ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Blood & Gold, il nuovo film Netflix sulla Seconda Guerra Mondiale
Sangue e azione non mancano affatto in Blood & Gold, l’ultima proposta di Netflix sul versante dei film sulla Seconda Guerra mondiale. Al contrario, si può dire che le componenti preponderanti di questo action thriller a sfondo storico siano proprio il sangue e l’azione, come in parte già il titolo – blood ang gold – suggerisce. Solo che di oro non ce n’è molto, mentre il sangue, quello sì, scorre a fiumi. Sembra una tarantiniata minore, con meno epos e più senso del grottesco, ma manca totalmente lo spessore di un film di Tarantino. Blood & Gold è sbarcata su Netflix il 26 maggio ed è andata ad aggiungersi a quella serie di titoli che popolano la categoria dei drammi storici sul secondo conflitto mondiale, un’epoca depredata in tutti i suoi cunicoli nascosti da mezzo secolo di cinematografia e produzioni televisive. L’offerta della piattaforma si divide tra pellicole drammatiche – Il banchiere della Resistenza, Operation Finale, Il fotografo di Mauthausen, La battaglia dimenticata -, solitamente incentrate su vicende poco note e defilate della guerra, e proposte più originali, che tentano di mischiare avventura, comicità, grottesco e gusto splatter.
Blood & Gold appartiene a questa seconda categoria.
La trama è incentrata sulla storia di un disertore, Heinrich (Robert Maaser), che viene catturato da un plotone di nazisti che lo condanna all’impiccagione per aver lasciato l’esercito del Reich. Heinrich fa parte di quella generazione di giovani tedeschi, forti e possenti, che sono stati mandati in guerra come carne da macello. Non crede nella causa, non pensa che la Germania sia un Paese di eroi coraggiosi, quanto piuttosto una nazione di assassini. La sua testa viene messa al ceppo e il suo corpo lasciato penzoloni in una campagna desolata. La fortuna di Heinrich è che, a due passi dal luogo della condanna sommaria, vive Elsa (Marie Hacke), una giovane donna rimasta orfana che manda avanti la casa da sola insieme al fratello Paule (Simon Rupp), affetto da sindrome di down. La ragazza libera Heinrich e lo porta a casa, curando le ferite e nascondendolo nelle proprie stanze. Intanto però, in paese arriva la squadra delle SS capitanata dall’ufficiale von Starnfeld (Alexander Scheer), un cattivo con il volto sfigurato e lo sguardo da folle. I nazisti sono alla ricerca di qualcosa di molto prezioso e sembrano disposti a tutto per trovarlo. La trama di Blood & Gold si distacca allora dalle classiche dinamiche dei film sulla Seconda Guerra mondiale per abbracciare il filone della caccia al tesoro. Le SS sono sulle tracce di un tesoro nascosto appartenuto a una famiglia di ebrei deportata nei campi. In città nessuno sembra saperne nulla, ma la caccia all’oro diventerà subito l’argomento centrale del film.
Alla ricerca prenderanno parte, loro malgrado, anche Heinrich ed Elsa, quest’ultima determinata a vendicare il fratello nella maniera più sadica e soddisfacente possibile.
Siamo nel 1945, la guerra sta per volgere al termine, gli aerei degli americani sorvolano i cieli della Germania e giungono notizie dei plotoni dell’Armata rossa in avanzamento sulla capitale. In questo clima di disfattismo, ciascuno prova a sparare le ultime cartucce. L’oro nascosto degli ebrei sembra l’ultima missione disperata di un fronte – quello dei nazisti di Hitler – ormai alla deriva. Il focus di Blood & Gold non è sulle vicende di guerra. Non si parla di grandi battaglie, di operazioni militari, di eventi che hanno cambiato il corso della storia. Le vicende del film diretto da Peter Thorwarth si concentrano tutte sulla caccia al tesoro e sullo scontro tra gli abitanti del paese e i nazisti guidati da von Starnfeld. Heinrich ed Elsa, invischiati nella caccia, si troveranno faccia a faccia col nemico e daranno sfoggio a tutti i loro mezzi per non soccombere e per infliggere ai nemici la punizione che meritano. In Blood & Gold c’è un senso di rivalsa che strappa il film dalla drammaticità pura e lo consegna al grottesco, all’esagerazione. La pellicola tedesca si ispira apertamente a Bastardi senza gloria e a tutto quel filone di proposte che mettono al centro la guerra ai nazisti, ma la declinano secondo un gusto personale che pone l’accento sulla vendetta e sulla ricerca del famoso contrappasso.
Il sadismo in Blood & Gold è presente. La trama del film è impostata in maniera tale che il pubblico possa provare immediatamente repulsione per il nemico, di modo che, al pari dei protagonisti, arrivi ad odiarlo e ad augurarsene una morte lenta e violenta. Il sangue può perciò sgorgare a fiotti, in maniera quasi artefatta. Le scene sembrano un omaggio un po’ sbilenco al cinema di Tarantino, sono percorse da una vena splatter che, se da una parte porta il pubblico a divertirsi, dall’altra ne allontanano una fetta consistente. Blood & Gold è intrattenimento puro, manca di profondità. I cattivi sono delle esagerazioni volute, i loro difetti vengono enfatizzati, i loro tratti distintivi accentuati. Sembrano usciti dalle tavole di un fumetto, con i loro sguardi allucinati, la voce stridula, quella vena di follia che accompagna ogni passo. I villain di Blood & Gold sono delle macchiette. Così come i buoni sono invece figure eroiche che si prendono la loro personale vendetta. Tutto molto elementare, nessuna particolare discesa emotiva nella psiche lacerata dei personaggi. Blood & Gold sacrifica la linearità della trama – che appare sempre un po’ sfilacciata, poco fluida – per la spettacolarizzazione dello scontro, del corpo a corpo, della lotta, del sangue. È un film che gli appassionati di drammi storici potrebbero anche lasciare in fondo alla lista dei titoli da vedere, ma rimane un prodotto da intrattenimento che potrebbe comunque allietare il weekend.