L’ultimo dell’anno, Netflix non poteva che farci un accorato e spettacolare dono. Avicii – I’m Tim, diretto da un audace Henrik Burman, racchiude l’intera vita di un artista che della musica elettronica ha fatto i suoi veleno e antidoto. Con l’orecchio sopraffino e la fragilità del cuore, infatti, era riuscito ad arrivare al mondo intero con una musica che doveva raccontare chi fosse davvero Tim. Dall’amicizia con Filip Akeson che gli aperto uno spiraglio sulla produzione con il software FL, al portentoso produttore esecutivo Ash! E da questi primordi, in poco tempo ha segnato una storia dell’elettronica senza precedenti. Supportato da amici e parenti, ha fatto sentire la propria voce ad un pubblico sconfinato, dai blog agli album, dalle feste private ai grandi festival come l’Ultra.
Cosa ci vuole raccontare però Avicii – I’m Tim? Con la voce narrante dell’artista, attraverso gli innumerevoli filmati privati e pubblici, le interviste di artisti dalla fama eterna come Chris Martin dei Coldplay e David Guetta, entriamo a fondo nella sua esperienza e interiorità. Tim Bergling era un ragazzo insicuro che da piccolo doveva mettere alla berlina gli altri per sopravvivere. Poi, però, con l’entusiasmo e il supporto delle persone giuste ha creato il suo personaggio. Ore infinite trascorse in studio a registrare, a provare, e poi i tour devastanti, i concerti, i premi. Tutto meraviglioso, ma anche troppo estremo. Fin quando con la traccia house Levels, ha fatto il botto chiedendo 500.000 dollari alla Universal recuperati poi in 6 settimane.
La tensione di Avicii iniziava a crescere sempre più
Mentre all’inizio era rimasto abbastanza con i piedi per terra, mantenendo alto l’autocontrollo, in seguito l’artista ha iniziato a cercare conforto nell’alcol (qui trovate le 10 serie tv più alcoliche di sempre). Aveva bisogno di sciogliersi di più prima di ogni esibizione e durante, per non parlare delle feste evento a cui era invitato e alla pressione di essere un nome universale. Ammalandosi di pancreatite, però, inizierà ad accusare la mole di impegni che gli ostacolavano anche la creatività. Pertanto inizierà a pensare a quale dovesse essere davvero la sua musica. Così deciderà di inserire elementi folk della tradizione per dare vita a una musica senza tempo. Ed esattamente questo è diventato il suo autentico slogan dopo il goliardico “Call it what you wanna call it” che accompagna le prime battute di Avicii – I’m Tim.
Pertanto, cercherà sempre più collaborazioni con numerosi artisti che stima a livello professionale e umano. Annoveriamo tra questi Aloe Blacc, che darà voce all’immortale e spettacolare Wake me up; Mike Einzinger, che interpreterà la grandiosa Hey Brother e il celeberrimo compositore Nile Rodgers e molti altri dello stesso livello. Tutto splendido, se pensiamo al clamore esagerato che aveva avuto questo nuovo album alla Miami Ultra Music Week. Infatti subito dopo i fischi iniziali di un pubblico che non si aspettava musica dal vivo e note interiori, le tracce sbancarono in maniera del tutto irreversibile. Tutti erano fieri di lui, in particolare Jesse che ora, avendolo conosciuto tramite Tiesto, era diventato come un fratello maggiore per lui.
Qualcosa però nel confine tra Tim e Avicii si stava spezzando
A tal proposito, la sua anima di artista non stava più riuscendo a reggere il peso di aver tradito alcuni dei suoi ideali più forti. Lui infatti aveva sempre contemplato la libertà in senso universale! E anche se ormai guadagnava somme incalcolabili, per lui la più grande ricchezza era quella di poter fare ciò che desiderava senza scadenze o riflettori.
E anche se aveva trascorso i suoi anni d’oro tra applausi, eventi e feste, divenne sempre più evidente che qualcosa non gli andasse bene. Per questo portando all’Ushuaia di Ibiza l’eccelso album Stories, più evoluto di True, ha voluto lanciare il segno premonitore di una pausa. Di fatto nel 2014 non uscì nessun album perché non era più soddisfatto del suo lavoro. Se la casa discografica gli imponeva bonariamente di fare pezzi che attirassero nei primi 5 secondi, infatti, lui sentiva morire dentro il suo genio creativo.
Da questo momento in poi, pertanto, il baratro. Jesse fu il primo a notare, durante una cena, che avesse gli occhi spalancati e lo sguardo assente. Capirono così che aveva cominciato a fare uso di antidolorifici fingendo si attutire l’ansia, senza considerare che quella roba gliela facesse soltanto aumentare. Aveva come una pietra sullo stomaco costante e aveva bisogno di una terapia d’urto lontano da concerti e impegni di produzione.
