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10 film degli anni Novanta che sono invecchiati malissimo

film anni novanta
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I film anni Novanta sono una fonte inesauribile di bei ricordi, nostalgia e spensieratezza. Per questo ancora oggi ci ricordiamo a memoria qualche battuta, abbiamo sulla playlist un paio di pezzi di una certa colonna sonora, o custodiamo ancora in un cassetto qualche cimelio comprato solo perché indossato da un certo personaggio. Film come Cruel Intentions, Robin Hood o Pensieri Pericolosi sono indelebili nella nostra memoria, ma se ci ricapitasse di vederli oggi, basterebbe quel velo di accorato sentimentalismo per farceli ancora apprezzare? Saremmo in grado di essere oggettivi e vederci qualche difetto?

Il fatto è che i tempi cambiano velocemente e il cinema di conseguenza si adatta agli usi e costumi del pubblico alla stessa velocità, quindi quello che poteva essere visto, detto, fatto o rappresentato trent’anni fa oggi rischia di essere invecchiato male (per essere gentili) se non proprio inaccettabile (per essere realisti).

Togliamo il velo di malinconia e guardiamo in faccia la realtà: alcuni film anni Novanta hanno dei difetti che oggi sono ingiustificabili. Questo non toglie loro il valore sentimentale che possono avere, ma in nome di un’evoluzione più inclusiva ed egualitaria della realtà, vanno anche giudicati per quello che sono.

Ecco quindi 10 film anni Novanta famosissimi che però ci hanno fatto dire, magari a malincuore:” Me lo ricordavo meglio”

1 Cruel Intentions

Cruel Intentions, film anni novanta
Cruel Intentions (640×360)

Sarah Michelle Gellar, Reese Witherspoon, Joshua Jackson, Selma Blair e Ryan Phillippe, a un film anni Novanta non si poteva chiedere di meglio. Chiunque avesse fra i quindici e i venticinque anni nel ’99 ha amato almeno uno di questi attori e con ogni probabilità ha anche visto e rivisto Cruel Intentions, imparando a memoria Bitter Sweet Symphony e ogni altra traccia contenuta in questa colonna sonora. Il film è stato amatissimo, ma ripensandoci adesso, a più di vent’anni dalla sua uscita, forse la trama non è invecchiata altrettanto bene. La storia gira intorno a una scommessa fra due fratellastri Sebastian e Kathryn. La posta in gioco è una ragazza, Annette, che sembra essere un esempio di virtù. Se lui non la conquista allora lei potrà prendersi la sua auto. Se vince lui, allora potrà avere oltre alla ragazza in questione anche la sorellastra. Già qui un mezzo sopracciglio lo si alza, considerando che il sesso non dovrebbe essere merce di scambio, soprattutto se all’insaputa di una delle parti in causa. Il sopracciglio diventa definitivamente irrecuperabile dopo alcune scene del film che in un certo senso promuovono quella che oggi definiremmo rape culture: lui si approfitta di lei dopo averla fatta bere, lei approfitta di lui facendo leva sul ricatto, lui e lei approfittano dell’altra semplicemente per divertimento. Insomma Cruel Intentions è un film che in molti hanno amato, ma che oggi forse non riscuoterebbe lo stesso successo. Anzi, forse riceverebbe molte più critiche che consensi.

2 Ace Ventura – L’Acchiappanimali

Ace Ventura- L’acchiappanimali (640×360)

La comicità di Jim Carrey è stata definitivamente consacrata da Ace Ventura, un personaggio grazie al quale sono stati girati ben due film negli anni Novanta e di cui in molti ricordano ancora a memoria diverse scene. Una di queste si propone oggi come piuttosto controversa e offensiva, nonostante nel ’94 costituisse un momento divertente. Ace Ventura è un detective capace di entrare in particolare sintonia con gli animali e per questo gli viene assegnato un caso riguardante la sparizione della mascotte dei Miami Dolphins, il delfino Fiocco di Neve. Il detective, oltre ad essere particolarmente brillante, ha delle maniere decisamente fuori dall’ordinario. Il che lo fa essere piuttosto divertente, la maggior parte delle volte, ma non tutte. Il suo essere così anticonvenzionale infatti non giustifica la scena incriminata in cui, avendo scoperto di essere stato baciato da una persona transessuale, mette in atto tutta una serie di atteggiamenti poco ortodossi: si lava ripetutamente i denti, piange sotto alla doccia mentre si lava con forza, addirittura vomita. Per fortuna, nel 2022 la transfobia non fa più ridere nessuno.

