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Le 5 attrici vincitrici agli Oscar più criticate degli ultimi 50 anni

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La storia dei premi Oscar è stata segnata da attrici incredibili, rimaste nell’immaginario cinematografico grazie alle loro interpretazioni. Storie vere o fittizie spaziando attraverso quasi tutti i generi e diventando in qualche modo immortali. Sono attrici che hanno fatto la storia degli Oscar per il loro talento, la loro versatilità e il loro impatto culturale. Come Katharine Hepburn che ha vinto l’Oscar come migliore attrice quattro volte, un record che ancora oggi non è stato superato. Meryl Streep (qui il clamoroso annuncio della sua presenza in Only Murders in the Building) ha ricevuto il maggior numero di nomination agli Oscar di qualsiasi attore o attrice.

Nonostante abbia vinto l’Oscar solo una volta, Audrey Hepburn è ancora oggi una delle attrici più amate e iconiche. La sua grazia, la sua eleganza e la sua presenza magnetica sullo schermo hanno contribuito a renderla una leggenda. Elizabeth Taylor, Ingrid Bergman, Judy Garland e tante tante altre.

Oggi però non vogliamo parlare di loro ma delle pecore nere di Hollywood, le cinque attrici più criticate della storia dei premi Oscar.

1) Sally Field

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Sally Field vince il secondo Oscar

Sally Field inizia la sua carriera artistica negli anni ’60 principalmente con ruoli televisivi. Tra i più grandi successi, nonché il primo, c’è Gidget nel 1965, dove interpretava il ruolo di una giovane surfista. Negli anni Settanta il cinema inizia ad accorgersi di lei e così l’attrice mostra le proprie versatili doti con ruoli più drammatici. Nel 1976 recita per esempio in Stay Hungry, accanto a Jeff Bridges e Arnold Schwarzenegger. Ma è stato il ruolo di Norma Rae nel film omonimo del 1979 che l’ha portata al successo e le ha fatto guadagnare il suo primo premio Oscar come miglior attrice protagonista. Un ruolo che ha entusiasmato pubblico e critica e ha fatto così decollare la sua carriera. Cinque anni dopo la Field vince già il suo secondo Oscar per Places in the Heart, dove interpreta una vedova e madre di due figli nel Texas degli anni Trenta.

Negli anni successivi, ha continuato a lavorare sia al cinema che in televisione, ottenendo successi con film come Mrs. Doubtfire (1993) e Forrest Gump (1994). La sua carriera ha continuato ad essere ricca di successi e tra i suoi lavori più recenti si possono citare la serie televisiva Brothers & Sisters e il film Lincoln del 2012, diretto da Steven Spielberg (che è valso a Daniel Day Lewis il terzo Oscar come miglior attore protagonista).

Ma torniamo a fare un passo indietro.

Nel 1985, la Field vince il suo secondo premio Oscar in un anno di grandi performance da parte delle attrici dell’industria. Accanto a Judy Davis, Jessica Lange, Vanessa Redgrave e Sissy Spacek, la Field sembra la meno favorita. Considerata anche la vittoria di appena cinque anni prima. E invece è proprio lei a portarsi la statuetta ringraziando in lacrime l’Academy: “Right now, you like me!”. Parole, in seguito, interpretate nel peggiore dei modi. Alcuni ipotizzarono infatti che l’Academy avesse mostrato una preferenza nei riguardi dell’attrice, senza valutarne la performance in modo oggettivo. Questo soprattutto perché, secondo molti critici, il suo personaggio in Places in the Heart mancava di sfumature ed emotività.

2) Gwyneth Paltrow

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Gwyneth Paltrow, Oscar 1999

Prima di entrare nel nuovo Millennio, il mondo del cinema è stato segnato da questa vittoria immeritata (?) e da un discorso destinato a rimanere nella storia. Figlia d’arte, Gwyneth Paltrow inizia la propria carriera cinematografica negli anni ’90 ottenendo il suo primo ruolo importante nel film Shout del 1991. Con Sliding Doors e con Emma, un adattamento dell’omonimo romanzo di Jane Austen, la Paltrow acquisisce sempre più fama e credito. Soprattutto per la bellezza elegante e raffinata. Dopo la vittoria ai premi Oscar per Shakespeare in Love nel 1999, l’attrice continua a recitare in diverse pellicole, anche molto diverse l’uno dall’altra. Tra le più memorabili non possiamo dimenticare The Talented Mr. Ripley (1999) o The Royal Tenenbaums (2001), per cui si è guadagnata il ruolo di icona pop culture. Ma anche Iron Man (2008), in cui ha interpretato il ruolo di Pepper Potts nell’MCU.

