“Il mondo è sbagliato, sembra lo stesso mondo, ma è tutto sbagliato”. Le parole del piangente Sy sembrano sintetizzare tutto ciò che questa storia rappresenta. Fargo è sinonimo di caos e menzognera attitudine umana alla guerra con esso perché, come la terza stagione vuole ricordarci, volente o nolente l’uomo si crogiolerà sempre nella confusione. Questa è l’amara conseguenza che deriva dalla verità celata sotto la maschera indossata dalla finta etica che caratterizza questo mondo. Perché esso sembra accogliente, caldo e amichevole finché quella vena malsana che alimenta la sua indole non si palesa ridefinendone i canoni. E si può solo perire sotto questo inevitabile principio.
Esistono tuttavia persone la cui via non è rosea e illuminata, ma oscura e irta di insidie. Individui il cui accettare questa verità non comporta l’autodistruzione innescata dalla rassegnazione. È il caso di Gloria che, cosciente di questo orribile compromesso, decide di ignorare il sentiero facile della fuga e torna su quello frastagliato e pericoloso della coerenza. Ed è probabilmente il suo spirito combattivo, imperterrito e orgoglioso che scombussolerà i loschi piani dello spaventoso Varga.
Perché con Ray fuori dai giochi e un Sy completamente sottomesso e frustrato, Emmitt si avvia sempre più verso l’assuefazione all’infernale compromesso. Varga sa come agire affinché questo accada e quindi attacca tutti i punti che ancorano il suo benefattore alla convinzione di poter frenare tutto ciò. Nikki è una vittima di tale processo. La morte di Ray deve necessariamente ricadere su di lei perché una malsana corsa deve mietere delle vittime inconsapevoli. La bella neo-vedova ora è completamente nuda e priva di quella corazza di audacia e sfacciataggine che la contraddistingueva, e cede davanti alla visione del cadavere freddo, bianco e spento del suo Ray.
L’espressione di chi si è cacciata in un guaio troppo grande ora ridisegna i tratti del suo, ormai ex, sorriso saccente. E se lei ha dovuto cambiare i caratteri delle sue movenze, Emmit, d’altro canto, deve fare in modo di mantenerli invariati. L’incidente che l’ha portato a trasformarsi in killer accidentale deve costituire il fulcro di una nuova bugia. Quindi rispettare minuziosamente i consigli del Varga, che è un maestro nell’arte dell’intrigo, diventa un obbligo. Ma come ha puntualmente fatto durante tutta questa stagione di Fargo, Emmit vuole ricordarci che è una persona onesta… una persona buona.
Per quanto la sua posizione di ricco imprenditore possa richiedere qualche comportamento discutibile egli ha sempre manifestato una predisposizione al rispetto dell’etica. Tutti amano Emmit, tutti sanno che è un brav’uomo. Uno di quelli che sposa una donna e non la tradisce mai nel giro di 25 anni, uno che aiuta il fratello in ciascuna delle sue assurde richieste, uno che accetta la sconfitta dall’alto del suo piedistallo d’oro.
Ma Fargo non è una favola e non puoi provare a trasformarla in essa. Perché la catastrofe si nasconde dietro l’apparente redenzione.
Ed Emmit non è nemmeno in grado di mentire su dove abbia passato il pomeriggio. Emmit non è capace di aspettare il momento giusto per rispondere a una domanda. Emmit sta giocando malissimo la sua partita.
Una partita in cui Gloria ha capito la strategia. Ella sta pian piano assemblando i pezzi anche se la sua sfera circostante fa di tutto per impedirle di attuarlo. Il suo nuovo e futuro capo gli intima brutalmente di accettare la propria verità ogni volta che ne ha l’occasione. La remissività nei confronti dell’agguerrita poliziotta assume caratteri incomprensibili. Ma di fronte all’evidenza egli deve rivalutare la sua posizione. Perché l’attentato sventato da Gloria ai danni di Nikki fa in maniera di gettare un po’ di veridicità e legittimità sulle sue azioni.
La polizia per la prima volta si trova davanti l’ipotesi che Gloria abbia realmente ragione. Ella può finalmente accennare un flebile sorriso.
La promessa della torta diventa quindi metafora di complicità tra due donne unite dallo stesso dolore e dall’opprimente morsa di una perdita. L’apertura di Nikki nei confronti di Gloria non è solo la richiesta di un dolce al cocco in sé per sé, ma il bisogno di una ragazza ferita di sapere che ci sarà un domani. Domani che si trova alla fine di un viaggio in pullman verso il penitenziario.
Sequenza condita da un gradito rimando alla prima meravigliosa stagione: Wes Wrench, il sordomuto scagnozzo della nota organizzazione criminale di Fargo, siede vicino alla bella vedova di Ray (cameo avvenuto anche nella seconda stagione).
Ma i lupi sono in agguato. E quando il canino predatore esige il suo tributo di sangue, non si può scappare. Varga vuole Nikki morta e, se non può avvelenarla nella sua cella, allora farà una carneficina pur di avere la sua testa. Un pulmino pieno di detenuti non è un prezzo troppo alto da pagare.
E mentre sta per consumarsi la brutalità, il severo boia osserva il suo burattino consumato dal rimorso in una poetica e metaforica inquadratura: dove egli siede vicino a un orso in una buia scalinata ed Emmit vicino un lucente albero di Natale. Tale immagine racchiude l’essenza di questi due personaggi, uno l’antitesi dell’altro.
Perché l’orso è il simbolo della brutalità, della cattiveria e dell’avidità. L’abete è invece simbolo di onestà e della “retta via” data la sua attitudine a crescere perfettamente dritto, come se seguisse una linea invisibile, a dispetto di qualsiasi variabile climatica. Questa potrebbe essere la metafora del percorso che sceglierà Emmit, e quindi la chiave di lettura per il caotico epilogo.