Pochi attori a Hollywood, di ogni genere e sesso, possono competere con Cate Blanchett. Venuta alla ribalta con il ruolo di Elisabetta I nel 1998 e la cui fama è accresciuta notevolmente interpretando una perfetta Galadriel nella saga del Signore degli Anelli, l’attrice australiana si è dimostrata una delle più versatili di sempre: può fare drammi e commedie con ugual disinvoltura; interpretare personaggi reali e immaginari, uomini e donne, rimanendo credibile in ogni occasione grazie alle sue grandi doti trasformative e recitative; è capace di farsi notare anche con poco minutaggio sullo schermo, come ne Il talento di Mr. Ripley. Insomma, non è limitata da quella sua bellezza d’altri tempi e, pur potendo scegliere i film in cui lavorare, non esita a collaborare con registi meno conosciuti se il progetto le piace.
Due Oscar e sette nomination, tre Globe e undici candidature (tra cui quella per la serie tv Mrs America) e una filmografia qualitativamente impressionante compongono la carriera di un’attrice che è già leggenda. Per questo scegliere i suoi 5 migliori ruoli – cercando di essere il più obiettivi possibili e senza classificarli – è stata, personalmente parlando, una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Ma, in occasione dell’uscita di Pinocchio di Guillermo del Toro su Netflix dove lei doppia uno dei personaggi, abbiamo voluto omaggiarla alla nostra maniera.
Non resta dunque che imbarcarsi in questa missione impossibile ed entrare nel meraviglioso mondo cinematografico di Cate Blanchett.
1) Jasmine Francis (Blue Jasmine)
Partiamo subito con il botto perché, e forse non sbagliamo ad azzardare, la straordinaria performance di Cate Blanchett in Blue Jasmine è una delle migliori in assoluto nella storia del cinema.
Non a caso ha vinto meritatamente i premi più importanti (ed è stata nominata in tantissimi altri): Oscar, Golden Globe, BAFTA e Screen Actors Guild Award, solo per dirne alcuni. Infatti, nell’opera di Woody Allen (disponibile su Infinity) veste i panni di una ricca socialite di Manhattan, caduta in disgrazia dopo le frodi del marito, e le cui qualità negative sono più evidenti di quelle positive: è meschina, arrogante, maleducata, snob, isterica, eccessivamente orgogliosa e disprezza tutti coloro che sono presenti nella sua vita, soprattutto se li considera di livello inferiore.
Eppure, l’attrice interpreta Jasmine in modo così tragico, alternando magnificamente i suoi crolli psicologici a sprazzi di lucidità, che è impossibile distogliere lo sguardo da lei, anche quando lo vorremmo. In ogni occasione ci trasmette l’umanità di un personaggio antipatico e sgradevole, ma verso il quale non possiamo che provare empatia. Eccellente nel mostrare la disillusione che farà perdere alla donna il contatto con la realtà e nell’incarnare ogni singola emozione che quest’ultima prova nel film, Blanchett non sta cercando di rendere Jasmine amabile, ma di farcela comprendere. Perché, in fondo, lei è una donna che lotta contro una vita che non riesce ad accettare, che ispira soggezione e che distrugge tutto ciò che incontra, compresa sé stessa.
2) Carol Arid (Carol)
Carol è un film bellissimo (disponibile su Timvision), ma è l’incredibile performance di Cate Blanchett a renderlo un autentico gioiellino.
La protagonista che dà il titolo alla pellicola è una casalinga solitaria e superficialmente una donna riservata e fredda. Quando, però, fa cadere anche solo per un istante la sua armatura – soprattutto nella relazione con Therese – vediamo la vera Carol: è persa, insicura, sola. Come dice una sera al telefono alla sua amata, desidera soltanto che le persone si interessino a lei. Certo, le apparenze per una donna nella sua posizione e negli anni 50 sono tutto, ma Blanchett apre un varco nella sua interiorità, riuscendo a catturare l’intera ampiezza dei desideri di Carol persino con i gesti più piccoli: ad esempio, un leggero movimento di polso, un tocco sulla spalla, un semplice sguardo o un occhiolino nel mezzo di un grande magazzino affollato.
È un’interpretazione meravigliosamente sottile e sfumata e, anche nei momenti più drammatici (come nel divorzio dal marito), la lotta per mantenere la dignità è scritta su tutto il suo viso. Carol è elegante, sofisticata, piena di speranza e con una carica emotiva potentissima. Non solo la nomination all’Oscar era scontata per l’attrice, ma non possiamo che innamorarci di lei all’istante come la Therese di Rooney Mara.
3) Elisabetta I (Elizabeth)
Molte attrici hanno interpretato la regina Elisabetta I e, se dovessimo scegliere la migliore, avremmo pochi dubbi nel puntare il dito su Cate Blanchett. Non solo sembra un ruolo scritto appositamente per lei, ma è quello che l’ha resa famosa nel mondo e le ha permesso di vincere Globe e BAFTA alla prima candidatura, oltre che di ottenere la sua prima nomination agli Oscar (e diciamocelo, se lo meritava molto più di Gwyneth Paltrow in Shakespeare in Love). Inoltre, è tornata a rivestirne i panni in un secondo film, ovvero Elizabeth: The Golden Age, diventando la prima attrice femminile ad aver ottenuto due nomination agli Oscar con lo stesso personaggio.
