Quando vengono annunciati adattamenti cinematografici o televisivi di serie di grande successo (di videogiochi, di libri o di altri prodotti multimediali), tendiamo a storcere il naso ed essere prevenuti. Questo perché in passato abbiamo visto numerosi orrori difficili da dimenticare. Eppure, prodotti recenti stanno alimentando la speranza che finalmente le cose stanno gradualmente cambiando (come il recente The Last of Us, per il quale dobbiamo aspettare ancora un bel po’ per la seconda stagione). Fallout ha avuto in pochissimo tempo un successo incredibile. La serie televisiva basata sull’omonima serie di videogiochi, prodotta da Amazon Prime, ha superato decisamente le aspettative. Una trasposizione provocatoria, intrepida e stravagante firmata da Jonathan Nolan (già produttore di serie dal calibro di Westworld) e dalla moglie Lisa Joy (disponibile su Amazon Prime Video).
L’universo post-apocalittico un po’ Madmaxiano un po’ spaghetti western è convincente e avvincente, funziona benissimo ed è visivamente dissacrante.
I panorami desolanti del mondo esterno stridono in contrasto con il retrofuturismo dei rifugi antiatomici della Vault. Infatti, il mondo della serie si è fermato agli anni ’50, quando un attacco atomico ha raso al suolo la superficie. Una grossa percentuale della popolazione è riuscita a sopravvivere grazie a dei rifugi antiatomici costruiti dalla Vault, riuscendo a vivere per oltre 200 anni in modo quasi normale. Gli abitanti dei Vault, infatti, vivono con rigore e grande organizzazione, ignorando cosa ci sia nel mondo esterno, con l’unico obiettivo di ripopolare l’America.
La protagonista è la giovane Lucy (Ella Purnell), perfetta incarnazione della filosofia Vault, che decide coraggiosamente di uscire nel mondo esterno per stanare i rapitori del padre. Il mondo esterno pullula di tipi strani dediti alla violenza, come il Ghoul (Walton Goggins), figura cinica e perversamente affascinante, o come Maximus (Aaron Moten), soldato della Confraternita d’Acciaio che aspira a diventare Cavaliere (vi lasciamo qui la nostra recensione).
L’estetica vintage anni ’50 in un panorama western post-apocalittico di Fallout colpisce nel segno.
I tre protagonisti sono folli come folli sono le avventure che li portano, inevitabilmente, a incontrarsi. Lucy (qui i libri che secondo noi ha sul suo comodino) è convinta che lei e tutti quelli che vivono nei Vault sono gli eletti destinati a ripopolare il mondo, quando in realtà gli abitanti del mondo esterno li considerano dei codardi che hanno deciso di nascondersi. Ciò porta a situazioni inevitabilmente tragicomiche, soprattutto perché la personalità fresca e ottimista di Lucy stona con i burberi e violenti personaggi che incontra lungo la strada.
Per non parlare del cinico e sarcastico Ghoul, in realtà un ex attore famoso che è rimasto sfigurato dalle radiazioni, temuto e odiato da tutti, che nasconde una storia contorta e tragica. Infine, Maximus che riesce a cambiare le carte in tavola e a spacciarsi (malamente) per chi non è, regalandoci anche in questo caso delle scenette tragi-comiche che non stonano affatto con tutto il resto della storia.
La serie si è avviata in maniera vincente, e può benissimo continuare per la sua strada: non ha più bisogno dello slancio dell’opera madre.
La decisione di non trasporre semplicemente una storia già narrata nei videogiochi poteva essere tanto pericolosa quanto vincente: per fortuna, è stata una decisione perfettamente azzeccata. I creatori hanno scelto di raccontare una storia originale ambientata nell’universo del gioco, e per questo le possibilità sono pressoché infinite. Questo ha, inoltre, reso la serie tv fruibile a tutti, anche a chi non ha mai giocato ai videogiochi. I più appassionati riescono a cogliere citazioni e rimandi a personaggi ed eventi propri della saga videoludica, ma non sono essenziali per capire la trama. Infatti, rispetto ad altri videogiochi come il già citato The Last of Us, che ha una trama più lineare che si presta maggiormente a una trasposizione televisiva, Fallout è decisamente più dispersivo.
Questo lo rende, di fatto, pieno di possibilità per costruire una storia avvincente senza aver la preoccupazione di dover seguire un filo narrativo. Jonathan Nolan è prima di tutto un grandissimo appassionato della serie di videogiochi, ammettendo di aver passato tantissimo tempo a giocare soprattutto a Fallout 3. Come ha dichiarato Nolan (che non voleva assolutamente fare fanservice) è una cosa incredibile costruire una tua storia e una tua versione nell’universo di cui ti sei innamorato. Per questo, adesso, la serie non ha più bisogno del videogioco, ma può andare in autonomia verso una nuova direzione.
Ha esordito come una grande serie e può anche prendere la sua strada, senza più aver bisogno del nome per assicurarsi un seguito.
Il fatto, poi, che i creatori siano degli appassionati dei videogiochi, “assicura” che i cambiamenti che avverranno all’interno della serie saranno ponderati e coerenti (o, almeno, è quello che speriamo). Solo in questo modo è possibile ampliare e arricchire la storia di base senza incongruenze. Fallout ha ampiamente superato le aspettative, dimostrando di essere un ottimo prodotto seriale che può benissimo discostarsi dall’opera madre. Non ci resta che aspettare la seconda stagione e vedere in che modo proseguirà la storia, molto più fiduciosi e speranzosi di quando aspettavamo trepidanti il suo esordio. In più, ci auguriamo che la stagione di trasposizioni televisive di videogiochi sia solo all’inizio, visti gli ottimi prodotti che sono usciti recentemente.