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La seconda stagione di Fargo è davvero tanto inferiore alla prima?

Fargo
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Ci sono delle serie tv che rimangono impresse nell’immaginario collettivo per essere delle piccole perle nascoste nell’oceano immenso e smisurato delle produzioni per piccolo schermo. Tesori nascosti sotto le sabbie cristalline delle spiagge caraibiche oppure incastrati tra due scogli neri e frastagliati fermi immobili in mezzo al mare. Non è mai facile riuscire a trovare questi gioielli celati ma, una volta scoperti, arricchiscono la nostra vita. È il caso di Fargo, una serie tv che potremmo definire un piccolo capolavoro del serialità contemporanea.

In questo articolo vogliamo mettere in discussione alcune certezze della produzione che si ispira al film cult del 1996 scritto e diretto dai fratelli Coen. Un lungometraggio che ha segnato la storia del cinema, vincitore di due premi oscar, e che ha inserito nell’Olimpo dei registi i due fratelli di origine ebrea. Ma torniamo alla serie tv e alle sue stagioni. Si è da poco conclusa la quarta parte, ma noi vogliamo mettere sotto la lente di ingrandimento le prime due stagioni. Quello che vogliamo chiederci è: davvero la prima stagione di Fargo è così superiore alla seconda?

Fargo 1 e Fargo 2, analisi di due stagioni eterogenee ma gemelle

Prima di parlare delle due stagioni e delle loro differenze, proviamo ad analizzarle e contestualizzarle nel miglior modo possibile. Entrambe prendono ovviamente spunto dal film omonimo e sono prodotte dagli stessi registi. Sono una sorta di “trenino temporale”, ruotano come satelliti intorno al film e sono collegate alla storia del lungometraggio. La serie tv, però, è comunque riuscita ad affermarsi come un prodotto autonomo, pur intessendo con il film rimandi di tipo narrativo, concettuale ed estetico.

La prima stagione è ambientata dopo il film, nel 2006, mentre la seconda è la parte cronologicamente più lontana e si svolge nel 1979, ancora prima della pellicola. La congiunzione tra le due serie è data da un padre e da una figlia, entrambi nel corpo di polizia della città innevata di Minnesota. I due detective saranno artefici e allo stesso tempo testimoni della spirale di violenza e morte che coinvolgerà la metropoli a stelle e strisce. Fondamentale è proprio il background dove si svolgono le vicende. Una città bianca tutto l’anno che cela al suo interno molti personaggi oscuri, nascosti dall’umorismo dark e dal gioco delle apparenze che in Fargo si trasforma, seguendo la poetica dei Coen, in gioco dell’assurdo.

Le due più grandi differenze tra la prima e la seconda stagione

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Parliamo ora delle differenze tra la prima e la seconda stagione. Iniziamo subito col dire che entrambe hanno due personaggi che calamitano gli spettatori e li attirano nel mondo Coeniano di Fargo.

Il primo è Lorne Malvo, interpretato da quel mostro di bravura di Billy Bob Thornton, il secondo è una lei, ovvero Peggy Blumquist, alter ego fittizio di Kirsten Dunst. Le vicende che li vedono protagonisti sono apparentemente simili ma profondamente diverse. Malvo è colui che più di tutti riesce a farsi portavoce del connubio tra humour, sarcasmo e dramma tipico della serie. Con lui l’elemento grottesco raggiunge picchi di elevata drammaticità comica, suscitando una sensazione di profondo straniamento (qui parliamo di 10 efferati assassini). C’è però una sorta di savoir faire criminale, un codice d’onore non scritto che sembra quasi far apparire Malvo un omicida gentiluomo (merito del personaggio di Lester, che funge da capro espiatorio).

La seconda stagione invece è più cupa, più cruda e diretta. Se Fargo I è un veleno che ti ammazza piano piano, Fargo II è un colpo di fucile in piena fronte. La protagonista Peggy, infatti, mostra subito la sua portata grottesca e folle. Investe un uomo, torna a casa lasciandolo sul parabrezza e prepara tranquillamente la cena. Peggy diventa l’elemento disturbante della linearità narrativa dell’intero racconto, ma a differenza di Lorne, non c’è una stabilità mentale nella donna, ma solo una folle consapevolezza del fatto che la deriva della sua condizione è una opportunità per autoaffermarsi, opportunità che fino ad allora la vita non le aveva mai concesso. Peggy Blumquist è quindi una sorta di emblema del surreale, della deriva grottesca di un’esistenza distrutta e autodistrutta da un caos improvviso e irrefrenabile.

È allo stesso tempo Malvo e Nygaard, carnefice e vittima di se stessa.

Lo sviluppo delle vicende è molto simile, visto che le due stagioni sono pervase dalla cifra stilistica dei fratelli Coen. Abbiamo infatti il classico incombere dell’illogicità, del caso che squarcia il normale corso della vita di un personaggio, infrangendo quell’equilibrio che sembrava immobile e certo. Un conglomerato di irrazionalità, noir e follia che rende entrambe le stagioni incredibili, una costruzione dell’intreccio che, se da un lato acuisce il senso dell’assurdo e del surreale, dall’altro rende il tutto ancora più ancorato alla realtà.

Un’altra caratteristica fondamentale nella serie tv sta nella polarizzazione tra innocenza e morte, tra normalità e violenza e molto più banalmente tra bene e male. Un gioco degli opposti che si traduce in termini simbolici con la rappresentazione di un ambiente investito dal bianco candido di una neve contaminata dall’oscura malvagità dell’animo umano. La verità, sia nella prima che nella seconda stagione, è solo una: tutti gli esseri umani celano dentro le anime un mostro che aspetta solo di essere risvegliato da un qualcosa, che sia un incidente o un assassino.

Il giudizio finale: Fargo I o Fargo II?

È arrivato il momento di rispondere, dopo questa analisi, alla nostra domanda: davvero la seconda stagione è così inferiore alla prima? In pratica, Fargo I o Fargo II? Noi con estrema certezza possiamo tranquillamente rispondere: Fargo, perché entrambe sono grandi produzioni. La prima sicuramente è di una qualità elevatissima, ma la seconda, se da un lato ha alcune pecche, in certi aspetti è addirittura migliore. Quindi perché scegliere? Perché ostinarsi nel fare paragoni? Dovremmo in qualche modo smettere di estremizzare i confronti, in modo da goderci con più tranquillità la serie tv che stiamo vedendo. Anche perché la vita è strana, sia mai che un Lorne Malvo venga per caso a bussare alla nostra porta.

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