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Coup de Chance: la fortuna è una cosa seria

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Anche fare un film è una cosa seria, e molto probabilmente Woody Allen esercita un po’ troppa autostima nel suo ultimo film Coup de Chance. C’è un’apparente leggerezza che si mescola alle foglie sparse nei giardini di una Parigi intrappolata in un autunno oltremisura. Il foliage d’autore di Vittorio Storaro fa da screen saver ai due protagonisti e la loro storia d’amore nata per un (r)incontro occasionale. Alain Aubert (Niels Schneider) riconosce, camminando per strada, Fanny Fournier (Lou de Laâge). Frequentavano la stessa scuola francese a New York. Alain è sempre stato innamorato di lei a distanza mentre Fanny di lui ricordava solamente i suoi jeans e il colore del suo giubbotto. Fanny lavora in una casa d’aste ed è sposata. Alain è uno scrittore girovago ed è divorziato. Lei è ricca grazie al marito Jean (Melvil Poupaud), lui vive delle sue parole.

Coupe de chance
Coupe de Chance

L’amore di vecchia data di Alain fa nascere in Fanny un amore nuovo ritrovando la naturalezza dei suoi vent’anni, il suo vero essere accantonato per aver scelto di salvarsi da un primo marito inaffidabile accettando la corte di Jean che la ritiene un suo possesso, dandole tutti i beni materiali ma restando un uomo “che aiuta i ricchi a diventare più ricchi”, con un passato poco chiaro. Questa è l’ossatura di Coup de Chance, e non ci sarebbe neanche bisogno di specificare che i due ex studenti che si ritrovano diventano amanti, che il marito che considera Jean una moglie trofeo prima o poi si insospettisca e li scopra. “Non sei fregato veramente finché hai una buona storia da raccontare e qualcuno a cui raccontarla”, come recitava Max Tooney, il personaggio di La leggenda del Pianista sull’Oceano, che la buona storia ce l’aveva pronta da condividere. La trama di Coup de Chance non si ferma al puro e semplice tradimento e tutti i tormenti interiori che fa scaturire, prova ad entrare nel magazzino di Crimini e Misfatti (1989), tirare giù dallo scaffale la scatola che contiene i Match Point (2005), i punti partita dei suoi film migliori, le sue tematiche ricorrenti, i rapporti umani e di coppia che si tingono di giallo. La storia non brilla di originalità ma questo non è un limite se il racconto è credibile, ti aggancia, ha pathos. Forse è proprio Woody Allen a non crederci fino in fondo o a sottovalutare il suo pubblico se sente la necessità di essere così didascalico nel racconto, di seminare il percorso di sassolini bianchi tra i dialoghi degli invitati a una festa dove Jean Fournier viene descritto come un Grande Gatsby, l’uomo ricco che nasconde un passato non cristallino ma anche una storia letteraria dove il delitto entra dalla porta di servizio.

“Troppo poco si ama o troppo a lungo; c’è chi vende l’amore e chi lo compra, chi commette il delitto lacrimando e chi senza un sospiro: poiché ogni uomo uccide ciò che ama, ma non per questo ogni uomo muore” – La Ballata del Carcere di Reading di Oscar Wilde

Fanny si è fatta comprare dal ricco Jean, non solo per i beni materiali, ma per avere l’equilibrio perso a causa di un primo matrimonio dissestato. Jean ha trovato nella bella Fanny quello che mancava tra le sue ricchezze. L’amore di Alain e Fanny uccide quello che restava dell’amore con Jean che, senza un sospiro, cerca solo il modo di trattenere Fanny tra i preziosi oggetti che affollano la loro casa. L’incontro con Alain capita nel momento più opportuno, nell’acme del Kairos di Fanny. Sempre quasi didatticamente, il caso viene stracitato in tutto il film, un susseguirsi verbale di “e se?” che non giova allo scorrere della trama.

La casualità dovrebbe essere tale e non, come dice Jean, della fortuna che si crea.

Coup de Chance soffre di questo, la casualità viene provocata e i personaggi non vengono raccontati da gesti, sequenze ma si identificano da soli in dialoghi/monologhi. La verbosità è sempre stata la cifra stilistica di Woody Allen, ma in Coup de Chance ha perso il graffio dell’autore e spesso diventa un mezzo per svolgere il tema del momento, con piccole citazioni qua e là. “La vita è una farsa sinistra” (da Celine) dice Jean mentre si racconta alla suocera davanti al suo circuito di treni che si intrecciano, passano l’uno accanto all’altro, non si possono toccare altrimenti deraglierebbero. La distanza tra i convogli che seguono i binari è determinata dallo schema delle nostre vite. Lo spazio si assottiglia fino a scomparire quando il caso si manifesta come un passaggio a livello chiuso. Il caso conserva nel suo anagramma il caos che si genera quando i convogli che, fino ad un attimo prima erano ignari l’uno dell’altro, si toccano, per sbaglio o per destino. Entrare in contatto può essere un Coup de Chance, un colpo di fortuna oppure una tragedia perché ogni uomo uccide ciò che ama o elimina gli ostacoli tra lui e l’oggetto (purtroppo nel significato più materiale del termine) del suo amore. Il colpo di fortuna per noi spettatori sarebbe stato ritrovare almeno parte della brillantezza dei migliori film di Woody Allen che avrebbe perdonato alcune scelte poco plausibili ed errori di continuità. Purtroppo la luce dell’autore non c’è. Si sa, la fortuna è una cosa seria e per trovarla è meglio non approfondire troppo, parola di Coup de Chance.