Ci sono poche attrici moderne che hanno il talento e la versatilità di Amy Adams. Nata a Vicenza, ha esordito sul grande schermo nella commedia nera Bella da morire, portando contemporaneamente avanti una carriera in TV, che si sarebbe però fermata nel 2006. La prima svolta importante avvenne con Prova a prendermi di Steven Spielberg, mentre il ruolo che l’ha fatta scoprire al mondo è stato quello in Junebug nel 2005. Già da lì avevamo capito che davanti non avevamo un’attrice qualunque. Esplosa definitivamente con Come d’incanto, nel corso degli anni ha spaziato nei generi (dalle rom-com alla fantascienza, passando per i thriller di ogni tipo), ha lavorato con l’élite della regia mondiale e con interpreti di prim’ordine.
Eppure continua a essere costantemente sottovalutata dall’Academy. Con soli due Globe in bacheca, 6 sono le nomination all’Oscar e zero le statuette conquistate. Tanto che, ironicamente, è diventata la nuova Leonardo DiCaprio. Allora oggi, in occasione dell’uscita – avvenuta pochi giorni fa – di Come per disincanto, vogliamo rendere omaggio a questa meravigliosa donna analizzando le sue 5 migliori interpretazioni tra cinema e TV (senza classificarle) indipendentemente dal prodotto, dalle nomination, dai premi e dal gusto personale.
Un’impresa difficilissima che non attende altro di essere affrontata; dunque, non ci resta che entrare nel mondo di Amy Adams.
1) Giselle (Come d’incanto)
Proprio Come d’Incanto (disponibile su Disney Plus) apre l’elenco delle 5 migliori interpretazioni di Amy Adams.
Non solo è il film che l’ha resa una vera e propria star e le ha permesso di spiccare il volo a Hollywood, ma Giselle è un ruolo che avrebbe potuto essere terribilmente ridicolo ed estremamente melenso nelle mani di un’altra attrice. Ma nelle sue è semplicemente memorabile. Basti pensare all’espressione di meraviglia fanciullesca che le compare sul volto quando Robert le fa il trucco della moneta dietro l’orecchio in Come d’incanto: ha reso bellissimo un momento sciocco, dimostrando quanto sia brava. Inoltre, in quest’opera dove diviene un’autentica principessa Disney, Adams canta, balla e recita dialoghi spiritosi e profondi; è dolcemente priva di vanità , un’eterna romantica dai grandi occhioni sognanti e così solare e gioiosa che è impossibile non innamorarsene.
Giselle è letteralmente un cartone animato che prende vita, ma l’attrice riesce a dare profondità alle emozioni e alla vulnerabilità della principessa, trasformandola in un essere umano completo e autentico. Facendo capire a tutti che lei può essere la protagonista di un film e guadagnandosi una nomination ai Globe, Adams ci fa ancora credere nella magia. E ora possiamo scatenarci sulle note di Dille che l’ami.
2) Louise Banks (Arrival)
Arrival (disponibile su Netflix, Lionsgate e Starz; a noleggio su Apple Tv, Timvision, Chili e Infinity), è uno dei film fantascientifici più importanti degli ultimi anni e gran parte del suo successo è senza dubbio da attribuire alla grandissima performance della Adams, che da sola regge il peso di un’opera estremamente impegnativa. Ecco perché l’Academy ci deve spiegare l’insensato motivo della sua vergognosa non candidatura all’Oscar (almeno è arrivata quella ai Globe, anche se non ha vinto).
Nei panni della linguista Louise Banks, che da un lato deve trovare un modo per comunicare con gli alieni arrivati sulla Terra e dall’altro affrontare il trauma delle morte della figlia, l’attrice ci regala una donna complessa tanto quando la pellicola stessa. Riesce a incanalare ogni singola emozione di Louise, mostrando attraverso i suoi occhi, le sue espressioni e i suoi gesti il conflitto interiore, l’empatia, il dolore, il coraggio, la paura e tutto ciò con cui sta lottando in quel momento. Man mano che Arrival procede trasformandosi in un viaggio nel tempo circolare e rivelando così l’effettiva sequenza temporale degli eventi, le azioni di Louise divengono ancora più significative, belle e toccanti.
Arrival scava dentro di noi concentrandosi su un quesito filosofico esistenziale: cosa faremmo se potessimo vedere il futuro? E lo fa attraverso l’intensità di una sublime Amy Adams.
3) Camille Preaker (Sharp Object)
Come detto nell’introduzione, all’inizio della sua carriera Amy Adams è apparsa in diverse serie tv come Streghe, Buffy, Smallville, The West Wing e la divertentissima The Office. Erano passati dodici anni dalla sua ultima apparizione sul piccolo schermo quando l’attrice ci tornò con Sharp Object (su Sky, Now e a noleggio su Chili). Ed è qui che ci dona una delle sue performance più incredibili, spingendosi dove mai prima d’ora con un personaggio nero, difficile ma allo stesso tempo vittima e spezzato dalla vita.
