“Mi avevi detto che la donna per natura è una casalinga. Non mi hai mai detto che questa donna in realtà è una tigre”. Nell’episodio di apertura di Fargo 5, Ole Munch si era espresso in questi termini riferendosi a Dorothy (Juno Temple) in seguito al suo fallimentare tentativo di rapirla. È questo epiteto attribuito alla protagonista a dare il titolo al quinto episodio “The Tiger”, rimarcando la metafora nelle scene iniziali attraverso un voice over in stile documentaristico volto a illustrare i comportamenti tipici del grande felino; le immagini, invece, sono quelle di Dot portata contro la sua volontà in un ospedale psichiatrico per volere di sua suocera Lorraine. Anche quando la tigre sembra calma e messa all’angolo, continua tuttavia a studiare segretamente nuove strategie di fuga, riuscendo a eludere anche il più feroce dei predatori. In pieno stile Fargo, la donna riesce infatti a scappare dalla struttura senza alcuna difficoltà, e a ingannare Gator e gli uomini di Tillman arrivati in ospedale con un nuovo obiettivo: rapire Wayne, il marito di Dot. Gli ingenui malviventi portano via dall’edificio l’uomo sbagliato, fallendo l’ennesima missione. Dorothy, che intanto è riuscita a sottrarsi anche agli agenti dell’FBI, può invece tornare a occuparsi di sua figlia, tenendola al sicuro dall’altro feroce felino della vicenda. Lorraine Lyon (Lion – leone), protagonista indiscussa dell’episodio, è infatti decisa più che mai a rimarcare la propria supremazia. La regina della giungla è stata sguinzagliata ed è assetata di sangue.
La forza delle donne in Fargo 5 è esplicita, estremizzata perfino; se in Dot questo elemento si traduce nella sua (a tratti paradossale) abilità di fuga, la forza di Lorraine è tutta nel suo potere.
La ricca donna d’affari è infatti impegnata nel corso di quest’episodio su tre diversi fronti: risolvere il problema rappresentato dalla nuora optando per il suo ricovero forzato in un ospedale psichiatrico; concludere la compravendita di una banca da affiancare alla sua attività di recupero crediti; allontanare lo sceriffo Roy Tillman da suo figlio e dalla propria famiglia. L’incontro inedito tra i due protagonisti rappresenta un momento cruciale dell’intera narrazione poiché crea il primo vero collegamento tra i diversi personaggi. I due, inoltre, dimostrano di essere decisamente simili pur nelle loro palesi differenze: mossi dalla sete di quel potere che per entrambi è un attributo innato, Lorraine e Roy muovono i fili del destino di tutti gli altri protagonisti della vicenda, ponendo le basi di quello che potrebbe essere il vero scontro finale della serie tv.
La più grande rivelazione dell’episodio arriva però da Dorothy, rifugiatasi a casa della poliziotta Indira Olmstead in seguito alla sua fuga dall’ospedale. La donna confessa infatti all’agente di essere stata rapita da Tillman all’età di quindici anni e data in sposa allo stesso appena due anni dopo. “Non ti colpiscono mai quando sei forte, solo quando sei debole” afferma la protagonista, lasciando intendere che, a differenza di Lorraine, la sua forza è emersa per primordiale spirito di sopravvivenza, conquistandosi nel tempo quel potere che per sua suocera è sempre stato esclusivamente economico. La descrizione sommaria del suo passato unito all’informazione dell’episodio precedente sull’esistenza di una prima moglie, ormai scomparsa, sottintende che Tillman fosse a capo di una setta. L’ipotesi plausibile è che Dorothy sia scappata salvando anche l’altra donna, di cui verremo probabilmente a conoscenza nei prossimi episodi.
L’alleanza tra donne sembra infatti essere il filo conduttore dell’intero episodio; pur disprezzando apertamente Dorothy, Lorraine è pronta a difenderla quando Tillman ne rivendica la proprietà, non lasciandosi sorprendere neppure dall’informazione riguardo al vero nome di sua nuora:
– “Si chiama Nadine”
– “Non più”
Che sia per mero interesse personale o per reale stima nei confronti dell’osso duro che si è rivelata essere Dorothy, Lorraine copre le spalle alla protagonista tanto quanto l’agente Olmstead, che si impegna invece a proteggere Scotty, la figlia di Dot, nonché la donna più giovane della vicenda. Anche la bambina è stata infatti trovata da Roy, che alla sua vista si è limitato a esclamare “è identica a sua madre”, non rivendicandone per il momento la (probabile) paternità. Anche tra Dot e Olmstead è possibile cogliere diverse similitudini, tra cui il matrimonio infelice di entrambe con uomini decisamente non alla loro altezza. È infatti proprio l’entrata in scena del marito a convincere la poliziotta a offrire il suo aiuto alla fuggitiva protagonista, come a rivendicare quel potere femminile troppo spesso affossato dai misogini uomini della vicenda.
Non a caso, in natura, leoni e tigri non si scontrano mai: il nemico di entrambi i felini resta l’orso.
“Leoni, tigri e orsi: povera me!” cantava la Dorothy del Mago di Oz; l’orso di Fargo 5 ha le sembianze di Roy Tillman, nemico comune delle due distanti donne, Dot e Lorraine, impegnate a proteggere con le unghie e con i denti quel potere che la società conservatrice e patriarcale continua a negare loro, e che entrambe rivendicano con mezzi differenti e per motivazioni opposte.
Il quinto episodio di Fargo 5 riprende dunque la tematica del potere femminile che era apparsa centrale già all’inizio della vicenda, accantonata poi nei tre episodi successivi per far spazio al culto di Munch e ai suoi tentativi di vendetta nei confronti di Tillman. Mentre lo sceriffo è stato quasi marginale in questo episodio, la figura del sicario è addirittura mancata totalmente, sostituito dal focus essenziale sullo strapotere di Lorraine. Gli avanzamenti di trama in Fargo 5 continuano quindi a essere lenti e centellinati nel corso degli episodi; se questo aspetto allontana sempre di più la risoluzione dei conflitti, consente tuttavia di dedicare il giusto tempo a ogni singola tematica che la serie antologica si propone di portare in scena, non lasciando al caso neppure un aspetto della satira sociale e politica di cui l’universo di Fargo si fa portavoce da sempre. Il cliffhanger finale di questo episodio ci ha lasciati con Dorothy salita in auto pronta ad affrontare Tillman; in qualsiasi direzione procederà il prossimo episodio, la certezza maturata nel corso di queste prime cinque puntate rimane la medesima: nessuno potrà mai mettere in gabbia la tigre.