Uscito nelle sale italiane giovedì 27 febbraio 2025, A Real Pain è il secondo film diretto da Jesse Eisenberg, che ne è anche sceneggiatore e co-interprete principale. Questo dramma coinvolgente vede nel cast un’eccezionale Kieran Culkin e il grande ritorno di Jennifer Grey (Dirty Dancing, che puoi vedere qui). Presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival il 20 gennaio 2024, A Real Pain offre una sceneggiatura intima e toccante, che combina tensione e umorismo in un viaggio tra i sentimenti, ma soprattutto il dolore in tutte le sue sfaccettature.
La pellicola si sviluppa su un delicato equilibrio tra tensione e umorismo, mentre i protagonisti navigano un percorso di crescita e riconciliazione, confrontandosi con le ferite personali e la memoria storica legata all’Olocausto. A Real Pain non si limita a trattare il tema della sofferenza, ma lo rende universale, affrontando anche la difficoltà di comprendere e affrontare i propri demoni interiori. Con un tono che sfida le convenzioni del genere “on the road”, il film si fa portatore di un messaggio potente sulla consapevolezza emotiva e sull’importanza dell’empatia. Grazie alla regia sensibile di Eisenberg e alla bravura del cast, questa pellicola si profila come uno dei titoli più rilevanti del 2025, lasciando lo spettatore a riflettere sulla natura del dolore e della memoria, ben oltre la conclusione della storia.
A Real Pain inizia a Varsavia, ma scava e va oltre

La trama segue la storia di due cugini americani, David (Jesse Eisenberg) e Benji (Kieran Culkin), che si ritrovano dopo diverso tempo per un viaggio in Polonia, partecipando a un tour organizzato per visitare i luoghi legati alla memoria dell’Olocausto. Il loro rapporto è complicato: David è metodico e riservato, e soffre di un disturbo ossessivo compulsivo, mentre Benji è imprevedibile e sarcastico, con una personalità che sfida costantemente ogni convenzione. Inoltre, poco alla volta ci immergiamo nei disturbi della sua depressione, tra up and down continui, alcolismo e droga. Durante il viaggio, le differenze tra loro emergono in modo sempre più evidente, dando vita a scontri tanto drammatici quanto profondamente umani e autentici.
Il viaggio, inizialmente motivato dal desiderio di onorare le radici della loro famiglia e la memoria della loro nonna, si trasforma rapidamente in un confronto interiore che mette a nudo le loro fragilità e i dolori mai affrontati. Tra momenti di malinconia e lampi di umorismo pungente, David e Benji si scontrano con il peso della storia e con le proprie insicurezze personali. Il tour diventa così un percorso di crescita e riconciliazione, in cui il dolore del passato si intreccia con le inquietudini del presente.
Jesse Eisenberg, attraverso una regia intima e dialoghi brillanti, costruisce una narrazione che alterna leggerezza e profondità, portando il pubblico in un viaggio emozionale denso di significato. A Real Pain inizia con un viaggio, non metaforico, ma autentico. Così autentico che ci sembra di far parte di quel gruppo eterogeneo di persone (qui vi parliamo di 8 film che faranno parlare di sé nel 2025).
Ogni personaggio ci rappresenta

Uno dei punti di forza di questa pellicola è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi. Inevitabile trovarsi a empatizzare con uno piuttosto che con l’altro. Chi si ritrova nella mania di controllo di David, chi nell’euforia e dolore di Benji. Ma non solo, Marcia è una donna che sta affrontando la fine di una relazione e una vita che non la rendeva più appagata, Eloge, forse alla ricerca di una approvazione continua, Mark e Diane, “noiosi” (come si definiscono loro) pensionati in cerca di qualcosa di nuovo. Ognuno di loro, in qualche modo, ha l’esigenza di una crescita personale, di un cambiamento con annesse insicurezze. La stessa guida, James (Will Sharpe) rifiuta e ricerca allo stesso tempo il cambiamento. A Real Pain non pialla le emozioni, le rappresenta così come sono, ovvero confuse, lasciando allo spettatore la possibilità di interpretazione e immedesimazione.
Il viaggio, tuttavia, non rappresenterà per loro il cambiamento della vita. Inutile aspettarsi il plot twist sul finale. Perché questo viaggio tra sentimenti e dolore lascerà spazio solo a tanta consapevolezza. David tornerà a casa dalla sua famiglia con i suoi disturbi ossessivo compulsivi, e Benji non troverà la pace, ma in fondo, non era ciò che stava cercando (qui abbiamo raccolto per voi le migliori serie Tv che affrontano il tema della depressione).
Un viaggio tra il dolore passato e quello presente

