2) Flaminia racconta la riscoperta dei veri valori oltre le apparenze
Scritto da Michela Giraud, una delle pupille di Comedy Central, Flaminia (qui la recensione) è stato per lei il primo debutto in regia sul grande schermo. Tratto dal suo romanzo autobiografico intitolato Tea, la storia parla del rapporto di Flaminia e la sorellastra Ludovica che vive in un istituto per via del suo autismo. Quando però prima del matrimonio di Flaminia, Ludovica è costretta a tornare a casa loro per via di un incidente nell’istituto, la tensione tra tutti i protagonisti cresce sempre di più.
Flaminia infatti è la classica ragazza di Roma Nord! Ossessionata dalla ricchezza, dai bei vestiti, dalla perfetta forma fisica e da tutto ciò che quella società fittizia impone. Vittima per lo più degli obblighi imposti dalla madre e dalle sue tre ipocrite amiche ricche di famiglia, non potrà che venire travolta in negativo dall’avvento della sorellastra. Non perderà tempo infatti a trattarla con sufficienza, urlandole spesso contro e rivolgendole insulti per aver rovinato il suo matrimonio! Evento da cui sarebbe conseguita la loro scalata sociale mediante la benestante famiglia del suo fidanzato.
Tuttavia sarà proprio attraverso Ludovica e la sua buffa comicità innata che Flaminia riscoprirà le sue origini
Proprio quelle che la portavano a nuotare ad Ostia prima di mangiare un piatto di spaghetti alle vongole o ad innamorarsi del ragazzo di quartiere. E per seguire le orme degli arrampicatori sociali dei genitori, interpretati dai notevoli Antonello Fassari e Lucrezia Lante della Rovere, aveva infatti rinnegato la sua natura più verace. Il debutto invece di Rita Abela nei panni di Ludovica ha davvero stupito la critica e il pubblico! Considerando inoltre la difficoltà nel mettere in scena alcuni degli aspetti tipici dello spettro autistico.
E tra la sua tenera attitudine e quella spumeggiante di Flaminia, non possiamo che cavalcare l’onda di uno tra i film comedy più visti oggi in piattaforma! Non mettendo in secondo piano i momenti più intensi e profondi. Seppur infine, non fosse la pellicola migliore degli ultimi mesi, tuttavia è stata ben accolta! Tanto che Anche Lorenzo Ciofani del Cinematografo riscontra che Giraud trasmette “la necessità di raccontarsi al di là delle maschere“! Mentre sulla regia aggiunge che la Giraud ha avuto “qualche intuizione non originale ma ben impiantata“. Non serve essere infatti necessariamente rivoluzionari quando viene trattato un racconto veritiero e pregno di sentimento. Per rendere un film appassionante basta qualche sguardo ben calibrato, la parola giusta al momento giusto e dei puntuali strumenti per comunicare i messaggi più scottanti.