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La spiegazione del finale di Chiedimi se sono felice

Il trio protagonista di Chiedimi se sono felice
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul film Chiedimi se sono felice

Correva l’anno 2000 e dopo gli straordinari successi di Tre uomini e una gamba e di Così è la vita, Aldo, Giovanni e Giacomo regalavano al pubblico Chiedimi se sono felice. Uno dei film tutt’ora più apprezzati del trio (qui la nostra classifica). Il vento del nuovo millennio soffia su una pellicola che intreccia con leggerezza e sapienza diversi piani di lettura. La commedia e la tragedia. Il cinema e teatro. La metanarrazione, strumento tanto adorato quanto abusato, viene qui posto al centro del racconto, veicolando il significato profondo che caratterizza il film.

Chiedimi se sono felice fu un grandissimo successo. Il merito va a tanti fattori, tra cui la splendida colonna sonora di un’artista eccezionale come Samuele Bersani. In particolare, però, a rimanere impresso, al di là di alcune scene divenute iconiche come quella dei provini, è quel monologo finale di Aldo, che svela tutto l’apparato metanarrativo del film e che racchiude, appunto, il cuore stesso della narrazione. Punta i riflettori sul teatro. E per osmosi quindi pure sul cinema. E su come queste forme narrative si intreccino e si mimetizzino con la vita stessa. Raccontata in maniera sempre sublime dal trio.

La celebre scena dei provini di Chiedimi se sono felice
Credits: Medusa Film

Cosa accade nel finale di Chiedimi se sono felice

Come fatto per altri film come Perfetti sconosciuti, per parlare del finale di Chiedimi se sono felice è bene ripercorrere un po’ ciò che succede in questo epilogo. Insieme a Marina, Giovanni e Giacomo intraprendono il viaggio in treno verso la Sicilia per andare a fare visita al morente Aldo. Pian piano, come prevedibile, la tensione tra i due vecchi amici si distende, ma rimane comunque viva. Di ritorno nella camera di Aldo, Giovanni e Giacomo si ritrovano d’improvviso all’interno di un set teatrale. La scena in cui la camera si trasforma in un palcoscenico è davvero suggestiva. Il finto malato, dunque, introduce lo spettacolo che sta per andare in scena e i tre possono finalmente realizzare il sogno di mettere in atto il Cyrano de Bergerac. Progetto abbandonato dopo la lite tra Giovanni e Giacomo.

Ebbene sì, finto malato, perché nel finale di Chiedimi se sono felice Aldo conferma che la malattia è stata tutta una messinscena (la vita che emula il teatro). Un’idea non sua, ma di Marina. Ultima spiaggia per far riappacificare quei due capoccioni di Giacomo e Giovanni. Il piano va a buon fine? Chi può dirlo. Sicuramente i tre amici riprendono laddove avevano interrotto: dalla messinscena dello spettacolo di tutta una vita. E questa è già una grande prova d’amicizia. Del futuro, poi, come dice anche Aldo nel suo celebre monologo, è impossibile scorgere qualcosa. Del doman non v’è certezza, parafrasando un grande canto di Lorenzo il Magnifico. Ma così è la vita, continuando a parafrasare, stavolta i protagonisti. E ciò che conta è quello che avviene sul palcoscenico, mai come ora anticamera della vita stessa.

Il trionfo dell’amicizia

Da questo finale emerge il grande tema veicolato dal film. Ricorrente nelle opere del trio: l’amicizia che supera ogni ostacolo. D’altronde questa è essenza stessa dei tre ed è comprensibile che la portino in scena. La parte più interessante, però, è come questo trionfo dell’amicizia si intrecci con l’apparato metanarrativo del film. Con il teatro. Con la commedia che si fa tragedia e poi torna commedia. La realizzazione del Cyrano de Bergerac è la consacrazione ultima di questa grande amicizia. È il coronamento di un sogno condiviso e di un intero percorso di vita. E qui, dunque, si arriva alla fine di un percorso. Prima di cominciarne un altro dai contorni ancora indefiniti.

Possiamo dire che con il finale di Chiedimi se sono felice si conclude un atto dell’amicizia dei tre protagonisti. Il successivo rimane nell’ombra, ma non è così importante. Ciò che conta è l’attimo presente. La condivisione di quel palco, contro ogni aspettativa e superando ogni ostacolo. Anche qui, di fatto, la vita si fa teatro. Per Aldo, Giovanni e Giacomo, come per i personaggi di un film o di uno spettacolo, non conta ciò che ci sarà dopo il finale. È un altro racconto, ancora da scrivere. Allo stesso modo i rapporti che si ricalibreranno dopo il Cyrano sono altra vita. Un altro atto, di una commedia o di una tragedia non si sa. Di un’altra vita, però, sicuramente.

I tre protagonisti durante una cena

Il paradosso metanarrativo: la bugia a fin di bene

La connessione che Chiedimi se sono felice instaura con la messinscena teatrale si insinua anche a un livello più profondo. Ancora una volta dobbiamo ricorrere al monologo di Aldo e in particolare a una frase, particolarmente interessante: “Una bugia a fin di bene vale più di cento verità”. A primissimo impatto, il riferimento sembra chiaramente alla sua finta malattia. Ma è davvero così? Forse il riferimento va pure a una bugia che non è stata detta. Quella di Giacomo, che se non avesse detto nulla del bacio a Marina avrebbe completamente riscritto la sua vita e quella dei suoi amici. Vedendo come poi sono andate le cose, quella bugia bianca sarebbe davvero stata innocua, e allora ci viene da pensare: è giusto mentire per un bene superiore?

Non c’interessa analizzare la questione da un punto di vista morale. Anche perché sarebbe un’impresa lunga, faticosa e pure ampiamente inutile. Vogliamo però recuperare quel filtro metanarrativo che contrassegna tutta la narrazione di Chiedimi se sono felice e applicarlo a questa situazione. Da questa prospettiva, il finale del film di Aldo, Giovanni e Giacomo ci svela una grande verità: la realtà, in fin dei conti, è quella che si vede sul palcoscenico. Tutto ciò che accade dietro le quinte, se tenuto nascosto, è come se non esistesse. Insomma quel bacio con Marina, se non fosse mai stato confessato, alla lunga sarebbe finito nel dimenticatoio. E, non andando a influire sulle vite di nessuno, non sarebbe, di fatto, mai esistito.

Vedete quanto è potente la metafora teatrale in Chiedimi se sono felice? Dà da pensare. E non fornisce risposte, per cui fa ancora di più arrovellare il cervello. Quello che con forza rimane da questo epilogo, comunque, è il solenne trionfo dell’amicizia, capace di superare tutte le difficoltà, avvalendosi pure di sotterfugi e di bugie. The Show Must Go On, potremmo dire, ancora citando. A ogni costo. E questo accade in sostanza nel film. Lo show va avanti e arriva alla sua conclusione. Di tutto ciò che sarebbe potuto essere e di tutto ciò che sarà non possiamo sapere nulla. E nemmeno deve interessarci. La vita termina su quel palcoscenico. Quando il sipario si riaprirà, comincerà un nuovo atto, tutto da scrivere e soprattutto da vivere.

La spiegazione del finale di Perfetti sconosciuti