3 The Waterboy

The waterboy, film anni novanta
The Waterboy (640×360)

Adam Sandler ha vinto una cosa come 23 Razzie Award, quasi un record. Rimane però altrettanto vero che, in un certo modo, il pubblico lo premia, guardando e riguardando le commedie che lo vedono protagonista. Non saranno pellicole di grandi pretese, ma sono comunque capaci di regalare un paio d’ore di divertimento e leggerezza. Se questo è valido per quasi tutti i film che lo vedono protagonista, di sicuro l’eccezione è The Waterboy, perché diciamocelo, il bullismo contro la disabilità non fa ridere. Sandler interpreta Bobby Boucher, un trentunenne diversamente abile che scopre però di avere un gigantesco talento per i placcaggi. Da ragazzo che porta l’acqua ai giocatori di football diventerà quindi un atleta fondamentale per le vittorie della squadra. Il problema è che non si è di fronte al classico film sullo sport in cui l’outsider si prende una rivincita, ma viene portata sullo schermo una commedia che si suppone dovrebbe farci ridere di quelli che sono veri e propri atti di bullismo nei confronti del ragazzo. Semplicemente impresentabile.

4 In cerca di Amy

In cerca di Amy
In cerca di Amy (640×360)

Questo film negli anni Novanta poteva anche quasi passare per avanguardista, ma rivedendolo con gli occhi di oggi appare bigotto per non dire fuori luogo. La storia parla di un uomo (Holden) che si innamora di una donna omosessuale (Alyssa). Qui la trama comincia a prendere davvero una brutta piega, perché anziché rispettare la volontà di Alyssa e mettere da parte ogni sentimentalismo, Holden insiste nella tacita convinzione di poterla conquistare in ogni caso. Purtroppo ci riesce. Alyssa e Holden si mettono insieme, fino a quando lui non scopre che la ragazza in precedenza ha già avuto esperienze con uomini e inspiegabilmente da questo nasce un’accesissima discussione. Allo stesso tempo però, Holden sembra avere problemi anche con Banky, suo socio e amico da una vita, che manifesta una irrazionale gelosia nei confronti dell’amico e della sua ragazza. Il culmine del cattivo gusto viene raggiunto quando, messi tutti e tre uno di fronte all’altro, Holden prima costringe il suo amico a fare outing, poi propone una cosa a tre per risolvere la situazione. Non sarebbe appropriato neanche se fosse una parodia, figuriamoci in quello che vorrebbe considerarsi una commedia sentimentale.

5 Robin Hood, Principe dei ladri

Robin Hood il principe dei ladri
Robin Hood (640×360)

Se siete molto giovani conoscete Kevin Costner solo per le sue iconiche citazioni nei panni di John Dutton in Yellowstone e forse non ricorderete questa trasposizione cinematografica della celebre storia di Robin Hood. Per quanto il film sia un cult, rivedendolo oggi, forse qualche difetto salta agli occhi. In virtù del fatto che Robin Hood, Principe dei ladri è un film davvero iconico per il suo tempo, potremmo al limite passare oltre ai problemi di immedesimazione di Costner, che si scorda per tutto il film di essere un ottimo arciere inglese e mantiene il suo accento californiano. Si dice abbia studiato dizione per mesi pur di riuscire nella parte, ma lo scritturare un attore americano per interpretare un personaggio inglese, senza nemmeno mettere in scena una ricostruzione accurata, è un problema che non è passato inosservato e anzi, ha suscitato qualche polemica. Quello su cui però non si può soprassedere è il trattamento riservato ad Azeem che in questo film è rappresentato come un gigantesco insieme di luoghi comuni sul popolo arabo. Azeem ha un fortissimo accento straniero al limite del grottesco, ha la carnagione scura, parla continuamente di sacrificio, coraggio e religione ed è l’unico che se ne va girando per la foresta di Sherwood con una sciabola. Insomma una rappresentazione della cultura araba inutilmente forzata e stereotipata. Considerando che le origini del personaggio sono esplicitate fin da subito, quest’esagerazione di caratteristiche che nell’immaginario comune sono riconducibili al Medio Oriente, appare davvero superflua.

