Questa non è una classifica. Semplicemente si tratta di una scelta ponderata, fatta seguendo differenti parametri, dei 10 film peggiori usciti nel 2021. Molti storceranno il naso. Alcuni diranno che si tratta di capolavori, altri che le brutte pellicole sono ben altre.
Intendiamoci, quando si tratta di peggiori (o migliori, ma non è questo il caso) entrano in gioco fattori che vanno ben oltre il semplice mipiace-nonmipiace. Non è brutto ciò che è brutto ma è brutto ciò che non piace vale fino a un certo punto. Se siete convinti che il mondo regga le sue sorti sul vostro gusto passate oltre perché c’è il rischio che rimaniate delusi. Anche dai peggiori film del 2021, il che è tutto dire. Oppure turatevi il naso e tuffatevi in questo elenco di film poco riusciti proiettati nei cinema di tutto il globo. Tra drammi, commedie, fantascienza, polizieschi, live action e musical ce n’è per tutti i gusti. Basta saper scegliere. Del resto, qualità o morte, non sempre è di casa nel cinema!
Vanquish
Vanquish è uno di quei prodotti cinematografici indipendenti senza troppe pretese seppure abbia nel suo cast due stelle come Ruby Rose e Morgan Freeman. La storia è piuttosto semplice: Victoria, una madre single ed ex corriere della droga per conto della mafia russa, crede di essere libera e di poter finalmente dedicare la sua vita alla figlia. Ma il cattivo di turno, al quale lei fa da badante, decide che la pensione per Victoria non è ancora arrivata. In sostanza la classica situazione da “un’ultima volta”. Victoria nel corso di una notte dovrà riuscire a recuperare tutti i soldi e uccidere tutti quelli che incontrerà sul suo percorso come in una sorta di videogioco, con tanto di boss finale.
Un action movie con un budget piuttosto limitato, che per questo motivo limita, oltre a i colpi di scena, anche tutte le scene d’azione. Tra sparatorie classiche inseguimenti in motocicletta spiccano ovviamente i due protagonisti, seppure senza infamia e senza lode, più che altro per le loro capacità di saper tenere la scena.
Il film, diretto da George Gallo Jr che ne è anche sceneggiatore, non lascia alcun ricordo di sé allo spettatore dimostrando ancora una volta il profondo solco tra le majors di Hollywood e i creativi indipendenti.
Music
A volte le buone intenzioni non sono sufficienti per fare un bel film. Sebbene Music sia stato candidato ai Golden Globe (ma abbia avuto anche quattro nomination ai Razzie Awards) come migliore commedia musicale e Kate Hudson come migliore attrice in una commedia musicale, l’opera prima della cantautrice pop Sia è stato un fiasco assoluto per la critica che non ha lesinato alla regista feroci opinioni negative.
Ma le critiche sono piovute anche dalle associazioni dei parenti di persone affette dalla sindrome dello spettro autistico le quali hanno mosso obiezioni piuttosto mirate nei confronti della protagonista del film, Music, interpretata da Maddie Ziegler. Secondo le associazioni infatti il personaggio di Music promuoverebbe tutta una serie di stereotipi sull’autismo lontani dalla realtà.
Il film del 2021 racconta la storia di due sorelle una delle quali è una tossicodipendente e spacciatrice che, alla morte della nonna, deve prendersi cura della sorella che piccola, autistica, la quale ha grandissima difficoltà a rapportarsi con le persone estranee. Insieme a loro, alla continua ricerca del giusto equilibrio, ruotano una serie di personaggi piuttosto ben caratterizzati e naturalmente ricchi di difficoltà personali. Come in tutte le commedie drammatiche, dopo la classica crisi alla quale segue una naturale rinascita, il lieto fine è persino scontato.
American Skin
Opera decisamente controversa dello attore, sceneggiatore e regista Nate Parker che, nel 2019, sembra aver anticipato, con questo film, le proteste del movimento socio-politico Black Lives Matter dell’estate 2020. La trama del film, uscito nel 2021, racconta la storia di una famiglia di afroamericani colpiti dalla tragedia della morte di un figlio per mano di un poliziotto bianco durante un controllo notturno di routine.
Seppure il film sia stato presentato alla Mostra di Venezia ottenendo ben sette minuti di applausi e ricevendo il premio come miglior film nella sezione Sconfini diventando così il primo film americano basato sul tema dell’ingiustizia razziale a ricevere il premio, American Skin è stato letteralmente massacrato dalla critica che lo ha ritenuto, sostanzialmente, un film presuntuoso capace di affrontare sì un tema assolutamente contemporaneo e terribile come quello del razzismo e della brutalità da parte delle forze di polizia americane ma di farlo in una maniera tale da risultare decisamente goffo e autocelebrativo perché incapace di analizzare a fondo il tema trattato risultando così superficiale e più simile a un banale mockumentary fatto in maniera dozzinale.