Tali problematiche lo fecero allontanare non solo dai palchi ma anche da Ash
Ash era stato il suo fedelissimo manager dal 2008, dai tempi primordiali dei blog musicali. Tuttavia, era inevitabile che tagliassero i contatti in quegli anni! Avicii riconquisterà però il suo equilibrio con la sua interiorità, con gli amici di sempre e la famiglia. Poi si darà ai viaggi, al tempo libero, alla meditazione (ecco perché guardare Le Guide di Headspace), a una corretta alimentazione e all’attività fisica. Sembrava rigenerato e aveva voglia di tornare in studio a produrre la sua musica, questa volta a modo suo. Era come rinsavito, più adulto e costante. Non a caso voleva creare un progetto spirituale che si intitolasse Tim e concentrasse tutte le nuove energie assorbite.
Tuttavia, non voleva mettersi fretta visto che dopo 5 anni era tornato a divertirsi facendo musica. Così programmò un viaggio in Medioriente tenendo su un filo casa discografica e compositori al suo seguito. Sarebbe dovuto tornare dopo pochi giorni, ma questo non avvenne mai. SOS forse, tra tutti i suoi ultimi brani, doveva far rizzare le orecchie a chi gli stava intorno. In fondo era tornato a respirare, ma le pressanti domande su quale piega avesse preso la sua vita, sul vuoto che sentiva dentro nonostante tutto, su quale fosse sempre stata la sua reale idea di felicità, non riuscivano a risolversi. Si era arrovellato il cervello per anni e sebbene la medicina olistica e il contatto con lo spirito lo avessero aiutato, il nucleo del problema sembrava invisibile da trovare.
La stessa sorte di Avicii l’hanno condivisa molti altri artisti purtroppo
Pensiamo, in piccolo, al più vicino e fantastico Mauro Repetto (per voi un focus sull’artista) o al più lontano e immenso Michael Jackson, per i quali, a un certo punto, qualcosa non è andata più per il verso giusto. Se tiri troppo la corda, arriva il momento in cui questa si spezza e non si può più rimettere a posto. E Avicii – I’m Tim, con estrema delicatezza ma passione, riesce a trasmetterci l’arco esistenziale di una persona che è stata soppressa dal suo stesso personaggio.
Alle volte la vulnerabilità che è alla base dell’estro diventa un’arma a doppio taglio, nonché un ostacolo per tutta la cornice che inevitabilmente si crea. Per Tim questa è stata un effetto collaterale fatale. Così, il 20 aprile 2018 arrivò la notizia dall’Oman che Tim era stato trovato senza vita (qui trovate un articoli su attori che purtroppo sono morti allo stesso modo), seguita dalla conferma che nessuno era riuscito davvero ad aiutarlo. Ash ne uscirà distrutto, Jesse tutt’ora non riesce a credere di non aver intercettato in tempo i segnali. E in quanto ai genitori, beh, possiamo immaginarlo bene.
Poco dopo tutti loro organizzeranno un concerto tributo con una band mozzafiato
Questo sarà alternato da letture, canti e inediti dello spettacolare Dj. Avicii aveva dato tutto il suo cuore a chi lo apprezzava e si emozionava con lui ai suoi concerti, pertanto era doveroso raggiungerlo ovunque si trovasse, rendendogli lo stesso amore. Quello stesso che avrebbe voluto percepire maggiormente sulla sua pelle, creandosi lui stesso una famiglia ed essendo sempre a un passo dai suoi cari. Noi tutti vogliamo ricordarlo con la sua risata contagiosa, gli occhi sinceri e il portamento umile. La sua musica parlerà di Avicii per sempre, mostrando il suo lato migliore da professionista e da essere umano. Alle volte è alto il prezzo da pagare per dare valore a entrambe le realtà e indietro, purtroppo, non si può tornare.
L’obiettivo di Avicii – I’m Tim è pertanto quello di mostrarci i motivi per cui alla fine un artista del suo calibro abbia “preso la decisione” di non farcela più. Al di là di illustrarci in maniera armonica e poetica tutti i sensazionali momenti della sua carriera, è infatti una lancia a suo favore, contro chi magari non ci ha visto chiaro. Non si può negare, infatti, che nel corso dei suoi anni migliori si fosse infilato in vortici sbagliati.
Quando non riesci più a gestire il morbo della mente e dell’animo, difficilmente riesci a risalire definitivamente. Lui comunque ci ha provato, e ha fatto meglio che ha potuto, lasciando fino alla fine un ricordo radioso di sé. Adesso, speriamo si trovi nel suo universo senza tempo, disteso su un prato e con gli occhi verso la luce del sole. Probabilmente sta cercando di imparare a suonare il suo strumento preferito una volta per tutte. Perché in fondo, come declamava spesso, con un laptop non puoi definirti “un vero musicista”.