Camille è una donna solitaria, che affoga i dispiaceri in una bottiglia, e rinchiusa in un passato doloroso segnato dalla morte della sorellastra. Il ritorno nel suo paese natale e l’indagine della polizia non sono altro che un’occasione per esplorare le sue paure, il suo senso di colpa, le profonde ferite che ha inciso sulla pelle in una mappa di traumi, abusi, riabilitazioni ed emozioni di ogni tipo. In Sharp Object Adams si è immersa dentro Camille, in questa donna sofferente senza più energia per sperare, riuscendo ad esprimere quel suo malessere autodistruttivo attraverso gli sguardi, i gesti, i silenzi significativi. E la canditura a Emmy e Globe era dovuta, sebbene sia stata battuta in entrambe le occasioni.
È un personaggio diverso, che non segue i soliti standard morali e i percorsi che ci aspettiamo da lei, che non vuole apparire perfetto o simpatico a tutti i costi: in Sharp Object Adams incarna meravigliosamente una delle poche antieroine della tv.
4) Peggy Dodd (The Master)
Peggy Dodd rimane tutt’oggi uno dei ruoli più complessi che Amy Adams abbia mai rivestito. La critica la ritiene la sua miglior performance in assoluto; per noi appassionati, invece, è un’ulteriore prova del genuino talento di un’attrice troppo sottovalutata. Ma lei riesce, con la sua bravura, a sfruttare le opinioni altrui per stupirci continuamente e a non farsi mai schiacciare dai grandi nomi con cui recita, come successe ne Il dubbio con Meryl Streep e Philip Seymour-Hoffman.
Proprio di nuovo al fianco di quest’ultimo recita in The Master (su Sky, Now e Timvision), interpretandone la moglie. In pubblico è solidale col marito, devota alla causa, intimorita e sempre un passo dietro a lui. Schietta e compiacente, Peggy si è rivelata molto più stratificata di quanto ci saremmo mai aspettati. In un mondo di uomini ubriachi, rozzi e goffi, emerge la sua sicurezza, il suo sangue freddo, il suo essere diffidente per natura, dimostrandoci come sia lei a tirare davvero le fila. I suoi occhi freddi e sprezzanti osservano tutto e tutti in The Master e le basta uno sguardo per far capire alle persone il suo minaccioso messaggio.
L’attrice ci gela il sangue nelle vene con la sua Peggy, una donna travagliata e resiliente che potremmo paragonare a Lady Macbeth, soprattutto per il mondo in cui controlla il marito. E la quarta nomination a Oscar e Globe era meritatissima, sebbene quell’anno battere Anne Hathaway ne Les Miserables fosse impossibile.
5) Sydney Prosser (American Hustle – L’apparenza inganna)
Chiudiamo con il film che ha portato nella bacheca dell’attrice il suo primo Globe; fu pure candidata per la prima volta nella categoria miglior attrice protagonista all’Oscar, ma perse in favore dell’immensa interpretazione di Cate Blanchett in Blue Jasmine.
Alla sua seconda collaborazione con David O’Russell (già in The Fighter aveva fornito un’eccellente prova con la sua Charlene) in American Hustle – disponibile su Sky, Now e Prime – riesce a tenere testa a una schiera di stelle hollywoodiane con un’interpretazione cruda, senza compromessi, che non si basa in nessun modo sui personaggi che le erano stati affidati in passato. Magnetica, appariscente, misteriosa e avvincente da guardare, riesce a equilibrare perfettamente la vulnerabilità di Sydney con la sua pericolosità , tanto che noi, Irving e Richie dobbiamo indovinare qual è il suo vero scopo in American Hustle. In realtà nasconde dentro di sé una donna spaventata, che cerca di superare la vita nel migliore dei modi e che deve cavarsela in un mondo di uomini.
Non solo è un ruolo inedito per lei, ma Amy Adams interpreta un personaggio che ne interpreta a sua volta più di uno e spesso pure contemporaneamente, destreggiandosi meravigliosamente tra le sue molteplici identità e mostrando quanto sia versatile in American Hustle.
Arrivati alla conclusione, è chiaro che alcuni ruoli importanti di Amy Adams sono rimasti fuori dalla top 5. Non è sparita di fronte a Meryl Streep e Philip Seymour-Hoffman nei panni della giovane e fiduciosa Sorella James ne Il dubbio; brillava nell’interpretare la forte e tosta Charlene in The Fighter; ha catturato delicatamente e profondamente le difficoltà e i conflitti interiori e sociali di Margaret Keane in Big Eyes; ha reso interessante un film come Animali Notturni, che senza di lei (e Jake Gyllenhaal) sarebbe passato inosservato. E non possiamo dimenticare nemmeno Junebug oppure il suo ruolo in Her. Meglio fermarci, altrimenti non finiremmo mai. Prima di salutarci però, vi vogliamo chiedere la vostra opinione; anzi, non vediamo l’ora di sentirla.