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Fargo 5 ci ha regalato l’ennesima interpretazione memorabile di Jon Hamm

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È bastata una scena della durata di tre minuti per dimostrare che, quello di Roy Tillman, è destinato a diventare il ruolo più iconico di Jon Hamm dai tempi di Mad Men. Fargo 5 (che puoi recuperare qui sulla pagina dedicata NOW) si è immediatamente imposta tra le migliori produzioni del periodo e, gran parte del merito di questo successo, va al suo straordinario cast. Juno Temple e Jon Hamm hanno infatti segnato la storia dell’universo televisivo di Fargo come pochi altri interpreti prima di loro. Se per Juno Temple guadagnarsi la stima del pubblico attraverso la sua Nadine è stato del tutto naturale, lo stesso non si può dire per Jon Hamm.

Lo sceriffo Roy Tillman è infatti tra i villain più disprezzabili del piccolo schermo, nonché il più violento e misogino protagonista di qualsiasi stagione di Fargo. Non è la prima volta che Jon Hamm interpreta un personaggio dalla dubbia moralità. Lo stesso Don Draper non ha mai esattamente incarnato tutti quei valori considerati eticamente accettabili. Pur avendo già dimostrato di poter personificare entrambi i lati dello spettro morale, Jon Hamm non aveva però mai rappresentato la faccia più estrema del male come gli è stato richiesto in Fargo 5.

La sua formidabile interpretazione è stata quindi la vera rivelazione di questa quinta stagione di Fargo. Stagione in cui, il male, è spesso rimasto invisibile agli occhi pur avendo un ruolo da protagonista.

La brutale violenza subita da Nadine non è infatti mai stata esplicita agli occhi del telespettatore. Questo è perché, il messaggio implicitamente veicolato dalla serie, è che la violenza subita dalla donna – più che al surreale universo narrativo di Fargo – appartiene tristemente alla nostra realtà. Ve ne abbiamo parlato nella nostra recensione degli episodi 5×07 e 5×08. Quella di Fargo 5 è una storia vera (non solo) nel suo universo fittizio. Non stupisce quindi che la scena in assoluto più spaventosa di Fargo 5 sia stata paradossalmente quella in cui Roy Tillman non ha proferito parola.

Nel corso dell’ottavo episodio, lo sceriffo Tillman è il protagonista di una sequenza incredibilmente intensa che lo vede camminare per tre interminabili minuti. Quei tre lunghissimi minuti rappresentano circa il 5% della durata dell’intero episodio: un tempo infinito per i parametri televisivi, decisamente più vicino alla narrazione cinematografica. Jon Hamm aka Roy Tillman scende dall’auto e si avvia verso il capannone. Da quel suo primo piano traspare tutto. Dal suo sguardo è possibile percepire la sconfitta derivata dal suo disastroso comizio elettorale, quindi la rabbia, la frustrazione, la tristezza. La seta di vendetta.

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Roy Tillman (Jon Hamm) – Scena tratta dall’ottavo episodio di Fargo 5

Più che le sue emozioni, ciò che terrorizza i telespettatori è la percezione dei suoi pensieri. Tillman non parla, eppure il suo sguardo è sufficiente a farci capire le sue intenzioni future. Lo sceriffo continua a camminare sulle note della versione gotica e distorta di Toxic di Britney Spears, colonna sonora che sottolinea ancor di più quell’universo di contrasti di Fargo 5. Della famosa e spensierata canzone pop che tutti conosciamo, rimane solo il testo che assume tinte inquietanti. Il tossico protagonista interpretato da Jon Hamm sta andando verso il capannone di Nadine, sulla quale sfogherà tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. Il telespettatore non assisterà a quel momento. Eppure ne è consapevole fin dal primo istante in cui Tillman ha cominciato la sua interminabile camminata verso il punto più basso della sua moralità.

In quella scena carica di tensione è racchiusa la più memorabile interpretazione di Jon Hamm, e l’anima intera della fittizia storia vera di Fargo 5.

