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Le 5 migliori interpretazioni di Christian Bale

Christian Bale
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Christian Bale è uno degli attori migliori della nostra generazione; anzi, di sempre. Ha esordito a soli tredici anni nel film di Spielberg L’impero del sole. L’improvvisa fama e lo stress di quella vita a un’età così giovane, però, lo fecero quasi smettere di recitare e dobbiamo ringraziare Kenneth Branagh se è ritornato sui suoi passi. Esploso definitivamente con American Psycho, di lui impressionano le drastiche trasformazioni fisiche, il suo marchio di fabbrica. Ma quei cambiamenti quasi al limite dell’umano, uniti alla capacità di riprodurre accenti di ogni tipo, fanno parte di un processo di mimesi totale nel ruolo che andrà a ricoprire. Ne sceglie pochi, ma gli dona tutto sé stesso, rendendo così indimenticabili e leggendari i suoi complessi personaggi.

Entrato da poco nell’universo Marvel, in queste settimane è nei cinema con Amsterdam, un film di David O. Russell che sta raccogliendo più recensioni negative del previsto. Ma non è questo il pezzo per parlarne; cogliamo solo l’occasione per individuare e analizzare le 5 migliori performance di Christian Bale, indipendentemente dal film, dalle nomination, dai premi e dal gusto personale. Un’impresa difficilissima dato che, e vi parlo un secondo in prima persona, è uno dei miei attori preferiti e ogni sua interpretazione merita la top 5.

Ma bando alle ciance e immergiamoci subito nel mondo cinematografico di Christian Bale.

1) Patrick Bateman (American Psycho)

Christian Bale

Impossibile non iniziare dal ruolo che ha fatto capire a Hollywood che Christian Bale poteva essere l’assoluto protagonista di un film. Perché è la sua interpretazione di Patrick Bateman a rendere immortale American Psycho. Una dei villain migliori della storia, Bateman è l’allegoria della Wall Street degli anni 80 e di quell’America ossessionata dall’estetica, dal lusso, dalla sua posizione di predominio nel mondo. Fin dalla prima scena in cui entriamo nella sua routine, tutto in lui è costruito ad hoc per creare una maschera di normalità destinata inevitabilmente a cedere. I vestiti impeccabili e il sorriso finto nascondono una violenza efferata, impressa nella follia dei suoi occhi; una mancanza di empatia verso chiunque, da chi considera umanamente inferiore alle donne che conquista, passando per i rampolli dell’alta società suoi pari.

Nessuno avrebbe potuto essere Patrick Bateman se non Christian Bale.

Dandogli quel carisma oscuro ma irresistibile, che si irradia in ogni inquadratura di American Psycho (soprattutto, nell’indimenticabile scena dell’assassinio di Paul Allen), ci colpisce nel profondo e ci lascia nel dubbio: è solo l’immaginazione di uno psicopatico o è davvero un sadico killer? Ecco perché è un’interpretazione così potente, eppure ingiustamente snobbata dai premi più prestigiosi. Godetevi il doppio volto di Bateman su Netflix, Timvision, Starz, MGM, Lionsgate (che dovrebbe produrne la serie tv) e a noleggio su numerose piattaforme.

2) Trevor Reznik (L’uomo senza sonno)

Ne L’uomo senza sonno Bale compie una delle trasformazioni fisiche più impressionanti di sempre, dimostrando la sua totale dedizione al ruolo: arrivò a pesare 54 chili mangiando solo mele e scatolette di tonno, eccedendo in tabacco e caffeina e venendo fermato per evitare che arrivasse a 45 chili. Un’impresa sconvolgente, da vedere su Prime Video (a noleggio su Apple, Chili e Timvision) e arricchita da una recitazione da Oscar – e, manco a dirlo, ancora una volta totalmente snobbata dall’Academy.

Trevor Reznik è tormentato da un pensiero ricorrente che non lo fa dormire e lo riduce a uno scheletro. Il corpo consumato incarna il senso di colpa dell’operario, che lo sta distruggendo dall’interno, e l’impossibilità di espiarlo. Lo sguardo è stanco, vuoto, tetro, come se fosse davvero un morto che cammina. Anche nei momenti di normalità ne L’uomo senza sonno, aleggia un’atmosfera tombale e inquietante, chiudendolo in una prigione mentale che verrà aperta soltanto in quel crudo e catartico finale.

Vorremmo aiutarlo, per porre fine al suo incubo, anche se vuol dire lasciarlo scivolare nell’abisso, anche se l’ambiguità che lo pervade aumenta scena dopo scena ne L’uomo senza sonno, anche se non ha speranza di redenzione. È la dualità che Bale, così affascinante e disturbante, cattura così bene in un film difficile da guardare, ma indimenticabile proprio grazie a lui.

3) Dicky Eklund (The Fighter)

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La consacrazione della recitazione e del trasformismo di Christian Bale arriva con una prova completa, umana, semplicemente perfetta. Con Dicky modifica nuovamente il suo fisico attraverso un dimagrimento estremo. E non si limita solo a questo, ma va ancora oltre. Quegli occhi riescono a esprimere tutta la follia di un uomo completamente fuori controllo, imprigionato nel vortice della droga dal quale a fatica uscirà; dallo sguardo cogliamo immediatamente il suo disperato bisogno di essere apprezzato. Per aver messo k.o. Ray Sugar Leonard, per tutto quello che non è mai stato nella sua esistenza. Un’approvazione che proietta e cerca nel Mickey di Mark Wahlberg, totalmente eclissato nel suo film da protagonista da un Bale che ruba ogni scena in The Fighter.

