scritta da Bill Burr e Micheal Price. Nomi che ci rimandano a un’esperienza nel campo cinematografico pluriennale, rispettivamente nel cast di Breaking Bad e nella scrittura di numerosi episodi de I Simpson. Due personalità che sicuramente avranno attinto da queste proprie esperienze le componenti che hanno ibridato il genere a cui F Is for Family può essere ricondotto.

F Is for Family

Il maggiore punto di forza di questa serie animata è ciò che proprio la contraddistingue dalle commedie familiari che spesso vediamo sugli schermi. Innanzitutto l’ambientazione e la collocazione delle vicende narrate: non siamo come in molti altri casi immersi in uno scenario di modernità consolidato riconducibile alla contemporaneità. Siamo negli anni ’70, negli Stati Uniti, in un quartiere della classe media. La vicenda ruota attorno ai membri della famiglia Murphy, composta da Frank, un capofamiglia tradizionalista (e come l’abbiamo definito: capocomico), la moglie Sue, e i loro tre figli, Kevin, Maureen e Bill.

Potremmo essere indotti a credere che racconti familiari come quelli de I Simpson, I Griffin o American Dad abbiano ormai reso satura la nostra esperienza di spettatori in questo campo ma F Is Family ci parla di qualcosa che mai aveva preso così forma in una serie animata. E soprattutto fa breccia in maniera diversa nella sua platea, coinvolgendola a 360 gradi con risate, riflessioni, identificazioni.

F Is for Family è il racconto quindi di una quotidianità attraversata dalle correnti del cambiamento generazionale e più in generale di quello sociale… oltre che interiore.

La voglia di descriverci un viaggio che coinvolge la dimensione transitoria  e di formazione identitaria è esplicitata nella sigla. La musica ci immerge nell’atmosfera di questi anni con Come And Get Your Love dei Redbone che vede protagonista Frank, il quale dopo la laurea pensa di poter spiccare il volo verso un futuro radioso, ottenendo solo una porta sbattuta in faccia, letteralmente.

La realtà della guerra, e quindi una lettera di richiamo alle armi, con un matrimonio che lo costringe a inforcare gli occhiali data la sua età più avanzata, di conseguenza con un fisico meno appetibile, i capelli che iniziano a diradarsi e ogni genere di preoccupazione che la vita adulta gli sottopone, gli fluttuano dinnanzi non lasciandogli scampo. Fino a quando non urta una gigantesca F che lo farà precipitare e piombare su una poltrona, portandoci quindi nei fotogrammi finali, all’immagine di uomo circondato dalla sua famiglia, i cui membri già dalle loro espressioni ci anticipano qualcosa delle proprie personalità e del loro rapporto con Frank.

f is for family

A differenza di altri comedy drama familiari animati, le vicende di F Is for Family che ci vengono raccontate sono assolutamente realistiche, potremmo calarci attori in carne ed ossa e la narrazione funzionerebbe comunque. Gli scenari che ci provocano la risata e l’ilarità in verità ci raccontano di realtà dal sottotono drammatico e amaro. I drammi generazionali che innescano liti e incomprensioni sono lo specchio delle lotte che le generazioni in sé stanno affrontando in rapporto alla società di questi anni. Gli adulti sperimentano quindi le difficoltà lavorative con condizioni che divengono sempre più precarie e riversano questo stato di insoddisfazione sulle proprie famiglie.

Frank riesce a evadere dalla sua quotidianità che lo vede come un lavoratore frustrato solo attraverso il suo telefilm preferito, il quale ritrae l’uomo per lui ideale: capace di risolvere ogni genere di problema con grande facilità. Ma questa non è l’unica realtà che vediamo: il playboy vicino di casa di Frank, Vic, ad esempio è un cocainomane perfettamente sincronizzato con la realtà della droga dilagante in quegli anni in maniera esponenziale. Non mancano inoltre esempi di personaggi spiantanti dalla propria realtà che li ha segnati inesorabilmente, come l’anziano reduce che viene da tutti creduto un cattivo da cui stare alla larga.

Non si esauriscono qui i viaggi identitari di cui prima si parlava. Il figlio maggiore di Frank e Sue, giovane ribelle e sempre in disaccordo con i suoi genitori, rincorre il sogno di divenire un musicista ma si scontra con una realtà ben diversa e disillusa. Il ragazzo si avvierà verso la scoperta di una sessualità di cui stenterà a prendere il controllo e che lo coglierà totalmente impreparato. Mentre il più piccolo, Bill, sarà spesso vittima di bullismo e avrà difficoltà a integrarsi con i suoi coetanei.

E non solo gli uomini saranno parte di questa accurata analisi che potremmo definire sociologica.

Non mancherà l’intreccio con le vicende della moglie di Frank, Sue, che tenterà ripetutamente di emanciparsi, dando il proprio contributo economico anche al sostentamento della famiglia, e con la piccola e pestifera figlioletta che riuscirà sempre a farla franca essendo la preferita di suo padre. Ogni personaggio saprà caricare lo show di risate, equivoci, battute, ma anche di svolte drammatiche che sapranno farci toccare con mano l’umanità di questa storia, la quale non ci  racconta nulla di assurdo, di scollegato dalla realtà, ma che si cala nelle difficoltà della vita di ciascuno di noi e di cui si parla con estrema limpidezza, nonostante si tratti di una serie animata (paradosso che descriviamo qui).

F is for Family

Il microcosmo specchio della società che F Is for Family ci propone è una ventata di realismo a più dimensioni, con una grafica accattivante, estremamente curata, con una scelta di colori perfettamente in linea con la palette cromatica degli anni che vi fanno da sfondo.

La parabola del cambiamento si riflette anche nel passaggio da una stagione all’altra, in cui l’analisi della società in cui personaggi dovranno collocarsi diviene più accurata. La loro condizione propriamente umana è sicuramente accentuata dalla drammaticità che toccherà ogni linea narrativa nel corso degli episodi e che ne farà quindi emergere il lato più fragile, più complesso e sfaccettato, parlando anche allo spettatore contemporaneo, nonostante viva in una realtà diversa. Sarà proprio questo però, l’estrema semplicità di una messa in scena dell’umanità dei personaggi, a rendere partecipe lo spettatore di un itinerario interiore in cui potrà scoprirsi e riscoprirsi in queste varie tappe di vita da lui già affrontate o che si accinge a vivere o che semplicemente osserva nel proprio mondo quotidiano.

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