6 Kiss Me – She’s All That

Film Anni Novanta: She's All That
She’s All That (640×360)

Se abbiamo tutti in mente la classica scena della liceale che la sera del ballo scende le scale di casa a rallentatore, lasciando amici e parenti a bocca aperta, lo dobbiamo a Kiss Me, film anni Novanta per teenager. Ripensarci forse suscita in noi una certa tenerezza e ci riporta a una serata al cinema con gli amici, in cui abbiamo scelto questo titolo divertente e un po’ romantico, tirandoci i popcorn da una poltroncina all’altra. Belli gli anni Novanta, ma nel 2022 non è più accettabile pensare che una ragazza voglia completamente stravolgere il proprio aspetto e la propria personalità per piacere al ragazzo più popolare della scuola. Non è accettabile nemmeno pensare che lui sia così sicuro del fascino che esercita sulla ragazza in questione, da permettersi addirittura di scommetterci sopra. Poco importa se alla fine prevalgono i buoni sentimenti, è pur sempre un film per teenager quindi l’accettazione di se stessi e il dare importanza anche a ciò che c’è oltre all’aspetto esteriore andrebbero incoraggiati. Sempre. Il punire atteggiamenti misogini e prepotenti che in un certo senso tendono a oggettificare il corpo delle donne, dovrebbe essere la regola. Sempre.

7 In & Out

In & Out, Film anni novanta
In & Out (640×360)

Il film è una delle pochissime pellicole anni Novanta a parlare dei pregiudizi nei confronti dell’omosessualità in maniera esplicita, mostrando, in maniera anche abbastanza progressista, un bacio fra il protagonista Kevin Kline e il collega Tom Selleck. Per questo In & Out nel ’97 è sembrato un film particolarmente all’avanguardia e open minded, ma rivedendolo oggi bisogna ammettere che ci sono dei problemi. Per esempio il film non tiene conto della gigantesca differenza che c’è fra il fare coming out e fare outing, cercando di strappare al pubblico una risata, in un momento per niente comico. Per esempio il film non tiene conto che specificare il fatto che al professor Howard piacciano la poesia e Barbra Streisand non fa altro che alimentare un insensato luogo comune. E ancora il film non tiene conto, nella famosissima scena del test di virilità, che suggerire atteggiamenti come: bere, non prestare attenzione a ciò che si indossa, dire volgarità, non sono caratteristiche che davvero rendono un uomo più uomo, ma che anzi suggeriscono un immaginario di mascolinità a cui bisognerebbe fermamente opporsi. Insomma a ben vedere, identificare un uomo come omosessuale semplicemente perché è un bravo ballerino, è ordinato, ama stare seduto composto e vestirsi elegante non ha niente né di avanguardista né di open minded.

8 Pensieri Pericolosi

Pensieri Pericolosi, film anni novanta
Pensieri Pericolosi (640×360)

Se Kevin Costner è rimasto nell’immaginario comune di molti il volto di Robin Hood, Michelle Pfeiffer è una delle attrici simbolo degli anni Novanta. Certo è che in Pensieri Pericolosi il suo personaggio, rivisto con gli occhi di oggi, presenta più di qualche problema. Il film racconta di come un’ex marines decida di lasciare la carriera militare e darsi all’insegnamento. Finisce però in una scuola difficile, dove, neanche a dirlo, gli studenti sono quasi esclusivamente afroamericani o ispanici e quindi( il film lo dà per scontato) problematici. Se già questo non dovesse bastare per considerare Pensieri Pericolosi vagamente razzista, la trama gira intorno al fatto che invece quest’insegnante riesce a creare dei legami positivi con questi ragazzi, insegnando loro il valore della cultura attraverso quella che oggi chiameremmo sindrome del “White Savior”. Una professoressa illuminata e anticonformista che, a suon di Bob Dylan, mosse di karate e altre piccole ricompense, cerca (con modalità che a volte appaiono ingenue) di stare al fianco di questi ragazzi, che lei stessa aveva inizialmente definito “rifiuti umani”. La storia raccontata è effettivamente reale, ma il film è quasi ridondante nella sua continua proposta di stereotipi e cliché. Oltretutto, se il messaggio voleva essere quello di non dare per persi dei ragazzi provenienti da contesti difficili, regalare loro delle personalità e delle vicende così prevedibili li appiattisce, facendo perdere completamente il senso del film. Forse chi era adolescente negli anni Novanta ancora canticchia Gangsta’s Paradise quando lo vede, ma con gli occhi di oggi Pensieri Pericolosi è davvero una pellicola trascurabile, soprattutto all’interno di quel fortunato filone di film ambientati nel contesto scolastico di cui L’attimo fuggente è forse l’emblema.

