3) Darren Aronofsky – Black Swan (2010)

Pochi registi sanno esplorare la psiche umana in modo così intenso e disturbante come Aronofsky. Con uno stile viscerale e una narrazione che lascia il segno, ha regalato al cinema opere indimenticabili come Requiem for a Dream, The Wrestler e Mother!. Eppure, nonostante la sua capacità di scuotere il pubblico e lasciare un’impronta indelebile, l’Academy gli ha concesso una sola nomination all’Oscar come miglior regista, nel 2010, per Black Swan. Questo thriller psicologico, con una Natalie Portman in stato di grazia (e giustamente premiata con l’Oscar), è un viaggio allucinato nella follia e nell’ossessione, capace di unire eleganza e inquietudine in un modo unico (a tal proposito, qui trovi 10 registi che hanno letteralmente stravolto il 21esimo secolo).
È tra i più emblematici registi del cinema
È incredibile pensare che, tra tutte le sue opere, solo questa sia stata riconosciuta con una candidatura alla regia, considerando quanto il suo stile abbia influenzato il cinema contemporaneo. Forse le sue storie sono troppo estreme o il suo approccio troppo crudo per i gusti dell’Academy, ma il suo impatto sulla settima arte è innegabile.
4) Franklin J. Schaffner – Patton (1970) (Vincitore)

Anche Schaffner è uno di quei registi che hanno saputo lasciare il segno senza ricevere tutti i riconoscimenti che meritavano. Con film come Il pianeta delle scimmie e Papillon, ha dimostrato una straordinaria capacità di adattarsi a generi diversi, realizzando opere che ancora oggi sono considerate dei cult. Eppure, l’Academy lo ha premiato solo una volta, nel 1970, per Patton. Questo biopic su uno dei generali più controversi della Seconda Guerra Mondiale è un ritratto imponente e sfaccettato, reso ancora più incisivo dalla straordinaria interpretazione di George C. Scott, che arrivò persino a rifiutare l’Oscar.
Nonostante il successo del film, Schaffner non ha più ricevuto altre nomination alla regia, un destino sorprendente per un cineasta così versatile e innovativo. Forse la sua capacità di spaziare tra stili e generi lo ha reso meno riconoscibile agli occhi della critica, o forse i suoi lavori erano troppo avanti per essere pienamente compresi al momento dell’uscita. Di certo, il suo contributo al cinema resta enorme.
5) John Sturges – Bad Day at Black Rock (1955)

Ci sono alcuni registi che, pur avendo creato veri e propri capolavori, sembrano un po’ dimenticati dal grande pubblico, e John Sturges è uno di questi. Non solo ha diretto film che sono diventati pietre miliari del cinema, come I magnifici sette e La grande fuga, ma ha anche un’incredibile capacità di creare tensione e profondità nei suoi lavori. È curioso, però, che l’Academy lo abbia nominato per l’Oscar solo una volta, e quel film, Bad Day at Black Rock, è un vero gioiello. In questo thriller-western, che vede la partecipazione di un gigantesco Spencer Tracy, Sturges mescola magistralmente critica sociale e suspense, costruendo una trama che tiene lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Nonostante abbia regalato al pubblico alcuni dei film più amati di sempre, l’Academy non lo ha mai premiato, lasciandolo fuori dalle sue premiazioni successive. È come se, pur avendo definito l’immaginario collettivo con i suoi lavori, Sturges sia stato un po’ messo da parte quando si trattava di riconoscimenti ufficiali. Probabilmente la sua opera è stata sottovalutata, ma questo non toglie nulla alla sua grandezza. I suoi film continuano a essere apprezzati oggi da chi sa riconoscere il valore di una narrazione solida, di personaggi memorabili e di una regia che sa come creare emozione