3) I Tenenbaum – Wes Anderson, un film da vedere su Disney+
Tutti i ricordi dei giovani Tenenbaum sono stati cancellati da due decadi di tradimento, fallimento e disastro.
I Tenenbaum
Wes Anderson ( di cui abbiamo parlato anche qui) è sempre stato per me un regista incompreso. Un regista che, nonostante non sia l’ultima ruota del carro, viene trattato come tale. O si considera perfino da sé come tale. Budget ridotti e plausi che non arrivano quasi mai decisi. Insomma, uno che – nonostante sia oramai consolidato – deve sempre dimostrare qualcosa. C’è chi nutre ancora dei dubbi riguardo al suo cinema, ma forse perché non è mai venuto a contatto con una delle sue opere più grandi: I Tenenbaum. Distribuita nel 2001, è questa la pellicola migliore con cui conoscere la sua arte. Dopo di che, sarà semplice capire anche il resto delle sue pellicole. Senza questa, mancherà sempre un tassello fondamentale. Il pezzo del puzzle decisivo che ti fa capire l’immagine che sta venendo fuori attraverso gli altri tasselli.
E’ la lente d’ingrandimento che mette in risalto tutte le sue abilità, come la delicatezza e la nostalgia. I Tenenbaum sono d’altronde una famiglia nostalgica ma apparentemente distaccata da tutto. Degli scappati di casa che campano di ricordi e forse anche qualche rimpianto. Che scelgono di prendere le decisioni soltanto in base alla facilità, e non alla necessità. Una famiglia imperfetta che, in questo film, diventa perfetta. Il ritratto di tutte le famiglie, che sembra tenere bene a mente quel che diceva quel genio di Tolstoj: Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. E I Tenenbaum sono infelici a modo proprio. Lo sono anche mentre fanno alcune delle cose più semplici, come scendere da un autobus, o le più complicate, come riprendere i rapporti con un padre che non c’è mai stato.
Fin dalla primissima visione, ho capito che I Tenenbaum sarebbe stato uno dei film più importanti della mia vita. Ma soprattutto, uno dei film più realistici, seppur mandato avanti attraverso espedienti folli. Perché nonostante questi, Wes Anderson affronta qui uno degli argomenti più spigolosi di sempre. Un argomento che ci ha reso sempre uguali, e che riguarda la complessità dell’istituzione familiare. Un terreno fertile su cui possono crescere alcuni dei nostri più feroci traumi, disgrazie, ma anche glorie. Possiamo ringraziarlo o maledirlo, e il tutto con la stessa intensità. Quest’opera mi è apparsa quasi come un saggio socio-culturale che fa a meno di sentenze o statistiche. Un ritratto emotivo che però fa a meno del melodramma, per dare solo ai personaggi la possibilità di comportarsi come meglio credono. Hanno un unico compito: essere una famiglia. E mai compito fu più difficile di questo.
4) Aftersun – Charlotte Wells, un film da vedere che fa delle piccole cose ogni cosa
Credo sia bello che condividiamo lo stesso cielo
Aftersun
Facciamo così: togliamo qualsiasi forma di maschera. Voi capite me e io capisco voi. Io il tema di Aftersun non avrei voluto affrontarlo. Me lo sarei voluta tenere dentro per non parlare troppo di una cosa che in questo momento mi sta riducendo in pappa il cervello. Un tema delicato su cui avrei voluto sorvolare, almeno per adesso. Ma il cinema non ti permette di sorvolare sulle cose che non vuoi affrontare. Ti ci mette a spalle al muro.
E’ una delle sue croci e delizie, e così io non posso sorvolare su Aftersun. Perché se non ci fosse, questa lista sarebbe una bugia. Perché la prima opera di Charlotte Wells per me è stata davvero amore a prima vista, e non posso far finta di niente soltanto per non affrontare l’argomento. Anche se è complicato. Lo avevo detto della recensione (che trovate qui) e lo riconfermo adesso, a un anno e mezzo di distanza.
Soltanto che in quel momento, i miei erano degli occhi lontani da quella possibilità con cui la protagonista si trova ad avere a che fare. E adesso che qualcosa comincio a capirla, è complicato per me partecipare all’ultimo ballo tra una figlia e un padre. Perché non sapevano che fosse l’ultimo, e questa è una delle disgrazie più invalidanti che siano mai toccate al mio cervello. Io penso sempre che ogni cosa, potenzialmente, possa essere l’ultima. E qui questa paura si concretizza, divorando la leggerezza di una vacanza estiva che porta con sé lo strascico di un timore che diventa realtà. Una condizione talmente insopportabile che ho il magone anche solo a trascriverla qui adesso.
Vorrei parlare delle parti più tecniche, così da razionalizzare questo film da vedere. Dirvi che ha una colonna sonora straordinaria e delle interpretazioni sublimi. Che la fotografia taglia in due le emozioni dei protagonisti. O dirvi che la struttura narrativa è perfetta. Ma vi priverei dell’anima di questa pellicola. Un’anima pura, attaccata alle cose quotidiane della vita: una vacanza in famiglia, una serata karoke, e la perdita di qualcuno. Cose che rendono l’esistenza umana esattamente ciò che conosciamo: un po’ una disgrazia e un po’ una meraviglia. Aftersun non ne fa a meno, parlando di qualcosa che affonda le proprie radici nella realtà. Per me, i veri film horror, sono questi. I film che raccontano cose che accadono a tutti. In cui puoi rispecchiarti o vedere la tua paura. Altro che The Conjuring. Ma sono anche quelli che prediligo, da buona auto-sabotatrice.
E Aftersun è stato fin da subito, per me, amore e disgrazia a prima vista. Una pellicola che sapevo sarebbe presto diventata importantissima per me, e che adesso, purtroppo, è diventata anche qualcosa di cui non mi sento più solo spettatrice. Qualcosa di cui ho paura di diventar protagonista. Ma questa è un’altra storia.