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Fargo, l’antologia che sposa thriller e dark comedy

Fargo
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Di serie sorprendenti sotto molti punti di vista ne abbiamo viste e continuiamo a vederle ogni anno: trame enigmatiche, personaggi criptici e dalle mille sfaccettature, colpi di scena al di là delle aspettative o addirittura verosimili.

Tuttavia, la serie che sto per proporvi è strabiliante per caratteri del tutto particolari, poiché la definirei un’esperienza poliedrica, versatile, un capolavoro dalle molteplici interpretazioni. L’aspetto interessante è che la storia si basa su un fatto realmente accaduto (così viene specificato nell’intro), anche se sicuramente molto romanzato. Ma nonostante lo sfondo realistico, accadono eventi che sembrano talmente orchestrati da farci credere dell’esistenza di un imperturbabile e intaccabile destino inevitabile: i fatti paiono intrecciarsi secondo un ordine consequenziale, a volte logico e a volte irrazionale, in una fitta rete di cause-effetto. Tutto questo è Fargo. Ma procediamo col capire cos’è e dov’è.

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Scena tratta dal film “Fargo” del 1996

Innanzitutto, Fargo è stato in origine un film di 20 anni fa diretto dai visionari fratelli Coen. Dal film la serie, della quale i fratelli Coen sono i produttori esecutivi, trae ispirazione mostrando molti “Easter eggs” dello stesso, ma gli eventi narrati sono diversi quanto gli stessi personaggi che ne sono protagonisti. La serie infatti racconta di un episodio di cronaca avvenuto in una città dello Stato del Minnesota: non è però un remake del film, è considerabile più un remix. Dal film riprende le ambientazioni sempre circondate dalla gelida neve, le atmosfere grottesche e a tratti inquietanti, l’idea essenziale alla base della trama, ma la storia e i personaggi raccontati sono differenti. Gli episodi sono 10 per stagione della durata di circa un’ora ciascuno e sono tutti sceneggiati da Noah Hawley.

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Lorne Malvo.

Nei primi minuti della serie facciamo immediatamente la conoscenza di Lorne Malvo, stereotipo indiscutibile del killer professionista: freddo,spietato, senza alcun sentimento verso i suoi simili. Per lui la vita del prossimo è un business. Malvo, per quella regola del caos che ho enunciato prima sugli eventi legati quasi come sotto la guida di un cinico burattinaio, incontra in ospedale l’assicuratore Lester Nygaard, il clichè dell‘uomo di mezza età frustrato, con una moglie che non finisce mai di denigrarlo, una reputazione di quartiere non certo entusiasmante e con un forte complesso di inferiorità verso il fratello, ricco e con una bella famiglia. Dopo l’incontro, Lester sarà vittima delle manipolazioni e delle estreme opinioni di Malvo, che lo trascinerà verso un cammino sempre più oscuro e autodistruttivo, episodio dopo episodio.

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Lester Nygaard.

Per quanto riguarda la seconda stagione, siamo sempre nel freddo e nevoso Minnesota, la stessa ambientazione dunque sia del film sia della prima stagione. La storia, tuttavia, narra gli eventi avvenuti circa 30 anni prima e risulta ancora più straordinaria del lavoro precedente, con personaggi ancora più carismatici e complessi, poichè non abbiamo più soli stereotipi (almeno come personaggi principali). L’universo narrativo si estende e diventa più ampio: siamo in un’altra città, vicina a quella delle precedenti puntate. Inoltre i caratteri “noir” e thriller che nella prima stagione era soltanto accennati, qui trovano massima espressione, grazie ad un intrecciarsi di eventi sempre più intrigante e all’ingresso frequente di nuovi personaggi mai banali. Basti pensare che Rye Gerhardt, figlio minore della famiglia malavitosa Gerhardt nonché criminale impacciato e per nulla credibile come gangster, ha impegnato soltanto una puntata ad affascinarmi e a strapparmi qualche risata. Sì, perchè Fargo o, meglio, la seconda stagione di Fargo diviene a tutti gli effetti una fattispecie di Dark Comedy: si ride del macabro e, soprattutto, dell’assurdo e del verosimile, come nel caso della storia di Rye che non sto certo a raccontarvi. Rovinerei davvero tanto.

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Mike Milligan and the Kitchen Brothers.

Il bello è che la seconda stagione può essere vista tranquillamente senza aver visto prima la stagione precedente (proprio per i punti detti sopra), nonostante le faccia da prequel sotto alcuni punti di vista. Per quanto riguarda la storia, molto più intricata della prima, vede sempre questi incontri apparentemente del tutto casuali ma che in realtà sembrano portare ad un destino in comune tutti i protagonisti, questa volta rappresentati dai componenti della già nominata famiglia Gerhardt, da uno sceriffo familiare a coloro che hanno visto la prima stagione e da due coniugi che non passano certo inosservati, il macellaio Ed e l’estetista Peggy Blumquist, interpretata da una fantastica e poco riconoscibile (in prima battuta) Kirsten Dunst.

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Kirsten Dunst nel ruolo dell’estetista Peggy Blumquist

Ecco cosa ha rappresentato Fargo sino ad ora e cosa concluderà di rappresentare con la terza ed ultima stagione: una serie poliedrica, dalle mille sfaccettature come dicevamo, e non riconoscibile sotto un unico genere. E’ una miniserie, ma è come un lungo, lunghissimo film: dieci ore circa, cinquanta minuti ad episodio ed una storia che vola come il tempo quando ci divertiamo a fare ciò che ci piace, perchè non si inceppa mai ed anzi, vorremmo per certi versi scoprire a pieno.