Vai al contenuto
Home » Film

Challengers – La Recensione dell’attesissimo film di Luca Guadagnino con protagonista Zendaya

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Con Challengers è stato amore a prima vista sin da quando è uscito il primo trailer. Un po’ per il cast, un po’ per il regista, un po’ per il tennis. Uscito nelle sale italiane il 24 aprile, l’attesissimo film di Luca Guadagnino si merita tutto l’hype che ha creato. Dalla sceneggiatura di Justin Kuritzkes e con un cast eccezionale, Challengers non è solamente un film sul tennis. Il regista italiano firma un altro splendido film, al cui centro c’è sempre l’amore. Se in precedenza ha parlato di amore proibito (Chiamami col tuo nome, disponibile in streaming su Netflix) e di amore pericoloso (Bones And All, qui la nostra recensione), questa volta l‘amore è passionale. Non solo per il triangolo amoroso che si crea tra i tre protagonisti, ma anche (e sopratutto) verso uno sport appassionante e competitivo come il tennis.

Il ménage a trois tra i protagonisti nasce, cresce e si rafforza sul campo di gioco. Da una parte Art Donovan (Mike Faist), il ragazzo timido che ha raggiunto il successo, dall’altra Patrick Zweig (Josh O’Connor), il ragazzo ambizioso che fatica a trovare il suo posto nel mondo. Al centro, proprio come nella partita che divide il film tra un flashback e l’altro, la bellissima Tashi (Zendaya, di cui trovate qui 7 curiosità).

A tennis si sa, si gioca in due. O in quattro. Quando, però, si è in tre le possibilità sono poche: o non si gioca o ci si alterna.

Challengers (640x360)

La storia parte dalla finale del challenger di New Rochelle dove si stanno sfidando Art e Patrick. Tra un set e l’altro, scopriamo la storia a ritroso che ha portato i tre protagonisti ad essere lì quel giorno. Giocando in modo spettacolare con le inquadrature e con la musica e il sonoro (davvero eccezionali), Challengers ci fa percepire tutta la tensione che una partita di tennis può portare. Tra un close-up sulle gocce di sudore e le palline che sembra ci vogliano colpire in faccia da un momento all’altro, scopriamo che la storia inizia, ovviamente, su campo da tennis 13 anni prima.

Art e Patrick sono due amici che vincono il doppio a un torneo e che il giorno dopo dovranno sfidarsi l’uno contro l’altro. In questo torneo conoscono Tashi, astro nascente del tennis, di cui si innamorano entrambi perdutamente (l’effetto nostalgia di queste sequenze funziona alla grande e ricordano molto quelle di Chiamami col tuo nome). I due ragazzi riescono a conquistare Tashi, tanto che la ragazza decide di proseguire la serata con loro. Ed è qui che inizia la vera partita. Tashi li seduce e gioca con loro, ma ciò che vuole davvero è chiaro fin dall’inizio: vuole solo vedere del buon tennis. Tutto il resto non conta, passa in secondo piano. È un deus ex machina che dirige, plasma e distrugge due pedine sul campo da gioco solo per portarli, alla fine, a sfidarsi di nuovo.

In Challengers la seduzione, la passione e il gioco si alternano, si scambiano e si fondono per tutto il film, in una metafora che si confonde con il resto: “Stiamo parlando di tennis?”-“Di che altro dovremmo parlare?”

Già da ragazzina, prima ancora che la sua carriera subisse una battuta d’arresto a seguito di un incidente che le ha stroncato la carriera, dirige i due ragazzi. Lei è prima di tutto una coach che trova terreno fertile con Art, mansueto e innamoratissimo. Il ragazzo si fa plasmare e costruisce la sua carriera stellare sotto la sua guida, con lei che ripone tutte le sue aspettative su di lui soffocando la sua ambizione. Per Patrick è sempre stata una sua pari, e solo lui sembra vedere fin da subito Tashi per come è davvero. Per questo non si è mai realmente allontanata da lui, cercandolo e rincorrendolo in lungo e in largo lasciando sempre la partita aperta.

La partita non si chiude mai per nessuno dei tre protagonisti, che si alternano, si scambiano e si combattono per tutto il film. E noi spettatori restiamo ipnotizzati da questi continui scambi di battute, guardando prima da una parte poi dall’altra proprio come fossimo seduti tra gli spalti. Restiamo nel mezzo, proprio come Tashi nella partita finale, incapaci di tifare per l’uno o per l’altro. Challengers sfrutta la parabola del tennis per raccontare la partita della vita, tra una battuta e l’altra, tra l’ambizione e la passione. Dopotutto, l’essenza di una partita di tennis è una storia d’amore che si crea tra i due sfidanti. Ne è la prova l’urlo orgasmico di Tashi che, alla fine, ne esce finalmente soddisfatta e appagata.

È nel finale che i due amici realizzano davvero quello che gli ha sempre detto Tashi: il tennis non è altro che una bellissima dimostrazione d’amore.

Le sequenze sono audaci e ipnotiche, la musica e gli effetti sonori sono eccezionali. Luca Guadagnino (qui la recensione della sua serie We Are Who We Are) si afferma uno dei registi italiani più coraggiosi e innovativi in circolazione. Challengers, alla fine, ci regala uno spettacolo incredibile come nelle migliori partite di tennis.