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10 Film che fanno sia ridere che piangere

Film che fanno sia ridere che piangere
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Non sappiamo quanto siamo pronti a parlarne. E’ successo tutto troppo in fretta. Stavamo ridendo. Eravamo leggeri, con un’espressione tranquilla. E poi, a un certo punto, abbiamo cominciato ad alternare singhiozzi e risate. Benvenuti nel magico mondo dei film che fanno sia ridere che piangere, amici. Non vi promettiamo che sarà facile gestire il tornado di emozioni che si paleseranno una dopo l’altra, ma vi assicuriamo che non ve lo dimenticherete. Perché questi film che fanno sia ridere che piangere condividono l’aspetto più comune della vita: a volte ci si dispera, altre volte si gioisce. Si fa su e giù. A volte siamo nel punto più alto del nostro umore e a volte ci sentiamo nel punto più basso.

Lo abbiamo visto più volte. E’ successo anche con film inaspettati. Lo ricordiamo ancora, no? La nostra prima volta davanti a Io e Marley. La storia di una famiglia e di un cane disobbediente, e poi alla fine la tristezza. O quando siamo andati al cinema a vedere E’ Stata la Mano di Dio, e ci siamo ritrovati a ridere per la prima metà del film e poi a singhiozzare nella seconda metà, quasi come se fossero due film diversi, diceva qualcuno. E invece no. Il film era lo stesso, ma ripercorreva la storia di un ragazzino, di una famiglia che, dalle risate, è presto passata al dramma. Alle conseguenze di una perdita che ha portato via con sé ogni frammento di leggerezza. E quesi due esempi, amici, sono solo l’inizio.

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1) Mine Vaganti – Ferzan Özpetek, uno dei film che fanno sia ridere che piangere tutto italiano

Uno dei grandi gioielli di Ferzan Özpetek è e resterà per sempre Mine Vaganti, la pellicola senza tempo che ci ha portato tra le strade di un Salento in cui abbiamo riso e pianto con la stessa intensità. La storia di una famiglia come tante, legata dalla tradizione di un’azienda che incombe sui figli come un ostacolo alla propria ambizione. Vogliono fare altro. Essere altro. Ma quegli stessi corpi che li hanno messi al mondo, respingono ogni qualsiasi forma di libertà che vada oltre le loro ambizioni. E così Mine Vaganti ci trasporta nelle strade di un Salento contraddittorio, malinconico. Un Salento che crea un equilibrio tra tutte le cose che fanno parte dell’esistenza, fornendoci una commedia di equivoci che ci alleggerisce al momento opportuno, e che poi ci lascia andare a un pianto liberatorio.

Indimenticabile il momento in cui Tommaso riceve la visita del fidanzato e dei suoi amici, obbligati a nascondere la verità riguardo alla loro vita personale. Cercando di non far trapelare niente, i ragazzi si lasciano andare a un istinto che li porta a tradirsi, dimenticando del tutto il piano originario. Occhi dolci al cognato di Tommaso, battute iconiche e una danza al mare che non scorderemo per i prossimi trent’anni: Mine Vaganti ci ha dato tutto in quelle scene, tirando fuori quel lato comico tutto italiano che ci fa ribaltare dalla sedia. Ma, come in ogni cosa, il sorriso ha poi fatto spazio ad altro, lasciandoci dentro una sensazione di impotenza.

Quel finale era già stato anticipato da diversi indizi. Da quella donna che, al tramonto della vita, fa il bilancio delle cose. Di cosa conti e di cosa non conti. Cosa è importante tenersi stretto e cosa invece è meglio lasciare andare. E in mezzo a quel caos in cui tutti provano a dire la cosa secondo loro più giusta, la nonna restava in silenzio chiedendosi in quale momento la sua famiglia fosse diventata così deludente. Così piccola, mediocre da voler dettare le leggi e la natura di chi ha messo al mondo. Mine Vaganti, tra i film che fanno sia ridere che piangere, è uno di quelli a cui non dovreste e potreste mai rinunciare. Una perla tutta italiana che ci ricorda che cosa siamo e che cosa vogliamo essere. Tra una risata e un profondo attimo di commozione.

2) E’ Stata la Mano di Dio – Paolo Sorrentino

E’ Stata la Mano di Dio è un film malinconico. Liberamente ispirata alla vita del suo stesso regista Paolo Sorrentino, la pellicola prende spunti dall’autenticità della vita, mettendo in fila una serie di momenti vicini a chiunque la guardi. La prima parte del film è infatti dedicata alla normalità di una famiglia unita, ma non perfetta. Una famiglia in cui ci si riunisce e si fanno i conti con i parenti più singolari, con quella zia che da piccolo sembra avere una vita inafferrabile. Si fanno i conti con le risate e gli scherni di una divertente domenica passata in barca. Le poltrone della sale cinematografiche, durante la prima parte della pellicola, erano in perenne movimento. Mosse da quell’oscillazione che le risate ci provocano.

Eravamo quasi sorpresi dal modo con cui si potesse ridere in un film di Sorrentino. Il regista ha sempre saputo parlare con una forte penna ironica di altissimo livello, ma non avevamo previsto qualcosa del genere, soprattutto considerando le premesse del film. E infatti avevamo ragione. Con l’inizio del secondo tempo non ci sarebbe stato più niente da ridere. Il dolore. Il lutto. Lo smarrimento. Una vita da ridefinire, cercando di diventare grandi senza le parole, i rumori e i fastidi di nessuno dei due genitori. Il sogno del cinema, lì, in lontananza, faceva credere a Fabietto di avere ancora una possibilità. Di poter essere ancora – se non felice – almeno non solo. La macchina da presa avrebbe potuto fargli compagnia in futuro, quando il ricordo dei traumi e l’assenza dei genitori avrebbero tuonato troppo forte.

Ricordiamo ancora il modo con cui i nostri muscoli facciali, dopo la prima parte, si calmarono da un momento all’altro. Senza preavviso. Con il solo fischio, l’ultimo, dei genitori di Fabietto. L’impotenza nel comprendere che uno che gli aspetti più terribili della vita – come dice la pellicola Vita di Pi – è non avere il modo e il tempo per poter dire addio. E così restiamo lì, sospesi e impotenti di fronte alle cose che vanno via senza preavviso, chiedendoci che cosa avremmo detto se avessimo potuto pronunciare delle ultime parole. Quel saluto che non sarà mai abbastanza, ma che ci concede almeno un ultimo sguardo. Candidata agli Oscar 2022, E’ Stata la Mano di Dio è uno dei film che fanno sia ridere che piangere con la stessa intensità. Con lo stesso senso di leggerezza. Con lo stesso senso di impotenza e disperazione.

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