9 Mai Stata Baciata

Mai stata baciata - Film Anni Novanta
Mai stata baciata (640×360)

Se il liceo di Pensieri Pericolosi assomiglia a una colonia penale, neanche quello frequentato dalla povera Josie Geller in Mai Stata Baciata è propriamente il paradiso. Drew Barrymore è deliziosa nei panni di Josie “Buzzicozza” la fortunata giornalista che avrà la possibilità di tornare in incognito al liceo, per prendersi una piccola rivincita su quegli anni infelici e traumatici. Il film è carino, divertente, mai esagerato né volgare, anche romantico in certi momenti. Però la trama di fondo presenta di problemi. Negli anni Novanta poteva capitare che l’intero film si sviluppasse a partire da delle premesse non propriamente ineccepibili, è capitato in Cruel Intentions e capita anche in Mai Stata Baciata. Certo, Josie ( e non è ben chiaro perché, ma anche suo fratello Rob), hanno la possibilità di rivivere gli anni del liceo, mentendo a tutti sulla loro vera età, ma questo non toglie che uno dei professori si invaghisca di una studentessa che per quanto ne sa, ha davvero 17 anni. Allo stesso tempo, anche Rob rivive i suoi anni di gloria da adolescente, ma le ragazze a cui chiede di uscire sono comunque delle liceali e potrebbe non essere davvero appropriato. Il fatto è che tutti sembrano non accorgersene, anzi, il film gioca proprio sulla speranza che alla fine fra Josie e il Professor Coulson nasca qualcosa, quando riguardandolo oggi, riusciamo solo a nutrire la segreta speranza che il professore venga almeno sollevato dall’incarico.

10 Cercasi tribù disperatamente

Cercasi tribù disperatamente, Film anni novanta
Cercasi tribù disperatamente (640×360)

Richard Dreyfuss è il protagonista di questo film anni Novanta che, pur spacciandosi per una commedia divertente e d’intrattenimento per tutta la famiglia, presenta una trama e una realizzazione che definire invecchiata male è un eufemismo. L’intento poteva anche essere buono, ma la messa in scena andrebbe seriamente ripensata, perché alcuni passaggi oggi risultano razzisti e nemmeno in maniera poi così sottile. Cercasi tribù disperatamente è la storia di un antropologo che viene sovvenzionato dall’università per cui lavora al fine di studiare un’antica tribù in Nuova Guinea. Il Professor Krippendorf però non solo non è mai partito, ma ha anche speso tutti i fondi che gli erano stati concessi per crescere i suoi figli, dopo essere rimasto vedovo. Il problema, per chi oggi si ritrova a guardare questo film, arriva nel momento in cui il professore è costretto a costruire delle prove finte, per cercare di dimostrare ai suoi illustri colleghi le sue scoperte mai avvenute. Qui il film diventa piuttosto imbarazzante: l’unica tribù di cui il professore dispone è la sua famiglia e l’unica giungla possibile è il suo cortile di casa. Tutti i luoghi comuni sulle popolazioni indigene, che vengono mostrate come arretrate e selvagge, vengono portati in scena in un insieme di stereotipi e banalità che hanno dell’incredibile, come è incredibile assistere a una scena in cui ancora viene fatto uso della black face. Quando si pensa di aver toccato il fondo però, ci si rende conto che tutto questo avrebbe dovuto essere divertente e quindi si realizza anche la supponenza con cui è stato pensato l’intero film.