The Misfits
The Misfits è uno di quegli action movie con grandi pretese, ma che in realtà sono di serie B, ai quali non bastano paio di attori di un certo livello (Pierce Brosnan e Tim Roth) e un regista di tutto rispetto (Renny Harlin) per riuscire a scalare le classifiche di gradimento e trovarsi un posto al sole, nell’Olimpo del cinema.
La storia non è altro che una versione moderna del classico Robin Hood mischiato, grazie all’allegra combricola variopinta di malfattori ultra-specializzati in stile, ma nemmeno poi tanto, Ocean’s Eleven. Rubare ai ricchi, in questo caso una montagna di oro da una fortezza ovviamente impenetrabile, per evitare che il metallo prezioso serva finanziare il terrorismo internazionale. Il film, infatti, ha creato un’incredibile polemica che ha sfiorato l’incidente diplomatico internazionale poiché finanziato dagli Emirati Arabi Uniti i quali ci hanno tenuto a far fare al Qatar la parte del cattivo facendo, nemmeno poi tanto, velate allusioni.
Il film del 2021 mostra tutta una serie di stereotipi molto in voga negli anni Ottanta risultando fuori dal tempo in maniera talmente evidente da domandarsi se sia tutto effettivamente voluto oppure si tratti solo di un errore. Il quesito resta allo spettatore per tutta la durata dello spettacolo, per fortuna non superiore ai 94 minuti.
The Hitman’s Wife’s Bodyguard
Né carne né pesce, questo film del 2021 è una vera delusione. The Hitman’s Wife’s Bodyguard è uno di quei prodotti dai quali solitamente ci si aspettava molto, molto di più. Il sequel di Come ti ammazzo il bodyguard vede lo stesso cast, Rayn Reynolds, Samuel L. Jackson, lo stesso regista, Patrick Hughes, e gli stessi sceneggiatori ai quali si aggiungono Salma Hayek, Morgan Freeman, Frank Grillo e Antonio Banderas (che lascia a casa la Rosita). Così, all’apparenza, dovrebbe essere tutto migliore ma come spesso accade, invece, è tutto il contrario.
The Hitman’s Wife’s Bodyguard malgrado gli sforzi, notevoli, del trio protagonista, lascia un senso di déjà-vu nello spettatore. Sparatorie e inseguimenti, seppur spettacolari, va detto, non aggiungono niente di nuovo a quanto già visto nel primo capitolo.
Ryan Reynolds torna nei panni di Michael Bryce, l’ex guardia del corpo classificata tripla A, ora perseguitato e traumatizzato dai suoi fallimenti professionali e dalla sua liason con il famigerato assassino Darius Kincaid, interpretato da Samuel L. Jackson. Michael viene privato della sua “licenza” per esercitare il bodyguard e ora si ritrova in psicoterapia. Ma proprio mentre decide di prendersi una pausa di riflessione, ristoratrice, viene risucchiato nella mischia.
Ovviamente non può tirarsi indietro e tra una battuta e l’altra, che da Deadpool in avanti sembrano sempre le stesse, porta a compimento quella missione che dovrebbe aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Tra una location meravigliosa e l’altra (Trieste e la Croazia per citarne due) The Hitman’s Wife’s Bodyguard lascia ben pochi ricordi nello spettatore che probabilmente, dopo il primo capitolo, aveva ben altre – quanto alte – aspettative.
Tom & Jerry
Il live action dedicato alla coppia animata più celebre del piccolo e grande schermo non rende giustizia a nessuno: né alla parte animata né a quella umana, purtroppo.
Gran parte della trama di Tom & Jerry gira attorno ai personaggi umani. Kayla (Chloe Grace Moretz) sta cercando di assicurarsi un lavoro e si fa strada precariamente in un hotel di New York City proprio la settimana in cui ospita un matrimonio tanto sfarzoso quanto stravagante. Mentre Kayla cerca di mantenere il suo nuovo lavoro si trova alle prese con il duo animato, e privo di parola, come tradizione impone, che ovviamente ne combina di tutti i colori.
Incredibilmente in questo film del 2021 la parte dedicata al celeberrimo duo risulta essere, alla lunga, molto poco divertente rispetto alla parte ben interpretata dagli attori in carne e ossa. D’altro canto non ci si può aspettare troppo da un film animato lungo ben oltre l’ora e mezza basato su una coppia spassosissima abituata a dare il meglio di sé in uno sketch della durata massima di pochi minuti.