Il personaggio di Roy Tillman è lo specchio della decadenza della società contemporanea. Lo sceriffo si fa infatti portavoce della legge che per primo non rispetta, abusando di quel potere che ha ereditato dalle precedenti generazioni. Un potere per cui non ha mai lottato, e che lo rende totalmente intollerante alla sconfitta. Il fallimento non esiste nel vocabolario del rude sceriffo, incapace di perdonare persino i passi falsi compiuti da suo figlio. Ogni persona nella vita di Tillman è solo uno strumento di potere utile al suo scopo, un trofeo del suo successo. Ecco che la fuga di sua moglie Nadine diventa per lui un’ossessione: colui che ha sempre e solo vinto, non può essere lasciato. Quello governato da Roy non è un paese per donne, ma la loro forza è palese, perfino estremizzata. Ve ne abbiamo parlato nella nostra recensione del quinto episodio.

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Nadine (Juno Temple) in una scena di Fargo 5

Facendo leva sui valori cristiani, Tillman reclama quindi l’indissolubilità del vincolo matrimoniale per riavere indietro sua moglie. Del cristianesimo, però, non conosce la pietà o il perdono. Al contrario, a ogni mancata vittoria corrisponde per lui unicamente una brutale vendetta. Ogni (mancata) promessa è debito. Ed è proprio il debito l’altra grande tematica centrale di Fargo 5. Dal debito rappresentato dallo scioglimento della promessa del matrimonio, passando per il debito economico che Tillman ha nei confronti del sicario Ole Munch. Come spiegato dalla recensione del quarto episodio, tutti i protagonisti del cast di Fargo 5 sono legati tra loro da debiti terreni e debiti celesti. Quest’ultimi, comunemente noti come peccati, sono i debiti che le anime pagano per le gesta terrene. Affinché i peccati vengano estinti, è necessario però che esista pentimento. O, come nel caso di Nadine, una giustificazione per quelle gesta.

Jon Hamm è riuscito a rappresentare nel modo più accurato possibile la totale mancanza di pentimento. 

Il suo Roy Tillman è un gradasso anche nel suo linguaggio non verbale, nella postura e nella sua gestualità fisica. Lo sceriffo ostenta la sua virilità nudo di fronte ai poliziotti venuti a fargli visita nel suo ranch, e la sua superiorità morale nei confronti di un uomo violento con sua moglie. Tillman è pura contraddizione, è colui che punisce coloro i quali si macchiano dei suoi stessi peccati.

“Io sono la legge” dirà fin dal primo episodio, mettendo da subito in chiaro quanto le sue gesta non ammettono replica. E, soprattutto, quanto il suo personaggio sia alla base di quell’universo fittizio di Fargo 5, che finisce per diventare una storia vera. Una storia che non ha mai riguardato noi, almeno non del tutto, oppure lo ha fatto, ma non sempre. La Legge in Fargo incarnata da Tillman è quella del contrappasso, è la crudeltà della vendetta, è l’incoerenza del grottesco.

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Jon Hamm nel ruolo di Roy Tillman in Fargo 5

La legge non è uguale per tutti e varia in base al reddito. I peccati dei ricchi, come ampiamente analizzato nella nostra recensione del terzo episodio, li mangiano i poveri. I peccati di Tillman diventano il pasto rituale di Ole Munch. Finché non sarà Nadine a offrire un pasto al sicario, il primo di sempre preparato con amore. Nadine spezza quel circolo di corruzione e male rappresentato da Roy Tillman, regalandoci un lieto fine decisamente inaspettato in una serie come Fargo.

Fargo 5 ha estinto i suoi debiti e ci ha regalato l’ennesima interpretazione memorabile di Jon Hamm. La sua quinta stagione è già destinata alla storia della televisione. Così come Roy Tillman, inserito di diritto nella lista dei migliori villain delle serie tv di sempre.