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Falla Girare – La Recensione del nuovo film di Giampaolo Morelli, ora su Prime Video

falla girare
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ATTENZIONE: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Falla girare

Uscito sulla piattaforma Amazon Prime Video il 25 novembre (scopri qui i nuovi film in uscita), con Falla Girare Giampaolo Morelli torna nelle vesti di attore e regista a due anni da “7 ore per farti innamorare”. E lo fa con una commedia piacevole, costruita in maniera sapiente attorno ad un tema principale mai banale quale la ricerca della felicità.

Il film si apre con l’immortale Blue degli Eiffel 65, mentre sullo schermo si susseguono notizie provenienti da varie testate giornalistiche sull’estinzione della pianta di marijuana. Sin da subito, attraverso una costruzione scenografica che può sembrare quasi apocalittica, è chiaro che tale vicenda abbia avuto delle conseguenze negative sull’essere umano. Ma come ogni buon film hollywoodiano insegna, a una vicenda che ha portato con sé negatività corrisponde l’occasione per riportare l‘equilibrio nel sistema. Attraverso una sorta di Kill Bill all’italiana, appare l’ultima pianta di marijuana esistente sulla Terra, finita nelle mani dei cinesi.

Dopo questa prefazione, il film ha inizio con una costruzione a tratti magistrale. Ogni scena è girata in maniera intelligente, grazie all’utilizzo di battute incastrate perfettamente. E si mantiene così un ritmo incalzante grazie al quale lo spettatore non si annoia mai.

È subito evidente che si tratta di un film contemporaneo in cui i personaggi vivono la realtà attuale. I portatori di questa realtà sono Nathan (Morelli) e il giornalista interpretato da Ciro Priello, membro dei The Jackal. Il primo rappresenta la parte visibile della società odierna quella legata a doppio filo con il mondo social, il cosiddetto influencer che vive sponsorizzando prodotti, studiando pose, foto e citazioni. L’altro invece emerge dalla parte nascosta, quella sofferente di cui nessuno si preoccupa, nessuno parla e nessuno vuole sentirne parlare. Esilarante ma terribilmente veritiero lo scambio di battute tra il giornalista e il suo capo, quando vuole mandarlo ad intervistare proprio Nathan.

– Cosa c’è di peggio per me che intervistare un influencer?

– Ti potevo affidare una star di Tik Tok!

Falla girare

In Falla girare traspare quasi sempre la contrapposizione tra il reale e il virtuale. Questi due mondi appaiono intrecciati tra di loro proprio a testimoniare quanto l’essere umano abbia rinchiuso se stesso in quella gabbia dorata fatta di immagini. Ma allo stesso tempo traspare quanto per alcuni aspetti non possa farne a meno: difatti, nella scena appena descritta, alla goliardia delle parole del redattore si oppone il realismo di Priello nel momento in cui mostra la percentuale di suicidi accaduti in tempo reale nel mondo. Non a caso lo fa attraverso un’applicazione sul cellulare, segno che ormai bisogna ricorrere alla tecnologia anche per conoscere le emozioni dell’essere umano e poterlo così aiutare davvero. Quelle evidenziate dal giornalista sono però emozioni dolorose di cui il suo interlocutore non si cura e non vuole curarsi. Segno che la società è in crisi, vi è tristezza sul pianeta ma nessuno vuole vederla né conoscerla. Essa è solo l’eco di un suono distante da cui si allontana sempre di più.

Si passa così all’incontro circostanziale tra i due protagonisti principali. O meglio, al confronto dei due aspetti dell’epoca contemporanea: il reale e il virtuale. Aspetti evidenti già dal modo in cui essi sono vestiti. Proseguendo poi con la presentazione di tutti gli altri personaggi, lo spacciatore particolare dai colori fluo interpretato da Fabio Balsamo, altro membro dei The Jackal, il fratello “speciale” Arturo a cui dà voce il bravissimo Giovanni Esposito, il delinquente destinato alla redenzione ovvero Michele Placido e la talentuosa Laura Adriani. La squadra è al completo e la trama procede in maniera spedita con pochi guizzi ma con un’alternanza di battute e situazioni comiche a cui lo spettatore resta incollato per sapere davvero come andrà a finire.

Falla girare
Giovanni Esposito, Ciro Priello e Giampaolo Morelli in Falla girare 640×360

In Falla girare ad esse non si reagisce con risate fragorose ma con un sorriso discreto, a tratti quasi amaro, provocato soprattutto dal fine ultimo delle azioni dei protagonisti.

Anche se entrambi lo manifestano in maniera diversa l’obiettivo è comunque lo stesso: il raggiungimento della felicità. Una felicità che in questo caso è rappresentata da una piantina di marijuana. E come il personaggio di Ciro Priello afferma: “La marijuana si è estinta perché vogliono toglierci la libertà” mostrando in questo modo la profondità del dolore in cui la società è immersa.

Non mancano gli spunti di riflessione, specialmente sul modo in cui in Falla girare il mondo social viene descritto. Un mondo in cui la felicità è qualcosa di effimero e di passeggero relegato al semplice e puro materialismo. E all’influenza priva di contenuti del capitalismo circoscritto ad esso. È un fenomeno temporaneo in cui non vi è niente di costante: si tratta di una felicità fasulla dietro cui l’uomo si nasconde per il terrore di mostrarsi realmente per ciò che è.

“Se ci mostrassimo al naturale saremmo tutti terribilmente deludenti”

Falla girare

Con gag esilaranti, scene al limite del grottesco alternate a qualche momento di dramma accompagnato dalla battuta e dalla musica perfetti, la formula di Morelli funziona alla grande. I personaggi sono ben scritti e si adattano agli attori scelti per interpretarli, ogni elemento è posizionato nel modo giusto in una commedia in cui può sembrare tutto buttato lì ma niente è lasciato al caso. Non mancano qua e là alcune sbavature, ma in una pellicola in cui tutto funziona qualche elemento fuori dalle righe si può anche perdonare.

Falla girare
Giampaolo Morelli in Falla girare 640×360

Il viaggio ha inizio con la ricerca disperata di quel qualcosa che possa ridare felicità all’essere umano e si conclude con il raggiungimento dell’obiettivo. Ma lo scopo viene realizzato in maniera casuale e silenziosa, quasi senza accorgersene, perché alla fine la felicità non va mai mostrata ed è proprio il suo essere nascosta a renderla così importante, profonda e preziosa.

Una felicità appartenente ad un passato di cui forse ci si è dimenticati ma di cui si va disperatamente alla ricerca. Una felicità che come suggerisce il titolo bisogna far girare.