In A Real Pain, l’Olocausto non è solo uno sfondo storico, ma un elemento centrale che influenza profondamente i protagonisti e il loro viaggio. David e Benji si trovano a visitare luoghi simbolici della memoria, tra cui ex campi di concentramento e siti legati alla tragedia della loro famiglia. Tuttavia, il modo in cui i due cugini affrontano questa eredità è diametralmente opposto: David si avvicina con rispetto e introspezione, cercando di comprendere il passato e il suo impatto sulle generazioni successive. Benji, invece, reagisce con cinismo e provocazione, quasi come se volesse respingere il peso di un dolore che non riesce a gestire. Questo contrasto genera tensione tra loro, mettendo in luce due modi diversi di rapportarsi alla memoria storica: uno più razionale e consapevole, l’altro impulsivo e difensivo.
Man mano che il viaggio procede, il tema trattato diventa un mezzo per esplorare il dolore personale e collettivo, ponendo domande sulla trasmissione del trauma e sull’importanza di ricordare. Benji, dietro la sua facciata irriverente, nasconde una sofferenza profonda che emerge gradualmente, portando a un confronto emotivo con David. Attraverso dialoghi intensi e momenti di silenzio carichi di significato, il film mostra come la memoria storica possa essere un terreno complesso di confronto e crescita personale, dove il passato, in questo caso, è profondamente legato al presente. Anche se, non sarà la cura (qui per voi 5 curiosità su Kieran Culkin).
La decostruzione riuscita di un genere

A Real Pain inizia con la premessa familiare di un film on the road: due cugini con personalità opposte intraprendono un viaggio insieme, lasciando presagire una classica commedia basata su battibecchi e situazioni imbarazzanti. Tuttavia, il film sfugge rapidamente a questa formula prevedibile, trasformandosi in un’esplorazione più profonda e sfaccettata del dolore, della memoria e delle relazioni familiari. Benji, il più eccentrico e incontrollabile dei due, appare inizialmente come l’elemento di disturbo, tanto che David si vergogna apertamente di lui, proprio come farebbe chiunque di fronte a una persona che sembra inadatta al contesto. Eppure, mentre il viaggio procede, il punto di vista si ribalta: gli altri partecipanti al tour non solo tollerano Benji, ma finiscono per comprenderlo più di quanto faccia il suo stesso cugino. Alla fine, l’empatia del pubblico e dei personaggi si sposta su di lui, rivelando una sofferenza autentica dietro il suo comportamento caotico.
Ciò che rende il film così efficace è la sua capacità di destrutturare gli stereotipi del genere senza perdere coerenza. Nonostante il tono cambi gradualmente, il film mantiene un equilibrio perfetto tra momenti di leggerezza e riflessioni profonde, evitando bruschi scivolamenti nel melodramma. Il risultato è un racconto che sorprende e coinvolge, capace di affrontare tematiche complesse senza mai sembrare fuori posto o forzato. Dalla sala si esce pensierosi e si continua a riflettere per diverso tempo.
Il finale di A Real Pain

Il finale di A Real Pain è un pugno allo stomaco che porta alla luce, in modo definitivo, il tema centrale del film: la depressione e il peso emotivo che ognuno porta con sé. Dopo un viaggio fatto di scontri, riconciliazioni e momenti di dolorosa introspezione, Benji arriva a un punto di rottura. Ciò che inizialmente sembrava solo eccentricità o cinismo si rivela essere una profonda sofferenza interiore, qualcosa che David, nonostante la sua razionalità, fatica a comprendere fino in fondo. Il film evita facili soluzioni e, soprattutto, non cerca di “curare” il dolore di Benji con una riconciliazione forzata o un lieto fine convenzionale. La sua conclusione è toccante proprio perché rimane aperta e sincera (anche se facilmente intuibile).
David si rende conto troppo tardi di quanto il cugino stesse lottando con i suoi demoni interiori e di quanto il suo atteggiamento distaccato lo abbia isolato ulteriormente. Il viaggio non porta a una guarigione miracolosa, ma lascia dietro di sé il peso di una perdita e il senso di un’occasione mancata. A Real Pain mostra come la depressione non sia sempre riconoscibile a prima vista e come il dolore, anche quando condiviso, possa restare inascoltato. Un epilogo amaro e struggente che sottolinea l’importanza dell’empatia, della comprensione e della consapevolezza che a volte, dietro una battuta sarcastica, si nasconde una richiesta di aiuto.