Attrice, imprenditrice e autrice, Gwyneth Paltrow è una personalità molto particolare che ha fatto spesso e volentieri parlare di sé.

Dalla candela al profumo della sua vagina ai suoi commenti sull’inutilità della protezione solare (ricordate di metterla anche d’inverno!), risalendo appunto a quella infame vittoria che nessuno aveva previsto e che ancora oggi fa storcere il naso. C’è chi parla addirittura di complotto, di nepotismo e quanto altro. Probabilmente la verità sta nel mezzo. In Shakespeare in Love, la Paltrow interpretava la giovane Viola, nobildonna che si traveste da uomo per poter recitare nella nuova opera del Bardo. Solo che lo stesso Shakespeare si innamora di Viola rendendola la propria musa, ignaro della doppia identità della giovane.

Film sopravvalutato, mancante di aderenza storica. Interpretazione non tra le più riuscite e sicuramente non all’altezza delle sue colleghe, tra le quali una mastodontica Cate Blanchett in Elizabeth (che si è rifatta con due premi Oscar in futuro). Vittoria, si dice anche, dovuta all’immensa campagna di marketing della Miramax. Weinstein e compagnia bella avrebbero comprato i voti a forza di cene e regali, come era costume a quei tempi. E forse un po’ anche oggi suvvia.

3) Sandra Bullock

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Sandra Bullock e il controverso Oscar

Anche lei tra le attrici premio Oscar, Sandra Bullock inizia la sua carriera nel mondo del cinema negli anni Ottanta ma è solo un decennio dopo che qualcosa inizia finalmente a smuoversi. Con Speed nel 1994, accanto a Keanu Reeves, la Bullock sale finalmente alla ribalta,. Ben presto si fa conoscere per il tono spigliato, la presenza scenica e la capacità di saper bilanciare toni comici a quelli drammatici.

L’attrice, infatti, si muove agilmente passando dalla rom-com al drama conquistandosi un posto in quella Hollywood che non guarda in faccia nessuno. Negli anni ’90 e nei primi anni 2000, la Bullock ha continuato a ottenere ruoli importanti in film di successo come While You Were Sleeping (1995), o A Time to Kill (1996). Nel 2010 viene candidata per The Blind Side per cui vince e nel 2014 riceve la seconda candidatura per Gravity. Alcuni flop come Ocean’s Eight non hanno inficiato più di tanto la sua carriera. Semmai a essersi messo in mezzo è stato il botulino che le ha bloccato l’espressività facciale.

Considerata una delle attrici più versatili del panorama cinematografico moderno, la Bullock ha appunto vinto un solo Oscar nel 2010 ma la statuetta non ha messo d’accordo tutti.

In The Blind Side interpreta il ruolo di Leigh Anne Tuohy, una madre che adotta un giovane giocatore di football senza casa. Con il passare degli anni il film stato parecchio rivalutato in ottica negativa, considerandolo persino razzista e offensivo. La figura di Leigh Anne non convince per nulla e l’interpretazione dell’attrice non riesce ad elevare quello che, alla fine, è un personaggio privo di profondità.

Come se non bastasse, sono arrivate numerose critiche che invocano persino la revoca dell’Oscar alla attrice perché interprete di un ruolo “falso”. In che senso, citando Verdone. A quanto pare la storia raccontata nel film e spacciata come vera non lo sarebbe affatto. Il giovane afroamericano protagonista non è mai stato adottato dalla famiglia e li ha persino citati in giudizio. Avevano soltanto la tutela e li ha accusati di essersi arricchiti alle sue spalle.

