Il 29 ottobre scorso è uscito su Netflix il prequel di Army of Dead, l’horror-action di Zack Snyder venuto fuori nel maggio di quest’anno (qui trovate la nostra recensione).
Army of Thieves, attualmente tra i film più visti su Netflix, è diretto e interpretato dall’attore Matthias Schweighöfer e fornisce pochi rimandi verso il film di zombie, per lo più notizie che i protagonisti sentono alla televisione nei notiziari. Narra, piuttosto, la storia di Ludwig Dieter, al secolo Sebastian Schlencht-Wöhnert, di giorno cassiere in una banca della provincia di Berlino e di notte youtuber fallito che pubblica video sulla storia delle casseforti e come scassinarle.
Sebastian/Ludwig è un bambino biondo che, incapace di relazionarsi con i suoi coetanei, preferisce starsene chiuso in casa ad ascoltare il ticchettio degli ingranaggi di una piccola cassaforte che ha con sé. Crescendo, lo ritroviamo condurre una vita piuttosto monotona, tutto casa e lavoro, finché un bel giorno riceve sotto l’ultimo video pubblicato su internet l’invito a partecipare a una interessante, quanto segreta, sfida.
Da questo momento la vita di Sebastian/Ludwig cambierà radicalmente facendolo diventare, de facto, l’unico al mondo capace di aprire le quattro più importanti e complesse casseforti mai costruite: L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli Dei (i nomi delle casseforti fanno riferimento alla famosa quadrilogia lirica del compositore tedesco Richard Wagner).
Naturalmente, essendo piuttosto imbranato e totalmente privo di intraprendenza, Sebastian/Ludwig viene reclutato da una banda di ladri di banche che lo invogliano ad aggregarsi con la proposta, appunto, di essere il primo al mondo a scassinare il non plus ultra delle casseforti mai costruite da mano umana. La banda, che sostanzialmente diviene poi la sua famiglia, è composta dall’affascinante ladra Gwendoline Starr (interpretata da Nathalie Emmanuel), dall’hacker Korina Dominguez (interpretata da Ruby O. Fee), dall’uomo d’azione Brad Cage (interpretato da Stuart Martin) e dall’addetto alla fuga Rolph (interpretato da Guz Khan). Come tutte le compagnie (e film che si rispettino) le dinamiche all’interno del quartetto iniziale finiscono in malora con l’arrivo del quinto elemento, quello disturbante, che spariglia le carte in tavola. A dar loro caccia c’è, poi, un ispettore dell’Interpol piuttosto disperato e male in arnese, disposto a tutto per riuscire a catturarli, accompagnato dalla sua assistente, buona soltanto a prendersi le sfuriate del capo.
Il film è piacevole ed è accompagnato da una colonna sonora composta da Hans Zimmer. Forse in certe situazioni l’ironia stona un po’ risultando forzata ma in ogni caso si fa guardare volentieri. Non ha pretese se non quella di intrattenere lo spettatore con un ritmo incalzante quasi sempre costante e i momenti di quiete risultano esser utili per dare spazio alla psicologia dei personaggi, ovviamente senza particolari aspirazioni filosofiche.
Gli interni della casa di Sebastian/Ludwig e gli esterni della città in cui vive sono realizzati magnificamente e rendono davvero bene l’idea che la vita del protagonista sia totalmente vuota e inutile (bellissimo è vederlo mangiare da solo, in pausa pranzo!). I momenti, invece, destinati alla scassinatura e, in particolar modo, le immagini dedicate alla forzatura dei meccanismi delle casseforti, ricreati in CGI, sono davvero affascinanti e danno l’impressione di essere veramente dentro l’acciaio impenetrabile.
La coppia Gwendoline – Sebastian, protagonisti della pellicola, risulta una spanna sopra gli altri personaggi. I due potrebbero benissimo portare avanti il film da soli, i loro personaggi si amalgamano bene insieme. Chiaramente hanno bisogno dei compartecipanti che funzionano bene nell’insieme ma che presi singolarmente risultano inconcludenti e immaturi, capaci soltanto di sfogare la loro frustrazione attraverso la vendetta e il battere i piedi per terra.
I riferimenti ad Army of Dead sono pochi e poco importanti. Quello finale, poi, piuttosto bruttino e inutile. Non aggiungono niente di più alla trama e rendono Army of Thieves un film molto più simile a uno spin-off che un vero prequel.
Invece sono molto divertenti gli omaggi fatti ad altri film del genere: la maschera di Nixon usata durante una rapina in banca che richiama quelle usate in Point Break; la corsa spericolata in bicicletta, omaggio a Premium Rush; la competizione sotterranea che richiama Fight Club; il poliziotto perennemente all’inseguimento che ricorda un po’ l’Ispettore Clouseau de La Pantera Rosa; per non parlare del chiaro omaggio a Brad Pitt e Nicholas Cage come nome e cognome del personaggio interpretato da Stuart Martin (che tra l’altro, con la canotta bianca e la barba sembra il Wolwerine di Hugh Jackman).
Se pensate che Army of Thieves riguardi il mondo degli zombie siete fuoristrada totalmente e potrebbe essere una sonora delusione. Se, invece, vi piacciono gli heist movie, siete abbonati a Netflix e volete passare una serata all’insegna del buon umore è il film che fa per voi. Army of Thieves, infatti, ha il grande, grandissimo pregio di avere una forte consapevolezza di sé: non si vende per quello che non è e difficilmente riuscirete anche solo a pensare di aver perso del tempo nel guardarlo.