Space Jam: A New Legacy
Questo è uno di quei film che, quando viene annunciato, scatena il pubblico dividendolo nettamente in due gruppo: il primo che non vede l’ora di vederlo; e il secondo che invece lo teme come la peste. Nel caso di Space Jam: a new Legacy, purtroppo, è il secondo gruppo a uscirne vincitore. Non sii tratta di essere pessimisti o disfattisti, boomer o che, perché nemmeno le nuove tecniche di live action sono utili a rendere che questo nuovo capitolo di Space Jam qualcosa di interessante e divertente, purtroppo.
Prodotto dalla Warner, che certamente non ha problemi di liquidità, c’è da chiedersi per quale motivo venga fatto un film del genere. Probabilmente si è trattato di un’operazione che getta un occhio al passato e uno al futuro, cercando di unire in maniera alchemica vecchi spettatori a quelli nuovi. Il risultato però, è una miscela priva di sapore, di autoconsapevolezza che sente la necessità di criticare gli algoritmi che governano le nostre vite senza però dare una prospettiva rosea al futuro.
Spiral: From the Book of Saw
Critica e pubblico sono concordi nel definire questo film, l’ennesimo della saga di Saw, come una delusione cocente. Spiral, che prevede la caccia a un serial killer da parte delle forze di polizia di una metropoli senza nome, è un thriller poliziesco che si avvicina molto per la violenza macabra ai film dedicati a Jigsaw.
Il detective Zeke Banks, interpretato da Chris Rock e il cui padre è interpretato da Samuel L. Jackson, è incappato in una serie di omicidi che sembrano imitazioni perpetrate da qualcuno che ha adottato i metodi dell’ormai defunto John Kramer, interpretato da Tobin Bell che qui, però, non appare.
Il film, diretto da Darren Lynn Bousman (già regista di Saw II, III e IV), scritto da di Josh Stolberg e Pete Goldfinger e prodotto esecutivamente da Chris Rock, sfrutta la brillante idea di punire gli agenti di polizia corrotti dando così l’impressione che chi ammazza sia, sostanzialmente, dalla parte del giusto. Ma nonostante questa novità la struttura del film è praticamente sempre la stessa tanto che un buon aficionado della serie è capace di individuare il colpevole alla sua prima apparizione.
Bliss
Nel nostro elenco di film peggiori del 2021 questo è il secondo film con Salma Hayek. Si tratta di una pellicola di fantascienza drammatica che racconta la possibilità di estraniarsi dal mondo reale, definito come una sorta di simulazione computerizzata, per raggiungere una sorta di beatitudine attraverso l’utilizzo di cristalli gialli, una sorta di droga apri-mente.
Accanto alla Hayek c’è un buon Owen Wilson che dà l’impressione di non capirci granché di quanto gli accada attorno se non l’unica cosa per la quale conta vivere: mettersi insieme alla co-protagonista che interpreta la parte della donna un po’ hippie, un po’ strega, capace di vedere la realtà dei fatti, solo lei.
Niente di nuovo sotto il fronte, insomma. Questo film del 2021, scritto e diretto da Mike Cahill, sembra una versione light di Matrix con la differenza sostanziale nella domanda alla quale il protagonista deve dare una risposta: cosa è meglio, anziché cosa è reale, scartando a priori la possibilità che non vi sia una estremizzazione nella scelta.
In Bliss, quindi, la possibilità di scelta apparentemente non implica alcuna pericolosità lasciando, de facto, l’opportunità di scegliere il meno peggio senza particolare fatica.
Karen
Scritto e diretto da Coke Daniels, interpretato da Taryn Manning, il film del 2021, stroncato dalla critica e dal pubblico alla sua uscita, fa riferimento allo stereotipo omonimo, di gran moda oggigiorno. Sono definite Karen, infatti, quelle donne bianche, intorno alla quarantina, solitamente madri di famiglia, di ceto medio, coi capelli biondi tagliati a caschetto, che passano il loro tempo a sindacare su qualsiasi cosa convinte di avere ragione, sempre, e dimostrando, molto spesso, un razzismo sistematico nei confronti di chi la pensa diversamente da loro.
Nel caso della protagonista del film, col caschetto sì, ma nero, il razzismo è palese e rivolto a una coppia di afroamericani che da poco si è trasferita in un sobborgo di Atlanta. La donna, coerente con i cimeli che tiene in casa tutti dedicati alla Confederazione, non si limita a essere irritante e fastidiosa ma mette in atto un piano alquanto diabolico per cercare di eliminare i suoi vicini di casa.
Il film di per sé, in realtà, non mostra nulla di nuovo: di vicini impiccioni e fastidiosi ne è pieno il cinema. E non ha nemmeno quella parte ironica o sarcastica, spesso anche feroce, che si accompagna nei meme dedicati alle Karen di turno. La stessa interpretazione della protagonista risulta essere una provocazione vuota e sterile e, come il resto del film, sarebbe stata migliore se il regista avesse osato di più lasciando maggiore spazio proprio al coté meme.