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Fargo 3×06: la verità perisce sotto l’influenza del caos

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“This is a True Story” … ogni puntata di Fargo ci sbatte in faccia queste parole. Ma stavolta sono accompagnate dai metaforici racconti di Varga. Tre le storie che Sy ed Emmitt devono ascoltare. Tre tipi di diversi di verità (per ricollegarsi alle parole di Yuri). La prima vicenda è una verità sacrosanta, la seconda è una verità paradossale che affonda le proprie radici nella realtà, la terza è la verità di Putin. Quella che assume tratti plausibili in base alla bocca che la enuncia. Una verità manipolata. Un classico intramontabile del complottismo moderno: il finto sbarco sulla Luna.

Sy ed Emmitt accettano questa versione, pur rimanendo allibiti, senza controbattere. Perché l’uomo deve scegliere cosa ritenere vero e affidare a Dio la verità pura. Varga scava nelle convinzioni dei suoi nuovi due soci e si frappone fra le diverse facciate che contraddistinguono la vera natura umana. Perché se entrambi affidano la propria verità a Varga, egli potrà lasciargli credere che la sua versione sarà sempre quella plausibile. Ed è questo che un manipolatore deve fare: sostituirsi all’io dei suoi oppressi. Fargo, in maniera sempre più brutale, distrugge e riassembla i finti principi etici dell’essere umano.

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Varga è il direttore d’orchestra di una losca sinfonia che ancora non si capisce dove vuole andare a parare. Il mistero latente che avvolge questo personaggio si intensifica sempre di più. Ogni aspetto deve essere curato alla perfezione e non deve esserci nessuna falla. Per questo motivo nella mente di Varga vi è sempre spazio per Ray. Perché il suo benefattore Emmitt è troppo coinvolto dal legame fraterno compromesso. Tanto da togliere attenzione persino da quello che accade nella sua azienda. Varga si rende conto di tutto ciò e coltiva rassegnazione alla violenza.

Gloria intanto segue il sentiero di briciole che Maurice ha lasciato. Ed è sempre più palese il legame tra tutti gli Stussy. L’impeto d’ira di Sy è il nesso definitivo. La sua lotta per la verità la conduce inevitabilmente tra le grinfie del Lupo, che ormai parla solo tramite metafore. Il paradosso dei 24 Hitler si ricollega alle tre storie iniziali. E se Varga ha dovuto interagire con la poliziotta in merito alla faida è palese che la tattica “buonista” di ignorare Ray sia fallace. Ragion per cui diviene necessaria la sua morte. Scatta dunque la caccia al fratello di Emmitt. Gli scagnozzi di Varga e Gloria sono sulle tracce della strampalata coppia, che a sua volta cerca vendetta. E durante un giro ricognitivo Nikki ferma Ray dal mettere la parola fine a tutta la vicenda. La bella ex galeotta è convinta di avere ancora del tempo a disposizione per elaborare una violenta ritorsione. Ennesima scelta sbagliata.

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E mentre tutti sono sulle tracce di Ray, l’unico tra essi con intenzioni nobili è colui che lo trova. Emmitt avverte il bisogno di un confronto definitivo. Le minacce, gli insulti, i ricatti e i subdoli trucchetti che hanno caratterizzato la loro faida occupano un posto di rilievo nella sua psiche. Vediamo infatti un Emmitt combattuto e oppresso da questa guerra. Un conflitto che ha sfregiato irrimediabilmente il rapporto con il fratello.

Perciò, lontano da Sy, decide di mettere la parola fine a questa lite sputando sul suo orgoglio e accantonando il rancore. Offre a Ray il famigerato francobollo in segno di pace.  L’unica cosa che più importa per Emmitt è riallacciare il legame fraterno anche a costo di rimetterci. Ma il mondo di Fargo è inflessibilmente subdolo e non esiste scorciatoia per aggirare le sue regole. Ogni piccola incomprensione degenera in guerra, ogni minuscolo errore degenera in trambusto, ogni stupida lite può degenerare in omicidio. Per caso o per intenzione l’antifona è sempre la solita.

In Fargo non si scherza. O si accettano i suoi dettami o si muore. Se partecipi al suo malato gioco non ne esci più.

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Ray muore miseramente, goffamente, inutilmente. Mette in ridicolo tutta la sua crociata solitaria per assecondare un inspiegabile orgoglio recondito. Un uomo trasandato e maledettamente “sfigato” perisce per non accettare una facile redenzione.

Ray ha giocato a Fargo e ha perso. Perché nelle rare occasioni in cui ti si viene data un occasione simile non puoi rifiutarla. È stupido vivere una vita da Anatra per trasformarsi in Lupo nell’unica occasione in cui bisognerebbe restare  coerenti.

Con la sua morte altro non fa che assecondare il malvagio intrigo che funge da epicentro a questa triste vicenda. Morendo ha inconsciamente fatto il gioco di Varga che non ha più bisogno di provocare la sua morte, e quindi di sporcarsi le mani.

E mentre il sangue di Ray che impregna il pavimento si mischia alle lacrime di Emmitt, un telefono squilla, e una vita viene risparmiata. Non per pietà, non per bontà, ma per entrare a far parte della finta verità che l’uomo è libero di credere. Quella in cui una fidanzata si trasforma in omicida.

Una pedina indispensabile al gioco di Fargo.

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Ma in tutto ciò il Lupo si scorda di Pierino. Che decide di non credere alla verità dell’uomo,  ma vuole quella custodita da Dio. Gloria è pronta a scatenare un terremoto.

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