Nella risata di Dicky l’attore rappresenta la popolazione dimenticata, ai margini di una società dalla quale cerca un invano riscatto; la voce, le espressioni e l’andatura richiamano la fatica del vivere del suo personaggio in The Fighter e, pur essendo quel tipo di ragazzo da cui scappare all’istante se lo incontrassimo in un pub, proviamo empatia nei suoi confronti.

Bale non aveva avversari quell’anno all’Oscar e ai Globe. Nessuno tra Hawkes, Renner, Ruffalo, Rush, Garfield o Douglas poteva batterlo, soprattutto perché, con la sua performance, ha reso The Fighter (disponibile su Sky e Now; a noleggio su Prime, Chili e Apple) un grandissimo film.

4) Bruce Wayne/Batman (La trilogia del Cavaliere Oscuro)

Sì, questo è il ruolo di Christian Bale che tutti si aspettavano di leggere. Del resto, come poter escludere quello che viene considerato da molti (e pure da chi scrive) il Batman migliore di sempre?

I film della trilogia (disponibili su Sky, Now e Prime) hanno permesso all’attore di rappresentare ogni più piccola sfumatura di Bruce Wayne/Batman, dimostrando la sua enorme versatilità. Quell’eroe, costruito sulla fisicità, è estremamente umano, intimista, dilaniato interiormente dall’essere il giusto simbolo per Gotham e dal portare a termine la sua vendetta. Allora, per diventare una macchina letale, si sottopone all’allenamento sfiancante della memorabile sequenza di Batman Begins. Lì Bale fa vedere, attraverso ogni espressione e muscolo, la sofferenza di Bruce per diventare finalmente l’eroe di cui ha bisogno la sua città (che dà il nome all’omonima serie tv).

Sempre in Batman Begins vediamo il suo fascino fanciullesco e spavaldo, la sua fragilità, la rabbia che riversa senza remore su chi incrocia il suo cammino. Da giovane eroe alle prime armi diviene sempre più consapevole, iniziando a partecipare agli affari della sua azienda e dimostrando ingegno, strategia e manipolazione nel secondo capitolo (in cui, ammettiamolo, Heath Ledger è stato divino, ma senza il Batman di Bale non sarebbe stato lo stesso). Nel film conclusivo Bruce è disilluso, esausto, pieno di rancore, messo a nudo nelle sue debolezze e in lotta con sé stesso per salvare Gotham. E non manca il lato emozionale: Bale incarna perfettamente l’amore per Rachel, il senso di colpa per la sua morte e la conseguente depressione.

È l’arco più bello dei film supereroistici e uno dei migliori in generale; basta guarda gli occhi di Bale per capire che cosa sta provando il personaggio, anche sotto la maschera e i costumi. Che siano quelli di Batman o di Bruce Wayne.

5) Dick Cheney (Vice – L’uomo nell’ombra)

L’ultimo posto disponibile è stato arduo da scegliere, ma sarebbe stato difficilissimo tenere fuori la sua perfetta e impressionante replica di Dick Cheney, vice presidente di Bush e colui che deteneva davvero il potere tra i due. Quasi la sua ennesima trasformazione fisica non è più una notizia, sebbene scelga volontariamente di ingrassare quando poteva benissimo mettersi delle protesi. Il che non è da tutti. Ciò che davvero stupisce, oltre al suo incredibile talento, è la cura maniacale che mette nel ruolo: infatti, riproduce fedelmente il marcato accento del sud degli USA, la voce lenta che minaccia velatamente senza necessità di ricorrere all’azione, la calma nell’atteggiamento, la pesantezza del passo e la postura caratteristica. Diventa, in poche parole, Dick Cheney.

Completamente in stato di grazia, Bale rappresenta in questo film (disponibile ovunque in streaming) l’evoluzione di un uomo dal 1963 al 2012, da quando era un semplice statista senza ambizioni a colui che conservò per 50 anni il potere attraverso guerre, segreti e derive autoritarie. La ricostruzione storica incontra l’ironia, l’umorismo nero e la critica verso l’autore della strategia del Terrore e della guerra irachena. E c’è del vero, dato che Dick Cheney in persona si è infuriato per questa irriverente e sfrontata performance.

L’Oscar non è arrivato, quell’anno a trionfare fu Rami Malek in Bohemian Rhapsody; almeno Christian Bale si è consolato con un meritatissimo Golden Globe.

Giunti alla fine di questa impresa, vediamo che rimangono fuori dalla top 5 ruoli di prim’ordine, con due esempi su tutti: Ken Miles in Le Mans ’66, uno dei pochi personaggi totalmente positivi nella sua carriera e l’ennesima sua trasformazione che lo rende irriconoscibile rispetto alla pellicola precedente, ovvero Vice; l’imbruttito, paffuto ma affascinante truffatore Irving Rosenfeld di American Hustle, che gli ha fatto guadagnare la sua seconda candidatura all’Oscar e ai Globe. E ce ne sarebbero tanti altri, compresa l’intensa performance nella sua prima collaborazione con Christopher Nolan – e uno dei miei film preferiti – in The Prestige. Chiudiamo il pezzo con una domanda, perché adesso siamo curiosi di sapere: siete d’accordo con le nostre scelte?