5) Bruce Willis
Come Neeson, anche Bruce Willis, prima del ritiro dalle scene a causa dei problemi di salute, è stato soggiogato dalla maledizione dell’attore da action-movie. Tuttavia, è stato capace di eccellere anche in ruoli drammatici nel corso della sua carriera. Dopo aver raggiunto la fama con la serie televisiva Moonlighting (Glenn Gordon Caron, 1985-1989), Willis è diventato una star internazionale grazie a Die Hard (1988), in cui interpreta l’indimenticabile John McClane.
Reinventando il genere action, Willis ha prestato il volto a un eroe vulnerabile e carismatico. Sebbene il ruolo abbia segnato la sua carriera come star dei film d’azione, Willis ha dimostrato una notevole versatilità in ruoli drammatici. Interpretazioni acclamate come quelle in Pulp Fiction (Quentin Tarantino, 1994), L’esercito delle 12 scimmie (Terry Gilliam, 1995) e Il sesto senso (M. Night Shyamalan, 1999) hanno confermato il suo talento. In particolare nell’ultimo citato, il ruolo di Malcolm Crowe, lo psicologo infantile protagonista, gli ha dato grande visibilità anche come attore drammatico, capace di grande esprimere con grande intensità la complessità dell’animo umano.
Nonostante una carriera lunga e di successo, Willis non si mai avvinato nemmeno a una nomination, restando completamente ignorato dall’Academy. Sembra quasi che l’etichetta del genere azione, storicamente trascurato, si sia trasferita come un marchio indelebile su Willis, come sui suoi colleghi. Questo gli ha impedito di uscire, anche quando ha interpretato ruoli più profondi, dalla bolla e lo hanno tenuto distante dal riconoscimento dell’industria cinematografica hollywoodiana. Tuttavia, la sua versatilità e capacità di mescolare umorismo, dramma e azione fanno di Bruce Willis uno, insieme ai sopracitati, degli attori over 60 più capaci, ma più ignorati nella storia delle premiazioni dell’Academy.