3) Sátántangó (1994)

Se pensi che un film di tre ore sia lungo, Sátántangó ti farà rivalutare il concetto di durata. Con i suoi 7 ore e 19 minuti, questa opera monumentale di Béla Tarr è un’esperienza cinematografica unica. Girato in un austero bianco e nero, il film è tratto dal romanzo omonimo di László Krasznahorkai e si svolge in un villaggio ungherese in rovina dopo il crollo di una fattoria collettiva. La narrazione segue l’arrivo di Irimiás, un uomo creduto morto, che manipola gli abitanti del villaggio con promesse di un futuro migliore, mentre in realtà serve come informatore della polizia.
La struttura del film è ispirata al tango, con dodici capitoli che avanzano e retrocedono nel tempo, riflettendo la danza avanti e indietro. Tarr utilizza lunghi piani sequenza, alcuni dei quali durano oltre dieci minuti, per immergere lo spettatore nella desolazione e nel ritmo lento della vita del villaggio. La scena iniziale, che segue un gruppo di mucche per quasi nove minuti, stabilisce immediatamente il tono meditativo del film. Sátántangó non è un film da guardare alla leggera. Richiede pazienza e attenzione, ma offre in cambio una riflessione profonda sulla disillusione, la manipolazione e la condizione umana. È un’esperienza che, una volta vissuta, difficilmente si dimentica, ma che pochi avranno il coraggio di affrontare una seconda volta.
4) Una tomba per le lucciole (1988)

Se ti dicessi che uno dei film commoventi più devastanti di sempre è un cartone animato, ci crederesti? Una tomba per le lucciole di Isao Takahata, prodotto dallo Studio Ghibli, è la prova che l’animazione giapponese non è affatto roba solo per bambini. Anzi, è probabilmente il film che più ti distrugge l’anima senza nemmeno darti il tempo di capire cosa ti stia succedendo. E la cosa peggiore è che lo fa con delicatezza, come un coltello affilato immerso in zucchero. La storia segue due fratelli, Seita e Setsuko, che durante la Seconda Guerra Mondiale si ritrovano soli e abbandonati, costretti a sopravvivere tra le rovine del Giappone bombardato.
Ma non aspettarti una favola a lieto fine: qui si parla di fame vera, indifferenza umana e un senso di impotenza che ti attanaglia per tutta la durata del film. È una pellicola bellissima, poetica, piena di immagini visivamente meravigliose, ma ti assicuro che quando arrivano gli ultimi quindici minuti, smetti proprio di respirare. È uno di quei film commoventi che si guardano una volta nella vita, e poi si conservano nel cuore come un ricordo doloroso ma prezioso. La scena delle caramelle nella scatola di latta? Ti rimane addosso per giorni. E non importa quanto tu ti dica che è “solo animazione”: qui si parla di emozioni vere, crude, senza filtri. Consigliarlo agli altri? Sempre. Riguardarlo? Solo se sei masochista. O se vuoi distruggere emotivamente qualcuno. Ma davvero, una volta basta. E pure troppo (qui trovi gli 8 finali più commoventi nella storia dei film Disney).