La seconda metà della quinta stagione di Fargo si apre con l’episodio The Tender Trap, titolo che prende il nome dal night club che il banchiere Vivian Dugger (Andrew Wheeler) è solito frequentare. È proprio nel locale notturno che lo sceriffo Tillman decide di fargli visita, intimandolo di interrompere la trattativa di vendita in atto con Lorraine, iniziata nel precedente episodio. Alla donna lascia invece un esplicito bigliettino per informarla che, dietro a quell’affare non andato a segno, c’è la sua firma; il messaggio con su scritto “non finché ci sono io” mette in chiaro quanto il potere dello sceriffo sia dominante e pericoloso. Il concetto veicolato da Fargo 5, però, è ben chiaro fin dal primo episodio: nella violenta società misogina mostrata dalla serie, il vero potere è quello delle donne. Anche in questo episodio, infatti, sono le azioni delle protagoniste della vicenda a fare davvero la differenza, delineando la nuova fase verso cui si muoverà il finale di stagione. La guerra è sul punto di iniziare e le tigri hanno affilato gli artigli: finché ci sono loro a proteggersi le spalle a vicenda, nessun uomo la avrà ancora vinta.
L’episodio cinque si era chiuso con Dorothy salita in auto pronta ad affrontare Tillman prima che questi raggiungesse lei o sua figlia. Lo sceriffo Roy era infatti già riuscito a rintracciare tutti i componenti della famiglia Lyon, ordinando a suo figlio e alla sua squadra di prendere Wayne, il marito di Dot, in ostaggio. Tuttavia, ingannati da Dot, i rapitori avevano catturato l’uomo sbagliato, costringendo Tillman ad attuare soluzioni drastiche per insabbiare l’imperdonabile errore. Anche il problema rappresentato dal sicario Ole Munch era tra le questioni rimaste irrisolte per lo sceriffo, che decide in questo episodio di chiudere la faccenda saldando finalmente il suo debito, pagando a Munch la restante cifra pattuita che gli spettava. Dal loro incontro, però, le cose sembrerebbero ben lontane dall’essere risolte; il sicario lascia infatti intendere che la sua sete di vendetta non si è ancora placata, ma è soprattutto il giovane Gator a fornirci l’assoluta certezza che lo scontro con Munch non è ancora iniziato.
Gator posiziona un dispositivo di localizzazione sotto l’auto di Munch, ponendo le basi del loro sanguinoso, futuro prossimo incontro. Il localizzatore è inoltre l’esplicito punto di collegamento tra Fargo 5 e il film dei fratelli Coen Non è un paese per vecchi, elemento che arricchisce ulteriormente il simbolismo di questa quinta stagione.
Il localizzatore utilizzato dal ragazzo è infatti lo stesso mostrato dalla pellicola del 2007; l’intenzione di Gator di irrompere in casa di Munch rimanda inoltre allo stesso Fargo (il film) a cui la serie si ispira. In attesa di scoprire l’esito dell’incontro e le eventuali similitudini con l’opera madre, il sesto episodio offre nuove essenziali rivelazioni tanto allo spettatore quanto ai protagonisti stessi della vicenda. Wayne è venuto infatti a conoscenza della reale identità di sua moglie grazie agli agenti federali, che creano un ulteriore livello di collegamento tra i personaggi mostrando alla poliziotta Indira Olmstead una foto dello sceriffo Roy Tillman. La donna è sicura di aver visto quell’uomo a casa di Lorraine e, avendo ora la certezza che lo sceriffo e l’uomo da cui scappa Dot sono la stessa persona, può finalmente agire attivamente per difendere Scotty. Dot è incredibilmente assente per l’intero episodio, a riprova del fatto che, arrivati a questo punto, non è più necessario il collante rappresentato dalla protagonista per unire le diverse vicende poiché tutte sono già collegate.
Anche lo scontro tra Lorraine e Tillman è infatti ormai totalmente aperto. Nessuno dei due potenti personaggi è intenzionato a perdere, e entrambi sono pronti a mettere in tavola qualsiasi mossa pur di dimostrare la supremazia del loro potere. Saputo dell’accordo saltato, Lorraine chiama quindi il banchiere Dugger informandolo della misera esistenza che lo aspetta dopo avere tradito il loro patto. Se per Dugger l’incontro con lo sceriffo era stato fino a quel momento la cosa peggiore che potesse capitargli, ora dovrà vedersela con una rivale ancor più agguerrita. L’abuso di potere di Lorraine rende la donna più simile a Tillman di quanto lo sia a qualsiasi altro personaggio, nella misura in cui entrambi sfruttano la propria posizione dominante per intimidire e minacciare chiunque sia loro inferiore nella scala sociale. Tuttavia, da quanto emerso da questo nuovo episodio, Lorraine è più simile di quanto credesse anche a Dot, come le fa notare Indira Olmstead portandole il fascicolo di Nadine, creduta morta per anni dall’FBI. Le foto presenti in quel fascicolo mostrano infatti i segni visibili dei terribili abusi fisici che la protagonista ha subito mentre era sposata con lo sceriffo. Anche quando sembrava impossibile, però, Dot è sempre riuscita a sopravvivere a qualsiasi situazione la vita le mettesse di fronte in modo analogo a quanto fatto da Lorraine, arrivata a guadagnarsi il rispetto e il timore di tutti persino in quel mondo riservato esclusivamente agli uomini.
Per la prima volta, Dot ottiene quindi l’ammirazione di sua suocera e, soprattutto, la sua comprensione: Lorraine infatti si rende finalmente conto che la scelta di Nadine/Dorothy di cambiare identità è stata inevitabile e non dettata da secondi fini, e capisce quanto la nuora abbia tuttora bisogno di protezione. Lorraine propone quindi a Indira di lavorare per lei come sua guardia di sicurezza; se la proposta risulta apparentemente il modo attraverso cui Lorraine obbliga l’agente a saldare i suoi debiti finanziari, in realtà nasconde la volontà di risolvere il problema Tillman una volta per tutte, facendosi aiutare dall’unica persona che possa fare da tramite tra le sua giustizia privata e le indagini dei federali, l’unica in grado di aiutarla senza volere nulla in cambio.
Come mostrato in apertura del sesto episodio, infatti, anche Indira è vittima degli abusi psicologici del suo inetto e irrispettoso marito, e abbraccia quindi la causa di Dorothy poiché percepita come lotta collettiva delle donne contro quella società patriarcale estremizzata in ogni sua forma in Fargo 5.
Non è un paese per donne quello governato da Roy Tillman e da tutti gli uomini suoi simili; questo però non le fermerà dal conquistarselo.
Fargo 5 sa essere femminista senza femminismo, e questo sesto episodio ne è stata la prova definitiva. La rappresentazione della mascolinità tossica, la violenza fisica e verbale e gli abusi di tutti gli uomini protagonisti della storia continuano infatti a fare da sfondo all’intera vicenda senza mai emergere davvero in primo piano, lasciando alle donne e alla loro volontà di conquistarsi un posto nel mondo il ruolo principale. Le donne rappresentate in Fargo 5 sono tutto fuorché vittime, nonostante tutto; ciò che risalta episodio dopo episodio è al contrario l’inarrestabile forza e la superiorità morale di ogni personaggio femminile della vicenda. Ora che tutte le carte sono state scoperte, ci aspetta la definitiva resa dei conti di Dorothy, di Lorraine e perfino di Indira, pronte a farsi valere e a dimostrare che il mondo non può e non potrà mai essere dominato dalla violenza e dagli abusi di potere. Non finché ci sono le donne.