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Il significato dei colori nel cinema: Il rosso

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I colori sono fondamentali nel cinema. Ognuno di essi riesce a stimolare un’emozione diversa e, influenzandoci psicologicamente sia a livello conscio che inconscio, ci aiuta a immedesimarci in una data scena. Così riesce a narrare una storia attraverso il modo in cui, in base alle necessità, crea tensione o armonia. Può enfatizzare un dettaglio importantissimo; un cambiamento significativo; una sfumatura, la psicologia o l’evoluzione di un personaggio; realtà oniriche o parallele; infine, il tono dell’intero film. Effettivamente, pensiamo a quante volte l’arte in generale abbia sottolineato il rapporto tra colori ed emozioni o alle metafore che usiamo quotidianamente come “è una giornata nera” o “ho iniziato a vedere rosso”. È Kandinsky a riassumere l’impatto del colore con questa frase:

 “Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima il pianoforte dalle molte corde”.

I registi cinematografici sanno bene che ogni colore ha dei significati che provocano in noi differenti reazioni. Li usano proprio per questo e non a caso esiste una branca di studi legati alla psicologia del colore. Per comprendere bene il tutto, partiamo da uno dei più fondamentali e, attraverso famosissimi film, analizziamo quanto sia sfaccettato.

Il rosso è intenso, potente, impattante, in grado di catturare immediatamente il nostro sguardo e di scatenare forti emozioni quando lo vediamo al cinema.

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Se pensiamo a questo colore al cinema, il nome che balza subito nella nostra testa è quello di Stanley Kubrick. Sebbene sia presente in ogni sua pellicola, vediamone due. In Shining l’iconica scena della cascata indica il sangue versato all’interno dell’hotel e, per estensione, la violenza nella sua essenza più efferata. Però, il rosso è anche il segno della discesa nella follia omicida di Jack Torrence, preannunciata dal bagno rosso, dall’arredamento dell’albergo, dall’illuminazione nel bar e dalla giacca rossa da lui indossata. A questo proposito, la tonalità della giacca è scura per ricordare la morte e il sangue. È contrapposta ai capi rosso brillante che indossano Danny e Wendy; colore che, poi, scompare dal loro guardaroba proprio per rappresentare l’innocenza che contrasta con la mostruosità e la furia di Jack.

Come i dardi rossi che preannunciano l’apparizione delle gemelle, anche in 2001: Odissea nello spazio è usato per creare tensione imminente, ansia e pericolo. Attraverso una palette monocromatica, immerge nel rosso una delle scene più claustrofobiche e spaventose del film, ovvero lo spegnimento di Hal 9000.

Tornando all’horror, esso fa ampio uso del rosso, proprio per il suo incarnare rabbia, paura, vendetta e morte.

In Suspiria di Dario Argento questo colore è così presente da diventarne un personaggio. Esso crea l’atmosfera inquietante, spaventosa, opprimente e irrazionale in cui Susy si ritrova assieme a noi spettatori. Le pareti, i tappeti, le luci e altri elementi sono dipinti del colore che ci provoca una costante sensazione di minaccia imminente. Inoltre, il contrasto tra colori caldi e freddi dato dal rosso e dal blu enfatizza le sensazioni provocate dal film. Invece, ne Il sesto senso il rosso assume un valore sottile e psicologico. Lo stesso M. Night Shyamalan affermò che il rosso “connotava momenti e situazioni esplosivamente emotivi”, regalando senso di inquietudine e di shock. Ottimi esempi sono il palloncino rosso fluttuante (che ricorda sinistramente IT), la maniglia rossa che gira lentamente e minacciosamente, la maglia del ragazzino che afferma di vedere la gente morta.

Sono i dettagli a fare la differenza al cinema, come succede appunto ne Il sesto senso. E non solo.

In Sin City vengono evidenziati nel bianco e nero della pellicola elementi rossi che rimandano alla lussuria, al potere, alla vendetta e al peccato. Proprio quest’ultimo è il significato che Martin Scorsese dà al rosso nelle sue pellicole, come in Taxi Driver (con le dovute eccezioni: ad esempio, in The Aviator indica il sopravvento della malattia mentale nel protagonista). Invece, la bambina col capotto rosso in Schindler’s List è un barlume di speranza nel nero dell’Olocausto che si spegne subito, quando il colore scompare annunciando la sua fine. Creando un momento emotivo enorme perché seguiamo con ansia la piccola, col rosso si rappresenta la violenza che uccide la purezza e l’amore, la sofferenza degli innocenti e l’indifferenza di chi si girò dall’altra parte.

Dunque, nel cinema non è solo il colore del sangue violento (evidenziato anche in Assassini Nati, Scarface o Il cacciatore), ma anche del dolore e del dramma. Come quello della Carrie di Brian De Palma, vittima di bullismo e di una madre bigotta; o dell’Andrew di Philadelphia, ormai consumato dalla malattia nella commovente scena in cui ascolta Maria Callas.

