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Fargo 5×05 – La Recensione: leoni, tigri e orsi

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“Mi avevi detto che la donna per natura è una casalinga. Non mi hai mai detto che questa donna in realtà è una tigre”. Nell’episodio di apertura di Fargo 5, Ole Munch si era espresso in questi termini riferendosi a Dorothy (Juno Temple) in seguito al suo fallimentare tentativo di rapirla. È questo epiteto attribuito alla protagonista a dare il titolo al quinto episodio “The Tiger”, rimarcando la metafora nelle scene iniziali attraverso un voice over in stile documentaristico volto a illustrare i comportamenti tipici del grande felino; le immagini, invece, sono quelle di Dot portata contro la sua volontà in un ospedale psichiatrico per volere di sua suocera Lorraine. Anche quando la tigre sembra calma e messa all’angolo, continua tuttavia a studiare segretamente nuove strategie di fuga, riuscendo a eludere anche il più feroce dei predatori. In pieno stile Fargo, la donna riesce infatti a scappare dalla struttura senza alcuna difficoltà, e a ingannare Gator e gli uomini di Tillman arrivati in ospedale con un nuovo obiettivo: rapire Wayne, il marito di Dot. Gli ingenui malviventi portano via dall’edificio l’uomo sbagliato, fallendo l’ennesima missione. Dorothy, che intanto è riuscita a sottrarsi anche agli agenti dell’FBI, può invece tornare a occuparsi di sua figlia, tenendola al sicuro dall’altro feroce felino della vicenda. Lorraine Lyon (Lion – leone), protagonista indiscussa dell’episodio, è infatti decisa più che mai a rimarcare la propria supremazia. La regina della giungla è stata sguinzagliata ed è assetata di sangue.

La forza delle donne in Fargo 5 è esplicita, estremizzata perfino; se in Dot questo elemento si traduce nella sua (a tratti paradossale) abilità di fuga, la forza di Lorraine è tutta nel suo potere.

La ricca donna d’affari è infatti impegnata nel corso di quest’episodio su tre diversi fronti: risolvere il problema rappresentato dalla nuora optando per il suo ricovero forzato in un ospedale psichiatrico; concludere la compravendita di una banca da affiancare alla sua attività di recupero crediti; allontanare lo sceriffo Roy Tillman da suo figlio e dalla propria famiglia. L’incontro inedito tra i due protagonisti rappresenta un momento cruciale dell’intera narrazione poiché crea il primo vero collegamento tra i diversi personaggi. I due, inoltre, dimostrano di essere decisamente simili pur nelle loro palesi differenze: mossi dalla sete di quel potere che per entrambi è un attributo innato, Lorraine e Roy muovono i fili del destino di tutti gli altri protagonisti della vicenda, ponendo le basi di quello che potrebbe essere il vero scontro finale della serie tv.

Fargo 5
Roy Tillman (Jon Hamm) e Lorraine Lyon (Jennifer Jason Leigh) – Fargo 5 (640×360)

La più grande rivelazione dell’episodio arriva però da Dorothy, rifugiatasi a casa della poliziotta Indira Olmstead in seguito alla sua fuga dall’ospedale. La donna confessa infatti all’agente di essere stata rapita da Tillman all’età di quindici anni e data in sposa allo stesso appena due anni dopo. “Non ti colpiscono mai quando sei forte, solo quando sei debole” afferma la protagonista, lasciando intendere che, a differenza di Lorraine, la sua forza è emersa per primordiale spirito di sopravvivenza, conquistandosi nel tempo quel potere che per sua suocera è sempre stato esclusivamente economico. La descrizione sommaria del suo passato unito all’informazione dell’episodio precedente sull’esistenza di una prima moglie, ormai scomparsa, sottintende che Tillman fosse a capo di una setta. L’ipotesi plausibile è che Dorothy sia scappata salvando anche l’altra donna, di cui verremo probabilmente a conoscenza nei prossimi episodi.

L’alleanza tra donne sembra infatti essere il filo conduttore dell’intero episodio; pur disprezzando apertamente Dorothy, Lorraine è pronta a difenderla quando Tillman ne rivendica la proprietà, non lasciandosi sorprendere neppure dall’informazione riguardo al vero nome di sua nuora: 

– “Si chiama Nadine”

– “Non più”

Che sia per mero interesse personale o per reale stima nei confronti dell’osso duro che si è rivelata essere Dorothy, Lorraine copre le spalle alla protagonista tanto quanto l’agente Olmstead, che si impegna invece a proteggere Scotty, la figlia di Dot, nonché la donna più giovane della vicenda. Anche la bambina è stata infatti trovata da Roy, che alla sua vista si è limitato a esclamare “è identica a sua madre”, non rivendicandone per il momento la (probabile) paternità. Anche tra Dot e Olmstead è possibile cogliere diverse similitudini, tra cui il matrimonio infelice di entrambe con uomini decisamente non alla loro altezza. È infatti proprio l’entrata in scena del marito a convincere la poliziotta a offrire il suo aiuto alla fuggitiva protagonista, come a rivendicare quel potere femminile troppo spesso affossato dai misogini uomini della vicenda. 

Fargo 5
Indira Olmstead (Richa Moorjani) – Fargo 5 (640×360)

Non a caso, in natura, leoni e tigri non si scontrano mai: il nemico di entrambi i felini resta l’orso.

“Leoni, tigri e orsi: povera me!” cantava la Dorothy del Mago di Oz; l’orso di Fargo 5 ha le sembianze di Roy Tillman, nemico comune delle due distanti donne, Dot e Lorraine, impegnate a proteggere con le unghie e con i denti quel potere che la società conservatrice e patriarcale continua a negare loro, e che entrambe rivendicano con mezzi differenti e per motivazioni opposte.

Il quinto episodio di Fargo 5 riprende dunque la tematica del potere femminile che era apparsa centrale già all’inizio della vicenda, accantonata poi nei tre episodi successivi per far spazio al culto di Munch e ai suoi tentativi di vendetta nei confronti di Tillman. Mentre lo sceriffo è stato quasi marginale in questo episodio, la figura del sicario è addirittura mancata totalmente, sostituito dal focus essenziale sullo strapotere di Lorraine. Gli avanzamenti di trama in Fargo 5 continuano quindi a essere lenti e centellinati nel corso degli episodi; se questo aspetto allontana sempre di più la risoluzione dei conflitti, consente tuttavia di dedicare il giusto tempo a ogni singola tematica che la serie antologica si propone di portare in scena, non lasciando al caso neppure un aspetto della satira sociale e politica di cui l’universo di Fargo si fa portavoce da sempre. Il cliffhanger finale di questo episodio ci ha lasciati con Dorothy salita in auto pronta ad affrontare Tillman; in qualsiasi direzione procederà il prossimo episodio, la certezza maturata nel corso di queste prime cinque puntate rimane la medesima: nessuno potrà mai mettere in gabbia la tigre.