4. Fight Club (1999)
Fight Club è, tutt’ora, un pugno nello stomaco. La sensazione è stata più o meno la stessa per chi lo ha visto al cinema del 1999, anno del suo debutto. Infatti era un film violento, nichilista, sarcastico fino al midollo. Parlava di alienazione, di rabbia repressa, di uomini che si prendevano a pugni per sentirsi vivi. Non era il classico film blockbuster e, infatti, non si sapeva come venderlo. Il trailer lo faceva sembrare un film d’azione, ma chi lo andò a vedere si trovò davanti a qualcosa di molto più complesso. Un attacco feroce al consumismo, alla mascolinità tossica, alla società moderna. Il messaggio era volutamente ambiguo, tanto che molti critici dell’epoca lo interpretarono nel modo sbagliato. Alcuni lo accusarono di glorificare la violenza, altri lo definirono irresponsabile. Ma pian piano Fight Club trovò il suo pubblico.
La gente iniziò non solo a guardarlo, ma a studiarlo, analizzarlo, insomma, cercava di capirlo. Con il passare degli anni Fight Club non solo è stato rivalutato, ma è diventato una delle opere più influenti della sua epoca e uno dei film migliori di sempre. Oggi è considerato un classico, un film che ha anticipato il senso di insoddisfazione e ribellione del nuovo millennio, e che ancora oggi è citato e apprezzato moltissimo (anche qui, ecco la spiegazione del finale).