Una figura come Elisabetta potrebbe apparire inconoscibile, eppure Blanchett ci permette di vedere come questa monarca sia stata forgiata e come si ritrovi tra le mani un potere enorme che, chiaramente, è in grado di gestire. Nelle sue mani, la regina passa dall’essere ingenua e inesperta a una dei reali più famosi della corona più importante al mondo, rappresentandone in maniera egregia la crescita, l’insicurezza e la forza. Il suo cambiamento avviene tanto nel trucco e parrucco, quanto in quello sguardo che diviene sempre più impassibile e intransigente.
Soprattutto, è sorprendente la padronanza da attrice già navigata che Blanchett ha di un ruolo così importante in Elizabeth (su Netflix, Sky e Now). Da qui in poi, se il suo nome compare sullo schermo, che sia in live-action o da doppiatrice (come in Pinocchio), sappiamo che la qualità è assicurata.
4) Lydia Tar (Tar)
“Non ho scritto questo film con Cate Blanchett in mente, ho scritto questo film per lei. Senza non sarebbe mai esistito”.
Questa era la premessa di Todd Field per la realizzazione della pellicola che ha portato in concorso quest’anno al Festival di Venezia. E, una volta vista l’opera e conoscendo le capacità recitative e camaleontiche della Blanchett, è perfettamente capibile il perché. Aveva già vestito i panni di donne privilegiate o di artiste e, in Lydia Tar, combina le due cose. Aggiungendo una forte dose di narcisismo, mostra come il potere corrompa le persone: infatti, la famosa compositrice usa il suo status elevato per eliminare chi la ostacola e approfittarsi delle sottoposte. Come fa sempre con i suoi personaggi, Blanchett fa emergere la sua vulnerabilità e umanità; il che rende ancor più straziante guardarla sul grande schermo.
Lo fa attraverso un’immersione totale, imponente e complessa nel suo personaggio sia fisicamente – cambia l’andatura, la postura e la sua bellissima voce (da ascoltare in Pinocchio) – che psicologicamente, trasformandosi in lei pur rimanendo sé stessa. Ci mostra quella passione incontenibile per la musica, ci fa capire perché qualcuno così sgradevole abbia affascinato così tante persone, inducendo molti a chiudere gli occhi di fronte ai suoi comportamenti disdicevoli. Semplicemente dagli occhi e dai gesti, fa trasparire Lydia, rendendola reale.
5) Katharine Hepburn (The Aviator)
Interpretare un’icona leggendaria è il compito più arduo che si possa chiedere a un attore, che diviene ancor più difficile se nessuno l’ha mai fatto in precedenza e se è considerata la migliore di tutti i tempi. Ecco quello che Cate Blanchett si trovò ad affrontare quando dovette rivestire i panni della mitica Katharine Hepburn in The Aviator (su Timvision). Ed è inutile affermare che è stata grandiosa, tanto da vincere il suo primo Oscar in assoluto.
La sua Hepburn ha tutte le caratteristiche che hanno reso la star così amata, restituendoci quell’immagine vivace, franca, giocosa, elegante e anticonformista di un’antidiva dalla battuta sempre pronta, che indossava quello che voleva ed era pienamente emancipata. Inoltre, le dona quell’autoconsapevolezza che diviene cruciale quando inizia una storia d’amore con lo Howard Hughes di Leonardo DiCaprio, soprattutto perché riesce ad alleviare il disturbo ossessivo-compulsivo dell’uomo per un po’ di tempo. Ci ricorda così che lei non era solo una delle tante amanti di Hughes, ma una donna capace di diventare la sua compagna per la vita (lui, infatti, non la supererà mai). Peccato non fosse destino.
Ne riproduce l’accento, i movimenti, la camminata; mostra la vera essenza della donna dietro l’attrice. Non ci stancheremmo mai di vedere Cate Blanchett sullo schermo mentre si trasforma nell’immortale Hepburn, rendendole dannatamente giustizia.
Prima di chiudere il pezzo, è d’obbligo nominare una delle sue performance che, per un soffio, non è riuscita a occupare un posto tra le prime cinque. L’avrebbe meritato, ma così funzionano le scelte. In Io sono qui, mette in scena uno dei lati di Bob Dylan in un ruolo che le calza a pennello. I suoi capelli biondi divengono una massa di ricci castani e, assieme agli occhiali e la sigaretta sempre tra le mani, si trasforma nel cantante in una maestosa prova di mimetismo, completata dalla trasfigurazione dei gesti, della voce e del corpo. Ma ci sarebbero tanti altri ruoli da inserire come Sheba in Diario di uno scandalo, Evie nel Don’t Look Up di Netflix, Mary in Truth, Daisy ne Il curioso caso di Benjamin Button o Galadriel nella trilogia de Il Signore degli Anelli (disponibile su Prime e Netflix, lì dove c’è Pinocchio). E sono solo alcuni esempi della sua grandezza. Siamo proprio agli sgoccioli ed è tempo che vi lasciamo il campo, perché ora siamo curiosi di sentire la vostra opinione a riguardo.