Fargo dei fratelli Coen è una serie ormai di acclamato successo; è piaciuta in America, è piaciuta in Italia e non ci stanchiamo mai di parlarne. La caratteristica principale della serie è di essere antologica (o quasi): in pratica, le storie della prima e della seconda stagione non sono collegate, o per lo meno la seconda non rappresenta una continuazione della prima (come la terza non lo sarà per la seconda). Ho scritto “quasi” perchè in realtà, a livello di personaggi, fra le due stagioni andate in onda c’è un parziale collegamento. Apprezzate entrambe, sono caratterizzate da diversi punti in comune; e le differenze? Neanche quelle sono poche o di poco conto, e ne sono emerse ben 5.
1) Numero dei personaggi principali
La prima stagione ha 3 personaggi realmente fondamentali per la trama: il killer Lorne Malvo (protagonista e antagonista dell’intera storia); il frustrato Lester Nygaard; l’agente di polizia Molly Solverson. E soprattutto, è molto facile individuare in loro i protagonisti principali. La seconda stagione di Fargo presenta molti più personaggi, la cui influenza fa spesso pensare che si possa trattare di soggetti protagonisti (o antagonisti): l’ufficiale Lou Solverson; i coniugi Blumquist; lo sceriffo Hank Larsson; e gli esponenti delle varie famiglie criminali, Mike Milligan per Kansas City e Floyd Gerhardt per i Gherardt. Non una differenza da poco per lo spettatore inserito nella nuova storia.
2) Tipologia della criminalità
Qui siamo di fronte probabilmente alla differenza più grande nell’economia delle due storie; nella prima stagione di Fargo lo schema è abbastanza lineare e chiaro: c’è un sicario, privo di qualsiasi briciolo di umanità, che anzi ama portare scompiglio e cattiveria, soprattutto in paesi sperduti e puritani come Duluth e Bemidji.
Lorne Malvo ad un certo punto si scontrerà anche con una famiglia mafiosa di Fargo, ma questo scontro sarà risolto molto velocemente in una tremenda carneficina. Nella seconda stagione, il quadro è sia più complesso che più ampio: la criminalità è rappresentata da un lato dalle famiglie mafiose (i Gherardt e Kansas City), e dall’altro dall’incrocio dei loro destini con i coniugi Blumquist, capaci di spingersi oltre una linea che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
3) Paradosso
Proprio in relazione ai Blumquist (e in particolare a Peggy, interpretata da Kirsten Dunst) ci si chiede davvero quanto paradossale sia la loro posizione, e soprattutto quanto lo siano le azioni che commettono considerata la loro “estrazione sociale”. Lascia infatti sempre più sbalorditi la latente (ma non troppo) follia di Peggy nel voler trasgredire, anche a costo di mettersi contro una famiglia mafiosa, e la stupidità del marito Ed che per amore (o per incapacità) la segue in ogni azione. La domanda più spontanea sarebbe “Ma come è possibile che questi due idioti stiano facendo tutto questo?”; ma Fargo è proprio l’esasperazione del paradosso. Situazione simile la si è solo assaporata nella prima stagione: Lester era il classico uomo fallito e frustrato che, dopo l’incontro con Lorne Malvo, si trasforma in un assassino, cominciando una parabola di follia che lo porterà alla morte. La morte appunto: in Fargo in un modo o nell’altro questi personaggi (che potremmo dire “peggiorano” drasticamente) trovano la loro fine o con la morte (Lester e Ed) o con la galera (Peggy). Nella seconda stagione dunque, il gioco del paradosso si spinge molto più in là rispetto alla prima.
4) Attività paranormali
Inutile negarlo, ma nella seconda stagione, molto più che nella prima, l’influenza di aspetti paranormali è evidente e fondamentale. Anzi, a dirla tutta, nella prima stagione i messaggi (a volte nascosti) che emergevano erano piuttosto antropocentrici e antropologici (si pensi al poster con i pesciolini “E se tu avessi ragione e loro torto?”), con Lorne Malvo a rappresentare una figura enigmatica e a volte inspiegabile. La seconda stagione, invece, non ha paura ad inserire gli alieni nella trama: essi hanno un percorso di preparazione (compaiono in scritte come “Non siamo soli” o in alcuni poster nel corso delle puntate) che si conclude con l’intervento diretto che permette al protagonista Lou di salvarsi. Una scelta non casuale o banale, perchè la storia è ambientata in un periodo in cui credere nell’esistenza degli UFO stava diventando parte del costume americano.
5) Messaggio e simbolismo
Questo aspetto è di difficile considerazione, soprattutto perchè la produzione di Fargo nasce e si caratterizza nel non dare punti di riferimento chiari a livello interpretativo. Partendo dalla prima stagione, come già detto il cattivo Lorne Malvo è una figura enigmatica: non sappiamo quasi nulla di lui, se non che è un sicario senza cuore e spietato. Ma è il suo atteggiamento a lasciare colpiti: sembra che voglia diffondere il male, la discordia, l’anarchia. Si potrebbe pensare che rappresenti una specie di demonio capace di sconvolgere le vite di tutti, e la sua fine è la classica fine che fa il male: morto, sconfitto dal bene.
Diversa è la questione nella seconda stagione: la famiglia criminale uscita vincitrice dallo scontro con i Gherardt, si trova immessa nella società moderna. Il potere lo si decide dagli uffici, e non attraverso guerre o faide vecchio stampo. Potremmo dunque dire che il paradosso nella prima stagione sta anche nella personalità del criminale (una figura difficilmente immaginabile nella realtà), e non solo in Lester, mentre nella seconda le dinamiche della criminalità sono potenzialmente reali e solo i coniugi Blumquist rappresentano la faccia assurda della delinquenza.