4) Renée Zellweger

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Renée Zellweger al suo secondo Oscar (640×427)

Dopo essersi laureata alla University of Texas ad Austin, ha iniziato a fare piccoli lavori nel mondo dello spettacolo e ha ottenuto i suoi primi ruoli cinematografici negli anni ’90. Tuttavia, la svolta arriva con il film Jerry Maguire del 1996, in cui ha recitato accanto a Tom Cruise, e che le è valso la sua prima nomination ai premi Oscar come miglior attrice protagonista.

La consacrazione definitiva è arrivata nel 2001 con il film Il diario di Bridget Jones. Successivamente, la Zellweger ha continuato a ottenere ruoli di rilievo in film di successo come Chicago (2002) e Ritorno a Cold Mountain (2003), per cui ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Dopo una breve pausa dalla recitazione, è tornata sul grande schermo nel 2019 con il biopic Judy, in cui ha interpretato il leggendario personaggio di Judy Garland. La sua interpretazione è stata acclamata dalla critica e le è valsa numerosi premi, inclusi l’Oscar, il Golden Globe e lo Screen Actors Guild Award come miglior attrice.

Eppure non tutti sono concordi sulla seconda statuetta.

I biopic sono sempre stati un po’ la carta vincente, il lasciapassare una vittoria certa al 90%. E questo perché ad Hollywood non solo piace sguazzare beatamente nelle vite degli altri. Ma perché c’è questa morbosa tendenza a imbellettare e infiocchettare suddette storie. Come Freddy Mercury e via dicendo. Nel caso di Judy ci troviamo davanti un biopic senza infamia e senza lode, in cui le ultime settimane di vita della leggendaria attrice vengono portare in scena dalla Zellweger senza troppa convinzione. Non è un ritratto accurato e psicologico della donna ma la caricatura di un personaggio.

Talentuosa e versatile, l’attrice è stata straordinaria in quel Chicago che l’ha consacrata come star. Ma qui siamo di fronte a una delle vittorie meno valide degli anni 2010. Inoltre, proprio nel 2020, la competizione era davvero alle stelle: tra il bellissimo monologo di Saorsie Ronan in Little Women (che potete trovare qui sulla piattaforma Netflix) e la performance da brividi di Scarlett Johansoon in A Marriage Story.

5) Jessica Chastain

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Jessica Chastain e l’Oscar nel 2022

Laureata alla Juilliard School di New York e un inizio nel teatro, ecco un’altra tra le attrici premio Oscar presenti in lista. D’altronde è evidente nei modi e nello stile recitativo che la Chastain nasce innanzitutto per il palcoscenico e poi per il cinema. Dopo il successo a Broadway, ha fatto il suo debutto sul grande schermo solo nel 2008 con un piccolo ruolo nel film Jolene.

Ma è stato il suo ruolo nel film The Tree of Life, diretto da Terrence Malick nel 2011, che ha attirato l’attenzione su di lei portandole anche una nomination agli Oscar come migliore attrice non protagonista. Da allora, ha continuato a recitare tanti film di successo rimanendo per lo più nell’ambito del genere drammatico. Da The Help (2011) a Zero Dark Thirty (2012) passando per due sci-fi come Interstellar (2014) e The Martian (2015) la Chastain si è fatta strada a Hollywood con ruoli dalla grande intensità emotiva.

Nel 2022 arriva l’Oscar per The Eyes of Tammy Faye, biopic nel quale recita al fianco di Andrew Garfield e che racconta la storia vera dei telepredicatori Tammy Faye Bakker e Jim Bakker, dall’ascesa agli scandali sessuali e finanziari.

Per molti, però, il film è stato generalmente considerato mediocre e noioso. Pur essendo molto valida l’interpretazione della Chastain, quello non fu un anno particolarmente competitivo e non c’erano altrettanto valide concorrenti alla corsa agli Oscar. In un dietro le quinte, l’attrice ha mostrato il suo metodo scrupoloso e camaleontico per la preparazione a un ruolo. E, anche nel caso di Tammy, si è sicuramente dedicata anima e corpo non solo studiando la storia vera del personaggio ma anche le movenze, i vezzi e la voce. Per molti l’Oscar per The Eyes of Tammy Faye è stato un po’ il risarcimento per quello mancato con Zero Dark Thirty. Un po’ come quello di Revenant per Leonardo DiCaprio (qui una lista di tutti i suoi film disponibili in streaming).