La violenza rappresentata dal rosso al cinema non è intesa solo nel senso stretto del termine.

In Vertigo di Alfred Hitchcock indica inquietudine, malinconia, disagio e, soprattutto, la passione totalizzante, ossessiva e distruttiva del protagonista per l’amata Madelaine, identificata dal colore verde, complementare del rosso. È presente anche nei suoi incubi e si sa, questi non sono razionali. In un certo senso evoca la Loggia Nera di Fuoco cammina con me di David Lynch, le cui tende rosse incarnano l’ingresso in un mondo irrazionale, onirico e non lineare.

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Un uso importante del rosso lo compie Dracula di Bram Stroker, servendosene per due motivi. In primis, il rosso del costume del vampiro, del suo vino e delle sue donne sottolineano la sua natura bestiale e la sua sessualità selvaggia. In secondo luogo, quel colore ricorda che Dracula è spinto da una passione ardente, contribuendo così alle tensioni interne che rendono il personaggio molto più sfaccettato del previsto.

Ecco che passiamo all’altra faccia del rosso nel cinema. Quello dell’amore, della passione e dell’erotismo. Con tutti gli aspetti positivi e negativi che comportano. Soprattutto i secondi.

American Beauty di Sam Mendes possiede il rosso in ogni scena, compresa quella più iconica della vasca piena di rose rosse in cui si trova l’interesse amoroso di Lester. Il rosso indica, dunque, la tensione erotica, la lussuria, le sue emozioni represse e ciò che ha nascosto dietro una vita apparentemente perfetta. È la sua liberazione emotiva, ma anche passione e morte: tutto inizia e si conclude in diverse tonalità di rosso. Pure in Her di Spike Jonze il rosso comunica lo stato mentale del protagonista. Assieme al rosa crea uno schema di colori analogo che dona armonia, contrastando la tristezza del blu. Inoltre, rappresenta sia il desiderio d’amore, sia la frustrazione e la rabbia che si sviluppano nel corso dell’opera.

Nel capolavoro di Wong Kar-wai, In the Mood for Love, il rosso è usato per esprimere l’amore, il bisogno di amare e di essere amati. I due protagonisti vengono traditi dai rispettivi coniugi e, attraverso questo trauma, si avvicinano e viaggiano nei loro sentimenti. Questi ultimi poggiano sulla ferita del tradimento e, contemporaneamente, sulla voglia di provare nuovamente passione e desiderio. Il rosso diventa, quindi, l’incarnazione di questa contraddizione: dolore contro la voglia di vivere e condanna contro il dissanguamento. Mentre ne Il magico mondo di Amelie, il rosso indica il suo mondo interiore, la giovinezza, l’intimità e l’allegria della ragazza; infine, in Matrix rappresenta la verità.

Abbiamo ancora dei registi da menzionare.

Se Nicolas Winding Refn usa il rosso come trasposizione delle nostre emozioni più violente, estremizzandolo a livello di saturazione per evidenziare tensione e aggressività, Quentin Tarantino se ne serve, oltre che per il sangue, per enfatizzare l’importanza dei personaggi e l’intensità di alcune scene, come in Bastardi senza gloria. Wes Anderson, però, è il più sfaccettato. In Grand Budapest Hotel il rosso dell’ascensore sembra inglobare i personaggi e, assieme al contrasto stridente col viola delle uniformi, enfatizza il disagio del momento. Ne I Tenenbaum il tentativo di togliersi la vita di Richie è mostrato dal contrasto del rosso vivo del sangue col blu che colora l’intera scena. Sia in questo film che in Rushmore e Il treno per il Darjeeling sottolinea le conflittualità dei personaggi maschili con il padre.

Impossibile non menzionare Pedro Almodovar, dato che ne ha fatto proprio un marchio stilistico del suo cinema. Presente dovunque nelle sue pellicole, oltre a richiamare la pop-art, è simbolo di passione, sesso, melodramma, tumulti interiori delle sue donne, persino di morte. Ad esempio, in Tutto su mia madre è l’amore materno e carnale, ma anche il colore del sipario che ci porta nella finzione sia teatrale che quotidiana a cui le donne sono costrette per arrivare un giorno alla tanto agognata libertà da una bigotta società.

Chiudiamo questa lunga carrellata con l’ultimo capitolo della trilogia dei colori di Krzysztof Kieślowski. Nella bandiera francese il rosso indica la fraternità ed è su questo che si basa l’opera. È emblema di solidarietà e unione dei protagonisti, ma anche di mancanza d’amore e di solitudine. Si trova dovunque negli arredi, nei vestiti, nella giacca dell’amante, persino nel nome della protagonista Valentine, che riecheggia il colore attraverso il suo significato d’amore. Soprattutto, è la sintesi drammaturgica, estetica e narrativa di un colore in grado di esprimere una vastissima gamma di emozioni umane. Risultando così il perfetto omaggio a tutte le sfumature del rosso.